Pier Paolo Pasolini and Antonio Gramsci: on the one hand the Friulian poet, the novelist of the subaltern, the filmmaker of the sacred against religion, the political polemicist of neo-capitalism, and on the other the communist leader, founder of the PCI condemned by the fascist regime to slow death in a prison, one of the major Marxist theorists of the twentieth century. Pasolini and Gramsci form a symbiosis in the imagination, with this iconic figure of the author of the Lutheran Letters communing in the Protestant cemetery of Rome in front of Gramsci’s tomb in the early 1970s. Pasolini said it more than once, the reading the Letters from Prison in 1947-1948 was a revelation for him. Gramsci became for Pasolini a Christ figure of our time, merging with his own brother, Guido, the anti-Nazi partisan, as well as the model of the intellectual as ‘‘the mediating point between the classes’’, the ‘‘organic intellectual’’. However, the study of Pasolini’s real relationship with Gramsci reveals that this relationship is double, a ‘‘disturbing strangeness’’, ambivalent: ‘‘I feel what was your wrong (...) and at the same time how right you were’’. A deep symbolic inspiration but also a progressive distance in Pasolini’s trajectory, which does not exclude recurrences and resurgences in this eternal and protean return of Gramsci, nor the dramatic shifts in Pasolinian discourse itself. There remains in the matrix of this relationship the figure of the ‘‘humble brother’’ separating Gramsci from ‘‘our fathers’’ whom Pasolini rejects, a brother whom he praises in a loving way, not without fusional identification, in The Ashes of Gramsci.Gramsci in Pasolini: l’arte di amare dall’altra parte del prisma cinematografico

Pier Paolo Pasolini e Antonio Gramsci, il poeta friulano, il romanziere dei subalterni, il cineasta del sacro contro la religione, il polemista politico del neocapitalismo e il dirigente communista, fondatore del PCI che il regime fascista condannò a morte lenta in prigione, uno dei massimi teorici marxisti del xx secolo. Insieme, nell’immaginario formano una specie di simbiosi, con la figura iconica dell’autore delle Lettre luterane al cimitero acattolico di Roma in comunione davanti alla tomba di Gramsci all’inizio degli anni Settanta. Pasolini l’ha detto più di una volta, la lettura delle Lettere dal carcere nel 1947-1948 fu per lui una rivelazione. Gramsci divenne un modello cristologico del nostro tempo, confondendosi con suo fratello Guido, partigiano antinazista. Modello anche dell’intellettuale come mediatore di classe, ‘‘intellettuale organico’’. Eppure lo studio del vero rapporto di Pasolini con Gramsci rivela che si tratta di un rapporto duplice, di una ‘‘inquietante stranezza’’, ambivalente : ‘‘Sento quale fu il tuo torto (...) e allo stesso tempo quanto hai avuto ragione’’. Al tempo stesso un’ispirazione simbolica profonda, ma anche un allontanamento progressivo nel percorso pasoliniano che non esclude le ricorrenze, risorgenze, eterni e proteiformi ritorni di Gramsci e delle rotture nel discorso. Nella matrice di questo rapporto resta questo ‘‘umile fratello’’ che lo separa dai ‘‘nostri padri’’ che egli rinnega, fratello che loda in modo amoroso non senza identificazione fusionale nelle Ceneri di Gramsci.