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L’Artemision rupestre di Scala Greca a Siracusa: alcune note sui frammenti coroplastici conservati

Beatrice Risposi

Abstracts

The paper presents the most significant of the terracotta fragments from the rocky sanctuary of Scala Greca, at the northern end of the Syracusan plateau, now exhibited at the ‘Paolo Orsi’ Regional Archeological Museum. Their study has made it possible to develop a typology of the best represented iconographic type, that of “Artemide Sicula”. It is likely that Artemis was venerated there with the epiclesis of Agrotera, though chthonic connotations of the cult are not to be excluded.

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Full text

1. Il contesto di Scala Greca

  • 1 Si desidera ringraziare il Direttore del “Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Vi (...)
  • 2 Per la topografia storica di Scala Greca si vedano Cavallari, Holm 1883; Orsi 1893; Gentili 1956; D (...)
  • 3 Orsi 1893, 168175.
  • 4 Per la cronologia dell’Hexapylon si vedano Drogëmüller 1969, 101; Mertens 2002, 247.
  • 5 Orsi 1893; Drogëmuller 1969, 100103; Mertens 2012, 1920; Agnello 2019, 13.
  • 6 Orsi 1897, 493504; Voza 1976–1977, 551586; 1980–1981, 674–693; Nenci, Vallet 2005, 199.

1Negli anni 1895 e 1900 l’archeologo Paolo Orsi condusse due campagne di scavo per indagare tre grotte naturali aperte lungo il costone roccioso di Scala Greca.1 Queste si trovano al di fuori del circuito murario dionigiano, sul versante settentrionale del plateau calcareo dell’Epipole, oggi affaccianti sulla strada di connessione con Catania, la SS Siracusa-Priolo. Il luogo doveva rappresentare uno snodo viario cruciale già in antico,2 come testimoniato dai resti dell’eponima strada carraia menzionati da Orsi.3 L’archeologo mise in comunicazione tale elemento di viabilità al sistema difensivo dionigiano e alle sue porte,4 le quali costituivano i varchi principali del cosiddetto Hexapylo.5 Tra la linea ferroviaria e il mare, non lontano dall’area indagata da Orsi, sono poi documentate evidenze necropolari6.

2. Il santuario: strutture e contesti deposizionali

  • 7 Denominata da Orsi “grotta 1” nel taccuino no. 44 (Orsi 1900b).
  • 8 Orsi 1900b, 3132.
  • 9 Orsi si riferisce alla grotta con le seguenti espressioni: grotta Bnel taccuino no. 29 (Orsi 189 (...)

2Delle tre grotte indagate, la prima,7 aperta sul fianco sinistro del costone roccioso, non restituì alcuna traccia di culto di epoca classica.8 Gli scavi Orsi misero invece in evidenza una destinazione cultuale di epoca tardo-classica per le due grotte immediatamente adiacenti, fisicamente separate da una sottile lingua di roccia: in particolare, quella più a Sud delle due fu identificata come un Artemision9 (fig. 1).

Fig. 1. Planimetria del santuario. Nella grotta dell’Artemision sono indicate la fossa nello “Strato C” (A) e la nicchia all’interno della parete Nord (B)

Fig. 1. Planimetria del santuario. Nella grotta dell’Artemision sono indicate la fossa nello “Strato C” (A) e la nicchia all’interno della parete Nord (B)

Da Orsi 1900a. Elaborazione grafica dell’Autore

  • 10 Orsi 1900b, 67, 71.
  • 11 Orsi 1900b, 49.
  • 12 Orsi 1900b, 57, 6263.
  • 13 Orsi 1895, 3032.
  • 14 Orsi 1900b, 51, 56.
  • 15 Orsi 1900, 360.
  • 16 Orsi 1900b, 3638; Parisi 2017, 170.

3Davanti all’ingresso delle due grotte l’archeologo rinvenne un indefinito numero di terrecotte frammentate e frammiste a cenere, insieme a frammenti ceramici e a un frammento calcareo di mano muliebre con colomba sul petto.10 In questo grande cono di deiezione di formazione naturale, esteso per circa 15 m e secato dalla moderna strada provinciale, Orsi rinvenne il maggior numero di terrecotte votive e materiale ceramico, in giacitura secondaria: si ricordano, in particolare, una dozzina di testine integre,11 parecchi frammenti di mano muliebre con testa leonina, di pardo o cervide12 e una statuetta di Demetra con fiaccola e porcellino.13 Ulteriori frammenti di terrecotte votive, ceramica e stucco14 furono rinvenuti lungo il lato sinistro della bocca dell’Artemision, in corrispondenza di un’ara rettangolare identificabile come secondo contesto deposizionale di terrecotte votive. Sul lato opposto della bocca della grotta, Orsi rintracciò un ampio banco rettangolare sormontato centralmente da una banchina e alcune sedute singole, tutte ricavate nella roccia e stuccate di rosso. L’interno dell’Artemision invece presentava, lungo la parete Nord, una nicchia quadrangolare per l’incasso di un pinax. Al di sotto di tale nicchia, nel piano di calpestio di epoca classica, denominato da Orsi “strato C” e individuato a una profondità di 0,80 m, era ricavata una fossa circolare di circa 2 m di diametro. Le pareti della fossa erano arse e vi si rinvennero ossi combusti e carboni.15 Lo “strato C” costituisce il terzo contesto di deposizione secondaria di terrecotte votive: all’interno di lenti nerastre dell’estensione massima di 1mq, furono ritrovate testine e frammenti di mani, piedi e animali, recanti tracce di ingobbio latteo e di combustion.16

3. Revisione del materiale coroplastico conservato

  • 17 Nella pubblicazione del 1900 Orsi non presentò i votivi fittili rinvenuti distinguendo i vari conte (...)
  • 18 Orsi 1900, 376377.
  • 19 Nell’ambito del presente studio sono stati considerati unicamente i reperti esposti.
  • 20 Il rialzamento all’età dionigiana di alcune serie monetali precedentemente ricondotte in modo erron (...)

4Nonostante la documentazione di Paolo Orsi sia fondamentale per l’inquadramento generale del sito, non risulta sufficiente per una ricostruzione della prassi rituale del santuario. Non è infatti possibile mettere a sistema i fittili ritrovati17 con le altre classi di materiale, specialmente ceramico ma anche numismatico, vitreo e architettonico,18 totalmente perduto o versante in uno stato di conservazione troppo frammentario per essere studiato. Tuttavia, lo studio autoptico delle terrecotte votive conservate19 contribuisce a definire, seppur parzialmente, il profilo della divinità venerata e il periodo di frequentazione sacra dell’area. In particolare, i frammenti attribuibili al tipo iconografico della cd. Artemide Sicula indirizzano a riconoscere una destinazione santuariale delle due grotte a partire dalla fase di riorganizzazione dionigiana della pentapoli siracusana e della sua chora, tra la fine del V e la metà del IV secolo a.C.20

  • 21 La maggioranza dei frammenti è stata pubblicata da Orsi (1900a, 353387). Per un’analisi approfondi (...)
  • 22 Muller 1997, 449450.
  • 23 Non sono qui presentati i frammenti non riconducibili ad alcun gruppo e tipo per eccessiva framment (...)

5Lo studio dei reperti coroplastici conservati nella vetrina 225 del settore B del Museo ‘Paolo Orsi’ di Siracusa, non integralmente editi,21 è stata condotta seguendo un criterio di suddivisione per tipi iconografici.22 Su un totale di 41 esemplari esposti, il tipo iconografico della cd. Artemide Sicula è rappresentato da 33 frammenti23 e risulta il meglio attestato quantitativamente. Il tipo ritrae una figura femminile con capigliatura a krobylos, vestita di chitoniskos, mantellina, spesso identificabile come leonté, ed endromides da caccia, accompagnata da animali selvatici come canidi, cervidi, felini, capridi, lepri e da attributi come la fiaccola, l’arco, la lancia, l’ascia. Accanto a esso è documentato il tipo iconografico delle suonatrici tramite tre frammenti di flautiste e uno di timpanista. Si hanno infine una testina femminile con copricapo, una testina di tanagrina, una testina femminile con alto kalathos e una testina maschile.

4. Il tipo iconografico della cd. Artemide Sicula

6Tra le rappresentazioni della cd. Artemide Sicula presenti nel campione di materiali analizzato è stato distinto un primo gruppo (A) in cui i frammenti si caratterizzano per la postura stante della dea, che regge uno strumento di caccia tenuto disteso lungo un fianco, preferibilmente sinistro, mentre accarezza la testa di un animale presente sul fianco opposto. All’interno di questo gruppo sono stati isolati otto diversi tipi, diversificati dalla presenza della fiaccola o dell’arco e dall’animale che accompagna la dea. Un secondo gruppo (B), costituito da due tipi differenti, presenta invece la dea cacciatrice seduta su un rialzo roccioso, nell’atto di innalzare la mano sinistra alla fronte.

7L'analisi condotta ha permesso di evidenziare la notevole articolazione legata alla produzione di questo tipo iconografico a Siracusa, ben testimoniata da un campione ristretto come quello considerato in questa sede. Se la ricostruzione di alcuni tipi è resa possibile da confronti provenienti dall'area di Gela, la maggioranza dei tipi individuati è verosimilmente di specifica produzione siracusana e trova confronti con i contesti del santuario di Demetra e Kore di Piazza della Vittoria, nel quartiere di Akradina, e della stipe di c.da Santuzza, nel territorio di Belvedere. Almeno in tre casi, infine, in ragione di una maggiore elaborazione stilistica e della tendenza all'allargamento della figura nello spazio, si può ipotizzare che i tipi A.V, B.I e B.II derivino da prototipi più tardi, realizzati in area siracusana verso la metà del IV secolo a.C.

  • 24 Cottonaro 2012a, 109, nota 150.
  • 25 Inv. 6479. Il pezzo risulta edito in Cottonaro 2012b, 3, fig. 2.
  • 26 Senza inv., inedita. Per i due frammenti editi si veda Orsi 1900a, 372, fig. 17, nos. 4–5.
  • 27 Senza inv., settore B, vetrina 224. Per il contesto di Belvedere si veda Orsi 1915, 192193.

8Volendo ora procedere all’analisi, all’interno del gruppo A, un primo tipo identificabile (A.I) è ricostruibile grazie all’attestazione di una statuetta pressoché integra, di provenienza ignota.24 Essa raffigura la dea Artemide frontale e stante sulla gamba destra, con la gamba sinistra leggermente scostata in avanti e col ginocchio piegato. Il braccio destro è tenuto parallelo al corpo mentre l’avambraccio si apre lateralmente verso l’esterno e termina con mano vista di profilo, a carezzare il felino. Il braccio sinistro invece, sempre aderente al corpo, è leggermente piegato all’altezza del gomito, a sostenere una fiaccola a fascio, trattenuta con la mano e poggiata lungo il fianco.25 Il tipo è documentato a Scala Greca da tre terrecotte frammentarie, di cui una inedita.26 Queste conservano la mano destra con felino e trovano confronti con due frammenti inediti dalla stipe di Belvedere27 (fig. 2).

Fig. 2. Tipo A.I: frammento da Scala Greca a sinistra e dalla stipe di Belvedere a destra

Fig. 2. Tipo A.I: frammento da Scala Greca a sinistra e dalla stipe di Belvedere a destra

Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”

  • 28 Senza inv., Orsi 1900a, 374, fig. 19, no. 6; Cottonaro 2012b, 3, fig. 3 (da Orsi 1900).
  • 29 Pugliese Carratelli 1996, 747, 378/VI.

9Simile al tipo precedente è il tipo A.II, testimoniato a Scala Greca da un frammento di mano destra nell’atto di accarezzare un cervo.28 La ricostruzione del tipo è possibile grazie a una statuetta integra dal santuario di Demetra e Kore di Piazza della Vittoria,29 in cui la dea, stante, condivide con il tipo precedente l’attributo della fiaccola.

  • 30 Settore B, vetrina 148. Essa può essere apprezzata nella ricostruzione grafica del tipo proposta da (...)
  • 31 Inv. 34507, inedita.
  • 32 Senza inv., Orsi 1900a, 371, fig. 16, no. 1.
  • 33 Inv. 20116, Orsi 1900a, 364, fig. 7, no. 3; inv. 20122, inedita.

10É poi il confronto con un’altra statuetta, inedita, proveniente dal santuario sopracitato,30 oltre che dalla stipe di Belvedere,31 a guidare la ricostruzione tipologica di tre terrecotte frammentarie di Scala Greca, pertinenti a un terzo tipo simile (A.III). Si tratta di un frammento di mano destra accarezzante la testa di un cane32 e due testine caratterizzate da orecchini a elice e ciocche “a lumachelle”,33 di cui una inedita (fig. 3). Il tipo raffigura la dea cacciatrice stante sulla gamba destra, con gamba sinistra leggermente piegata e protesa in avanti, mentre accarezza un cane aderente al suo fianco destro e impugna un arco con la mano sinistra.

Fig. 3. Tipo A.III: testina da Scala Greca a sinistra e statuetta acefala dalla stipe di Belvedere a destra

Fig. 3. Tipo A.III: testina da Scala Greca a sinistra e statuetta acefala dalla stipe di Belvedere a destra

Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”

  • 34 Portale 2008, 15, fig. 3 a-b.
  • 35 Senza inv., Orsi 1900a, 366, fig. 10, no. 1; Fischer-Hansen 2009, 213, fig. 1.
  • 36 Senza inv., Orsi 1900a, 379, fig. 25, no. 1.

11La fiaccola, retta nella mano sinistra, ricorre nuovamente come attributo in due terrecotte frammentarie (fig. 4), entrambe già edite da Orsi, che in questa sede si propone essere appartenenti ad altrettante versioni del tipo identificato come A.IV, conosciuto anche a Butera.34 La prima versione (a),35 pur presentando una fiaccola più pronunciata in senso triangolare, condivide con il tipo di Butera il trattamento della capigliatura, a ciocche ondulate ricadenti sulle spalle e gli orecchini a elice. La raffigurazione doveva essere completata da un cerbiatto posto lungo il fianco. Un differente trattamento delle ciocche, che scendono ai lati del collo, non più sciolte e ondulate, ma a spirale, caratterizza invece la seconda versione (b);36 il volto presenta inoltre bocca pronunciata e grandi orecchini a elice.

Fig. 4. Tipo A.IV: due terrecotte frammentarie da Scala Greca

Fig. 4. Tipo A.IV: due terrecotte frammentarie da Scala Greca

Da Orsi 1900a

  • 37 Orlandini 1960, tav. XIII, I.
  • 38 Inv. 20115; 20115bis, inedite; inv. 20114, Orsi 1900a, 364, fig. 7, no. 2.
  • 39 Inv. 34502, settore B, vetrina 224.
  • 40 Orsi 1900a, 370, fig. 15.

12Un ulteriore tipo (A.V) che conserva il gesto dell’hyperechein cheirà della dea stante, con la mano destra su leonessa o pantera proviene da Gela (contesto ignoto) ed è edito da Orlandini.37 Esso è distinto dalla maggiore apertura spaziale, morbidezza nel panneggio della mantellina e fluidità della ponderazione, oltre che dall’introduzione dell’elemento ambientale dato dal tronco di palma. Il tipo, che si caratterizza per una maggiore elaborazione stilistica rispetto ai precedenti, è verosimilmente riconducibile a un prototipo elaborato verso la metà del IV secolo a.C. A questo tipo si possono ricondurre tre testine,38 di cui due inedite, con grandi orecchini globulari e acconciatura ad alta crocchia desinente in una elegante sphendonè. Esse trovano un confronto con una testina inedita dalla stipe di Belvedere39 (fig. 5). Al medesimo tipo, infine, sono riferibili anche tredici frammenti di mano sinistra poggiante su tronco di palma riprodotti graficamente da Orsi.40

Fig. 5. Tipo A.V: due testine da Scala Greca a sinistra e una dalla stipe di Belvedere a destra

Fig. 5. Tipo A.V: due testine da Scala Greca a sinistra e una dalla stipe di Belvedere a destra

Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”

  • 41 Senza inv., Orsi 1900a, 376, fig. 21, no. 2. Per mancanza di confronti noti è impossibile completar (...)
  • 42 Senza inv., Orsi 1900a, 376, fig. 21, no. 1; senza inv., Orsi 1900a, 376, fig. 21, no. 3.
  • 43 Inv. 24520. Settore B, vetrina 224. Inedita.
  • 44 Orsi 1900a, 368, fig. 13; Fischer-Hansen 2009, 213, fig. 4, no. 7. Di questo tipo è stata proposta (...)

13Ugualmente riconducibili all’iconografia della cd. Artemide Sicula per analogia con i precedenti, ma non integralmente ricostruibili dal punto di vista tipologico, sono i seguenti pezzi. A un tipo A.VI si riconduce un frammento di mano sinistra nell’attaco di acczrezzare un capride rivolto di profilo (fig. 6).41 Due frammenti di mano destra resi nell’atto di reggere per le zampe anteriori una lepre, vista di profile,42 si riferiscono invece a un tipo (A.VII) molto simile a uno attestato nella stipe di Belvedere43 (fig. 7) e Megara Hyblaea.44

Fig. 6. Tipo A.VI: frammento da Scala Greca

Fig. 6. Tipo A.VI: frammento da Scala Greca

Da Orsi 1990a

Fig. 7. Tipo A.VII: terracotta frammentaria dalla stipe di Belvedere

Fig. 7. Tipo A.VII: terracotta frammentaria dalla stipe di Belvedere

Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”

  • 45 Senza inv., Orsi 1900a, 374, fig. 19, no. 2. Si segnala la presenza di un piccolo foro sul retro de (...)
  • 46 Senza inv., inedita; Senza inv., Orsi 1900a, 374, fig. 19, no. 4.
  • 47 Settore B, vetrina 148.

14Al tipo A.VIII, non integralmente ricostruibile, si riferisce invece un frammento che presenta una lunga asta, possibilmente ancora interpretabile come fiaccola, tenuta sul fianco sinistro della dea.45 La fiaccola è retta nella parte sommitale con la mano sinistra; il cervo, rappresentato di profilo destro sempre lungo il fianco sinistro della dea, tratteggia l’orlo merlato della figurina con il suo palco. Allo stesso tipo sembra opportuno legare, nonostante il diverso trattamento del muso dell’animale, due ulteriori frammenti, di cui uno inedito.46 In quest’ultimo (fig. 8), ridotto al profilo destro del cervo, l’attaccatura del palco è appena accennata ed è visibile solo la parte dell’asta della fiaccola aderente al collo dell’animale, ritratto con il naso leggermente rivolto verso il basso e l’occhio allungato. Esso trova confronto con due frammenti inediti dal santuario di Piazza della Vittoria.47

Fig. 8. Tipo A.VIII: frammento da Scala Greca

Fig. 8. Tipo A.VIII: frammento da Scala Greca

Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”

  • 48 Inv. 20131, Orsi 1900a, 364, fig. 7, no. 5.
  • 49 Senza inv., settore B, vetrina 224. Inedita.
  • 50 Settore B, vetrina 148.
  • 51 Orlandini 1968, 57, fig. 40; Portale 2008, 17, fig. 6.

15Pertinenti al gruppo B, invece, sono due frammenti di testine con mano sinistra della dea portata alla fronte. Questi sono riferibili rispettivamente ai tipi B.I e B.II, entrambi non integralmente ricostruibili e differenziati dalla presenza o meno del tronco di palma. Il tipo B.I,48 documentato anche nella stipe di Belvedere49 (fig. 9), può essere parzialmente ricostruito sulla base di un esemplare frammentario, inedito, dal sopra citato santuario di Piazza della Vittoria.50 La dea è chiaramente seduta su rialzo roccioso, con ponderazione sciolta, come suggerito dall’inarcamento del bacino verso destra. La parte inferiore della figurina, però, non è ricostruibile. Sulla base del confronto con un esemplare proveniente da Butera,51 che condivide con il nostro frammento la postura ma non la gestualità della mano sinistra, si può immaginare che la dea tenesse una fiaccola con la mano destra e che fosse accompagnata da un cane alla sua sinistra.

Fig. 9. Tipo B. I: testina dalla stipe di Belvedere

Fig. 9. Tipo B. I: testina dalla stipe di Belvedere

Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”

  • 52 Inv. 20132, Orsi 1900a, 364, fig. 7, no. 7.
  • 53 Inv. 34529, Cottonaro 2020a, 229, fig. 4.

16Con il pezzo appena menzionato, invece, il frammento ricondotto al tipo B.II52 condivide anche l’appoggio del gomito sinistro a un ramo di palma, dato il completamento del tronco visibile dietro la mano sinistra della dea. Il tipo è parzialmente edito da M. Cottonaro,53 che ha pubblicato il confronto iconografico più significativo, proveniente dalla stipe di Belvedere. Esso, oltre alla testina e al braccio sinistro elevato, si può apprezzare per la conservazione della metà sinistra del busto, che lascia a sua volta intravedere lo sbuffo del kolpos alla vita.

  • 54 Senza inv., inedita.

17In coda ai due gruppi, sembra di poter includere nel tipo iconografico dell’Artemide Sicula due ulteriori frammenti. Il primo, non riconducibile ad alcun gruppo e tipo preciso, è una testina che presenta pettinatura ad alto krobylos e grandi orecchini globulari,54 a cui forse fa da sfondo un tronco d’albero (fig. 10).

Fig. 10. Frammento da Scala Greca

Fig. 10. Frammento da Scala Greca

Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”

  • 55 Senza inv., Cottonaro 2020a, 231, fig. 7.
  • 56 Inv. 3355(?), Settore B, vetrina 224; inedito. Per il frammento edito, inv. 33557, si veda Cottonar (...)

18L’attributo della barchetta, invece, è ben visibile in un frammento la cui ricostruzione grafica è stata recentemente pubblicata55 e che trova confronti esclusivamente in due frammenti dalla stipe di Belvedere, di cui uno inedito56 (fig. 11).

Fig. 11. Frammento con barchetta dalla stipe di Belvedere

Fig. 11. Frammento con barchetta dalla stipe di Belvedere

Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”

  • 57 Inv. 20113a, 20113b, 20113c, Bellia 20052006, 429, nos. 11941196.
  • 58 Inv. 20128, Bellia 20052006, 430, no. 1997.

19A margine di questo primo e più consistente tipo iconografico, costituiscono un insieme coerente da un punto di vista semantico tre frammenti di suonatrici di flauto,57 che condividono l’acconciatura ad alto krobylos con i fittili della cd. Artemide Sicula, e una figurina acefala di timpanista.58

  • 59 Inv. 20127, Orsi 1900a, 365, fig. 8, no. 1.
  • 60 Inv. 20111, inedita.
  • 61 Senza inv., Orsi 1900a, 365, fig. 8, no. 3.
  • 62 Senza inv., inedita.

20Si segnala poi una testina femminile con copricapo,59 forse interpretabile come Artemide Bendis. Questa condivide tratti stilistici soprattutto con il tipo A.III, nella resa dei tratti del volto e nei grandi orecchini a elice, distanziandosene però per il berretto frigio, dalla superficie liscia e con apex teso. Si hanno infine una testina maschile con copricapo,60 non integrabile con alcun confronto noto, una testina femminile con alto kalathos61 e una testina di tanagrina,62 riconducibile alla prima metà del III secolo a.C.

5. Quale Artemide? Alcune riflessioni su possibili culti di carattere pastorale, ninfale e ctonio

  • 63 Per l’attestazione del culto di Artemide Agrotera si vedano Ciaceri 1911, 170; Pace 1945, 551552; (...)

21Dalla revisione dei frammenti fittili afferenti al tipo iconografico della cd. Artemide Sicula, quelli sopra esposti possono essere considerati non solo i più rappresentativi a livello quantitativo nel campione analizzato, ma anche qualitativo. Dall’analisi iconografica emerge infatti in maniera chiara come nel santuario si dovessero praticare culti agresti ad Artemide, verosimilmente venerata con l’epiclesi di Agrotera,63 propiziatrice del benessere del mondo animale e vegetale tramite la sua regolazione. A questa caratterizzazione della dea ben si accorda anche il contesto topografico e naturale del complesso rupestre di Scala Greca, in linea con altri santuari extra-urbani di Artemide Agrotera, come quelli di Atene e ad Egira.

  • 64 Sulle diverse espressioni di devozione della dea Artemide nel mondo greco e magnogreco si veda Dufe (...)
  • 65 Anche ammettendo che la mancanza di una fonte naturale fosse sopperita dalla presenza di un ramo d(...)
  • 66 Si tratta di un frammento di flautista, verosimilmente parte di una triade di suonatrici (Orsi 1900 (...)
  • 67 Cottonaro 2020a, 229. La presenza di lavacri prematrimoniali a scopo purificatorio, condotti forse (...)
  • 68 Orsi 1900a, 363.
  • 69 Il gesto potrebbe rinviare al ruolo di guida di Artemide in passaggi transitori chiave del bios fem (...)
  • 70 Jucker 1956; Catoni 2005.
  • 71 Bell 1981, 36; Portale 2008, 16, nota 1.

22L’identificazione dei culti praticati all’interno del santuario e, concordemente, delle diverse ritualità ad essi connesse, potrebbe però essere più articolata, se si considerano le sfumature sia ninfali sia ctonie insite al culto artemisio e, in particolare, alla sua connotazione rupestre.64 Coloriture ninfali del culto, che prevedesse rituali purificatori femminili legati all’uso dell’acqua per la propiziazione di Artemide kourotrophe e le Ninfe del suo corteggio da parte delle nymphai terrene, però, non sembrano chiaramente rintracciabili né a livello strutturale65 né votivo. A un tipo di ritualità pre-nuziale potrebbero rimandare alcuni frammenti menzionati da Orsi,66 ma sembra trattarsi di offerte isolate, non più conservate ed esposte a una genericità e polisemia interpretativa notevole. Inoltre, tra i votivi conservati, solamente quelli afferenti al gruppo B del tipo iconografico dell’Artemide Sicula potrebbero rinviare iconograficamente a una dimensione ninfale del culto, per la presunta nudità del busto delle statuette. Essi, dunque, potrebbero rappresentare una scena di bagno rituale di Artemide,67 a sua volta evocante quello delle nymphai nei proteleia, ma anche essere raffigurazione della dea in un momento di riposo dalla caccia. A tal proposito sembra calzante l’intuizione di Orsi,68 che le aveva descritte nell’atto dell’aposkopein, gestualità rinviante a una dimensione ninfale,69 ma anche a quella venatoria e ctonia. Il gesto del guardare lontano, oltre,70 furtivamente senza essere visti, infatti, potrebbe essere consono alla metis della cacciatrice, che cerca, illuminata dalla luce della fiaccola, la sua prossima preda, ma potrebbe anche essere letto anche in chiave ctonia, sia come fonte di luce nelle tenebre sia come più specifico rimando alla ricerca di Kore da parte di Artemide Anghelos, nella sua ipostasi di Ecate,71 anche in considerazione della vicinanza del santuario a una coeva area necropolare.

  • 72 Il particolare e arcaico legame del cane con Artemide, a Siracusa, si può cogliere nei depositi vot (...)
  • 73 Sulla valenza ctonia del cane si vedano Serafini 2015, 150; Cottonaro 2020b, 137.
  • 74 Per unipotetico legame tra le rappresentazioni di suonatrici e la sfera ctonia si veda Fischer-Han (...)
  • 75 Curti (1989, 23–30) ha infatti ipotizzato che un culto di Artemide Bendis fosse stato introdotto in (...)
  • 76 Torelli 2011, 9293.
  • 77 Lippolis 2001, 245; Portale 2008, 12, nota 2.

23Considerando una sovra-lettura ctonia degli attributi dell’Artemide Sicula, comuni sia ad Artemide Agrotera sia a Ecate, in questa chiave si potrebbero vedere gli attributi della fiaccola, a illuminare le tenebre dell’oltremondo, e del cane,72 animale psicopompo e impuro.73 Passando invece all’analisi di altri tipi iconografici associate,74 venature ctonie possono forse essere attribuite alla testina femminile con berretto frigio, tipico della dea di Tracia Bendis, assimilata ad Artemide a partire dalla metà del V secolo a.C.,75 ma anche a Ecate,76 con cui condivide inoltre l’attributo leonino, nella forma di leonté, e Persefone. La sua vocazione ctonia, però, è tutt’altro che univoca, dal momento che è stato notato come la pelle ferina indossata dalla divinità e rappresentata nei votivi fittili possa in realtà anche essere riferibile a forme di travestimento rituale delle nymphai, che in ambienti liminari avrebbero dovuto assimilarsi a certi animali sacri, a modello delle orse attiche.77 Tuttavia, per la comunanza di abbigliamento e di attributi animali e di caccia con i votivi dell’Artemide Sicula, verosimilmente raffiguranti Artemide Agrotera, tali votivi sembrano essere raffigurazioni della divinità piuttosto che delle devote.

24Dall’analisi condotta pare opportuno, dunque, considerare sempre la valenza ambigua, polisemica dei votivi, specialmente in un contesto come quello in esame, in cui il dato votivo fittile, già quantitativamente compromesso, non può essere valutato nel quadro generale del sistema delle offerte e, per giunta, solo da rimanenze di giacitura secondaria.

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Notes

1 Si desidera ringraziare il Direttore del “Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai” Carmelo Bennardo e la Dirigente U. O. 2 Rosa Lanteri per l’accordato permesso di studio dei dati d’archivio e dei materiali fittili provenienti dagli scavi di Scala Greca e per l’autorizzazione alla pubblicazione della documentazione fotografica delle terrecotte. Un sentito ringraziamento, per i preziosi consigli metodologici e bibliografici, va inoltre alle Professoresse Maria Elena Gorrini e Claudia Lambrugo.

2 Per la topografia storica di Scala Greca si vedano Cavallari, Holm 1883; Orsi 1893; Gentili 1956; Drogëller 1969.

3 Orsi 1893, 168175.

4 Per la cronologia dell’Hexapylon si vedano Drogëmüller 1969, 101; Mertens 2002, 247.

5 Orsi 1893; Drogëmuller 1969, 100103; Mertens 2012, 1920; Agnello 2019, 13.

6 Orsi 1897, 493504; Voza 1976–1977, 551586; 1980–1981, 674–693; Nenci, Vallet 2005, 199.

7 Denominata da Orsi “grotta 1” nel taccuino no. 44 (Orsi 1900b).

8 Orsi 1900b, 3132.

9 Orsi si riferisce alla grotta con le seguenti espressioni: grotta Bnel taccuino no. 29 (Orsi 1895);grotta 2”, “grotta centrale” o grotta sacranel no. 44 (Orsi 1900b).

10 Orsi 1900b, 67, 71.

11 Orsi 1900b, 49.

12 Orsi 1900b, 57, 6263.

13 Orsi 1895, 3032.

14 Orsi 1900b, 51, 56.

15 Orsi 1900, 360.

16 Orsi 1900b, 3638; Parisi 2017, 170.

17 Nella pubblicazione del 1900 Orsi non presentò i votivi fittili rinvenuti distinguendo i vari contesti di deposizione, a causa della somiglianza formale e della generale periodizzazione al IV secolo a.C. Inoltre, sono insufficienti anche le informazioni sulla quantità, sullo stato di conservazione e sulle modalità di deposizione dei materiali.

18 Orsi 1900, 376377.

19 Nell’ambito del presente studio sono stati considerati unicamente i reperti esposti.

20 Il rialzamento all’età dionigiana di alcune serie monetali precedentemente ricondotte in modo erroneo all’étà timoleontea (Pautasso 2012, 164, nota 6) e le indagini stratigrafiche condotte in contesti chiave come il santuario siracusano di Piazza della Vittoria (Voza 19761977, 556558), la Fornace Provide di Kamarina (Pisani 2008, 5859), l’acropoli di Gela (De Miro, Fiorentini 19761977, 443445), l’area della Stazione vecchia di Gela (Spagnolo 2014, 423, nota 2; 2022, 52) e Agrigento (Fiorentini 2002, 147167) hanno permesso di superare la vecchia identificazione di tale tipo iconografico con il fossile guida della cd. “rinascita timoleontea”, nell’ambito di una più ampia riconsiderazione non solo produttiva, ma anche storico-politica, del periodo dionigiano. Sul tema si vedano Bell 1981, 3436; Uhlenbrock 2002, 321337; Portale 2000, 265–266; Pautasso 2009, 837; 2012, 164166; Cottonaro 2020b, 135, note 6 e 7.

21 La maggioranza dei frammenti è stata pubblicata da Orsi (1900a, 353387). Per un’analisi approfondita di carattere produttivo e stilistico sui frammenti fittili inerenti al tipo iconografico dell’Artemide Sicula si veda Cottonaro 2012a.

22 Muller 1997, 449450.

23 Non sono qui presentati i frammenti non riconducibili ad alcun gruppo e tipo per eccessiva frammentarietà.

24 Cottonaro 2012a, 109, nota 150.

25 Inv. 6479. Il pezzo risulta edito in Cottonaro 2012b, 3, fig. 2.

26 Senza inv., inedita. Per i due frammenti editi si veda Orsi 1900a, 372, fig. 17, nos. 4–5.

27 Senza inv., settore B, vetrina 224. Per il contesto di Belvedere si veda Orsi 1915, 192193.

28 Senza inv., Orsi 1900a, 374, fig. 19, no. 6; Cottonaro 2012b, 3, fig. 3 (da Orsi 1900).

29 Pugliese Carratelli 1996, 747, 378/VI.

30 Settore B, vetrina 148. Essa può essere apprezzata nella ricostruzione grafica del tipo proposta da R. Musumeci edita da Cottonaro (2012b, 3, fig. 1; 2012c, 584, fig. 1). La stessa iconografia è condivisa anche da una statuetta di Artemide da Scornavacche (Portale 2000, 265282; Cottonaro 2011, 190, fig. 5). Ulteriori confronti sono offerti da Winter (1903, 168, fig. 5) e Higgins (1954, 319, no. 1177).

31 Inv. 34507, inedita.

32 Senza inv., Orsi 1900a, 371, fig. 16, no. 1.

33 Inv. 20116, Orsi 1900a, 364, fig. 7, no. 3; inv. 20122, inedita.

34 Portale 2008, 15, fig. 3 a-b.

35 Senza inv., Orsi 1900a, 366, fig. 10, no. 1; Fischer-Hansen 2009, 213, fig. 1.

36 Senza inv., Orsi 1900a, 379, fig. 25, no. 1.

37 Orlandini 1960, tav. XIII, I.

38 Inv. 20115; 20115bis, inedite; inv. 20114, Orsi 1900a, 364, fig. 7, no. 2.

39 Inv. 34502, settore B, vetrina 224.

40 Orsi 1900a, 370, fig. 15.

41 Senza inv., Orsi 1900a, 376, fig. 21, no. 2. Per mancanza di confronti noti è impossibile completare in maniera puntuale l’iconografia del fittile, sebbene il gesto dell’hyperechein cheirà lo riconduca verosimilmente all’imagerie della cd. Artemide Sicula. Si tratta dell’unico frammento finora attestato in cui il gesto di apposizione è condotto dalla dea non con la mano destra, bensì con la sinistra; allo stesso modo, un unicum risulta essere, nella produzione coroplastica di questo tipo iconografico, il capride verso cui è rivolta l’azione.

42 Senza inv., Orsi 1900a, 376, fig. 21, no. 1; senza inv., Orsi 1900a, 376, fig. 21, no. 3.

43 Inv. 24520. Settore B, vetrina 224. Inedita.

44 Orsi 1900a, 368, fig. 13; Fischer-Hansen 2009, 213, fig. 4, no. 7. Di questo tipo è stata proposta una ricostruzione iconografica realizzata da Musumeci ed edita da Cottonaro (2012b, 3, fig. 4; 2012c, 585, fig. 2).

45 Senza inv., Orsi 1900a, 374, fig. 19, no. 2. Si segnala la presenza di un piccolo foro sul retro della figurina, verosimilmente funzionale a una sua originaria sospensione.

46 Senza inv., inedita; Senza inv., Orsi 1900a, 374, fig. 19, no. 4.

47 Settore B, vetrina 148.

48 Inv. 20131, Orsi 1900a, 364, fig. 7, no. 5.

49 Senza inv., settore B, vetrina 224. Inedita.

50 Settore B, vetrina 148.

51 Orlandini 1968, 57, fig. 40; Portale 2008, 17, fig. 6.

52 Inv. 20132, Orsi 1900a, 364, fig. 7, no. 7.

53 Inv. 34529, Cottonaro 2020a, 229, fig. 4.

54 Senza inv., inedita.

55 Senza inv., Cottonaro 2020a, 231, fig. 7.

56 Inv. 3355(?), Settore B, vetrina 224; inedito. Per il frammento edito, inv. 33557, si veda Cottonaro 2020a, 230, fig. 5.

57 Inv. 20113a, 20113b, 20113c, Bellia 20052006, 429, nos. 11941196.

58 Inv. 20128, Bellia 20052006, 430, no. 1997.

59 Inv. 20127, Orsi 1900a, 365, fig. 8, no. 1.

60 Inv. 20111, inedita.

61 Senza inv., Orsi 1900a, 365, fig. 8, no. 3.

62 Senza inv., inedita.

63 Per l’attestazione del culto di Artemide Agrotera si vedano Ciaceri 1911, 170; Pace 1945, 551552; Manni 1963, 121122; Portale 2008, 11; Fischer-Hansen 2009, 211; Bannister 2009, 38; Alfieri Tonini 2012, 195.

64 Sulle diverse espressioni di devozione della dea Artemide nel mondo greco e magnogreco si veda Dufeu-Muller et al. 2010. Sulle specifiche implicazioni cultuali dell’ambientazione rupestre dei santuari si veda, invece, Portale 2012a, 244; per il contesto siciliano, Lambrugo 2009, 133154; Portale 2012b, 169191; Germanà Bozza 2014, 127137.

65 Anche ammettendo che la mancanza di una fonte naturale fosse sopperita dalla presenza di un ramo dacquedotto passante, forse in canale aperto, lungo il lato meridionale della grotta, per uscire lungo il lato sinistro della bocca, non c’è attualmente modo di appurare se effettivamente lacquedotto fosse ancora in funzione nel momento di strutturazione del santuario. Orsi, infatti, ritenne l’impianto di epoca geloniana e non più in funzione dopo la riorganizzazione dionigiana del versante settentrionale dell’Epipole (Orsi 1900a, 358359). Inoltre, si ritiene ancora indeterminabile la funzione della struttura a Π scavata da Orsi nella grotta C adiacente, con un filare di blocchi disposti a secco e con tracce di intonaco nel lato interno: se essa fosse una vasca (Cottonaro 2020a, 228), ci si aspetterebbe l’esistenza di un sistema di drenaggio per l’acqua e riempimento con materiale votivo, sia fittile sia ceramico, miniaturistico. Per confronto con il contesto akragantino di S. Biagio si veda Fino 2014, 6791.

66 Si tratta di un frammento di flautista, verosimilmente parte di una triade di suonatrici (Orsi 1900a, 383, fig. 29); di un frammento di maschera di Sileno o Acheloo (Orsi 1900a, 365, fig. 8, no. 7); di due figurine ammantate recanti come offerte un fiore o un frutto (Orsi 1900a, 384, fig. 30, no. 1), che potrebbero forse rimandare alle stesse nymphai terrene offerenti; di un torso muliebre (Orsi 1900a, 375, fig. 32, no. 1); di sei esemplari di tanagrine (Orsi 1900a, fig. 30, nos. 23).

67 Cottonaro 2020a, 229. La presenza di lavacri prematrimoniali a scopo purificatorio, condotti forse sotto l’egida di Artemide, è stata recentemente ipotizzata sulla base dello studio sistematico dei votivi rinvenuti all’interno della vasca a Sud dell’Olympieion di Agrigento, su cui si veda de Cesare, Portale 2020, 106–111.

68 Orsi 1900a, 363.

69 Il gesto potrebbe rinviare al ruolo di guida di Artemide in passaggi transitori chiave del bios femminile, in rituali purificatori svolti nottetempo, alla luce delle fiaccole (Portale 2008, 16).

70 Jucker 1956; Catoni 2005.

71 Bell 1981, 36; Portale 2008, 16, nota 1.

72 Il particolare e arcaico legame del cane con Artemide, a Siracusa, si può cogliere nei depositi votivi di Piazza Duomo, in cui sono documentati resti di ossa canine, con evidenti segni di macellazione, indicanti il consumo di unazione rituale sacrificale e di conseguente banchetto in onore di Artemide (Germanà Bozza 2017, 44).

73 Sulla valenza ctonia del cane si vedano Serafini 2015, 150; Cottonaro 2020b, 137.

74 Per unipotetico legame tra le rappresentazioni di suonatrici e la sfera ctonia si veda Fischer-Hansen 2009, 213.

75 Curti (1989, 23–30) ha infatti ipotizzato che un culto di Artemide Bendis fosse stato introdotto in Magna Grecia in relazione alla fondazione di Turi, nel 444 a.C. Sull’iconografia di Artemide Bendis a Taranto, ma con interessanti spunti critici validi anche al di fuori del territorio tarantino, si veda Lippolis 2005, 91–102.

76 Torelli 2011, 9293.

77 Lippolis 2001, 245; Portale 2008, 12, nota 2.

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List of illustrations

Title Fig. 1. Planimetria del santuario. Nella grotta dell’Artemision sono indicate la fossa nello “Strato C” (A) e la nicchia all’interno della parete Nord (B)
Credits Da Orsi 1900a. Elaborazione grafica dell’Autore
URL http://journals.openedition.org/acost/docannexe/image/3917/img-1.jpg
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Title Fig. 2. Tipo A.I: frammento da Scala Greca a sinistra e dalla stipe di Belvedere a destra
Credits Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”
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Title Fig. 3. Tipo A.III: testina da Scala Greca a sinistra e statuetta acefala dalla stipe di Belvedere a destra
Credits Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”
URL http://journals.openedition.org/acost/docannexe/image/3917/img-3.jpg
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Title Fig. 4. Tipo A.IV: due terrecotte frammentarie da Scala Greca
Credits Da Orsi 1900a
URL http://journals.openedition.org/acost/docannexe/image/3917/img-4.jpg
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Title Fig. 5. Tipo A.V: due testine da Scala Greca a sinistra e una dalla stipe di Belvedere a destra
Credits Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”
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Title Fig. 6. Tipo A.VI: frammento da Scala Greca
Credits Da Orsi 1990a
URL http://journals.openedition.org/acost/docannexe/image/3917/img-6.jpg
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Title Fig. 7. Tipo A.VII: terracotta frammentaria dalla stipe di Belvedere
Credits Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”
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Title Fig. 8. Tipo A.VIII: frammento da Scala Greca
Credits Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”
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Title Fig. 9. Tipo B. I: testina dalla stipe di Belvedere
Credits Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”
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Title Fig. 10. Frammento da Scala Greca
Credits Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”
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Title Fig. 11. Frammento con barchetta dalla stipe di Belvedere
Credits Su autorizzazione del S. 39 - “Parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai”
URL http://journals.openedition.org/acost/docannexe/image/3917/img-11.jpg
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References

Electronic reference

Beatrice Risposi, L’Artemision rupestre di Scala Greca a Siracusa: alcune note sui frammenti coroplastici conservatiLes Carnets de l’ACoSt [Online], 24 | 2024, Online since 01 June 2024, connection on 10 February 2025. URL: http://journals.openedition.org/acost/3917; DOI: https://doi.org/10.4000/11ruz

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About the author

Beatrice Risposi

Scuola di Specializzazione in Beni archeologici, Dipartimento di beni culturali e ambientali, Università degli Studi di Milano.

beatrice.risposi@unimi.it

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