Navigation – Plan du site

AccueilNuméros50Comptes rendusChristine Winkelmann, The Neolith...

Comptes rendus

Christine Winkelmann, The Neolithic and Chalcolithic Figurines of Cyprus

Luca Bombardieri
p. 549-552
Référence(s) :

Christine Winkelmann, The Neolithic and Chalcolithic Figurines of Cyprus, Studies in Near and Middle Eastern Archaeology 2. Zaphon, Münster, 2020. 593 pagine, 81 figure – ISBN 978‑3‑96327‑012‑3.

Texte intégral

  • 1 M. Mina, S. Triantaphyllou, Y. Papadatos (a cura di), An Archaeology of Prehistoric Bodies and Embo (...)

1La raffigurazione umana nell’arte figurativa consente un percorso di analisi fra i più informativi (e certamente il più evocativo) nella ricostruzione delle dinamiche sociali e dell’ideologia di una comunità preistorica. Nella lettura dell’esteriorità sono molteplici e stratificate le implicazioni che si possono trarre per delineare l’identità dell’individuo e la sua funzione sociale. La gestualità e la selezione dei complementi decorativi (l’abbigliamento, la parure, le decorazioni corporali) costituiscono altrettanti basi espressive per comunicare istanze fortemente connotate e codificate. Basti pensare alla ricorrenza di gestualità standard nella raffigurazione umana all’interno delle comunità del Mediterraneo dell’Età del Bronzo (i.e. le figurine folded-arms cicladiche, le figurine a psiphi micenee)1. Di queste espressioni standard spesso ci sfugge il significato, allo stesso modo in cui ci sfugge nel caso di altri veicoli comunicativi ben più formalizzati come la scrittura, quando non riusciamo a decifrarne le forme ed i meccanismi espressivi.

  • 2 P. Dikaios, “Two Neolithic steatite idols”. RDAC 1934, p. 16 ; P. Dikaios, “The Excavations at Erim (...)
  • 3 D. Bolger, Erimi-Pamboula. A Chalcolithic Settlement in Cyprus. Oxford, 1988.
  • 4 J. Karageorghis, La Grande Déesse de Chypre et son culte à travers l’iconographie, de l’époque néol (...)

2Cipro non rappresenta un’eccezione, ed una prova dell’ampiezza di significati riconosciuti al repertorio figurativo antropomorfico è certamente segnalata dai numerosi contributi che negli ultimi decenni sono stati dedicati all’analisi di aspetti connessi alla raffigurazione umana nella Preistoria. A seguito dell’iniziale analisi e proposta tipologica avanzata da P. Dikaios2, legata anzitutto al ritrovamento di un primo lotto di figurine all’interno dei depositi calcolitici che indagava ad Erimi, nuovi documenti e l’intensificarsi delle analisi hanno portato alla revisione di questa iniziale proposta da parte di D. Bolger3, ed in seguito alla stesura di classificazioni più ampie ed articolate, ad opera ad esempio di J. Karageorghis, L. Vagnetti, E. Goring, P. Flourentzos, e ad un corpus più vasto, seppure limitato alla coroplastica, definito da V. Karageorghis4.

  • 5 E. J. Peltenburg, D. Bolger, L. Crewe (a cura di), Figurine Makers of Prehistoric Cyprus: Settlemen (...)

3A partire dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso, dall’interesse più spiccatamente classificatorio si sono sviluppati due approcci paralleli nel metodo, anche se non necessariamente in contrasto negli intenti. Da un lato, un approccio improntato all’analisi simbolica, con l’impiego di un metodo basato sulla cluster analysis e la multidimensional scaling (MDS) ; dall’altro, numerosi contributi da riferire al Lemba Archaeological Project presentano un approccio più spiccatamente contestuale, con un’enfasi particolare sulla ricostruzione delle strategie di approvvigionamento della materia prima, soprattutto della picrolite, e sull’osservazione delle micro-tracce di lavorazione di utilizzo. Una sintesi molto ricca ed aggiornata è, in questo senso, offerta dallo studio d’insieme delle figurine nel quadro dei contesti funerari calcolitici messi in luce a Souskiou5. Questo breve excursus dà la misura della ricchezza degli aspetti coinvolti ed affrontati dai numerosi studiosi chiamati in causa e da altri che non abbiamo potuto menzionare in questa rapida carrellata.

4In questo quadro, uno spazio interessante si deve riconoscere al volume di Christine Winkelmann che intende mettere al centro quello che più naturalmente dovrebbe occupare il focus principale dell’analisi: la figura umana nel suo complesso figurativo. È questo un contributo d’insieme che si propone di sintetizzare approcci differenti per offrire un quadro omogeneo e diacronico delle evidenze relative al Neolitico e al Calcolitico cipriota.

5La storia della ricerca e degli studi relativi occupa uno spazio importante del capitolo introduttivo (I. Introduction), dal momento che sulla critica o l’adesione alle proposte precedenti si fonda la definizione della metodologia analitica e, soprattutto, dei caratteri di base per la classificazione adottati dall’autrice (I.3. Methodology ; I.4. Basic formal definition criteria ; I.5. Interpretation). All’interno dei criteri selezionati si mantengono distinti con attenzione elementi oggettivi e determinabili (size, sexual determination) e elementi che possono sottendere significati multipli. In particolare, è interessante la discussione introduttiva del criterio Appearance, dove l’autrice sostiene: “often based on their appaerance alone, many intrepretations of the prehistoric, in particular female figurines have been proposed in the past, the most common one considering them as representations of a deity, often a ‘Mother Goddess’”. In questo, si avverte la necessità di segnalare un opportuno caveat e separare quanto più possibile la descrizione analitica dall’interpretazione critica.

6Il secondo capitolo (II. Archaeological Background) costituisce una lunga sezione descrittiva di contesti archeologici e si presenta, in ultima analisi, come una rassegna dei principali siti della preistoria cipriota più antica, fra l’Epipaleolitico e la fine del Calcolitico (elencati nella tab. II.2 all’inizio del capitolo).

7Questa sezione risente forse troppo direttamente della stesura con cui poteva apparire all’interno della tesi dottorale e solleva qualche perplessità nel lettore che può sentirla non completamente necessaria. In misura particolare, la panoramica generale include la discussione di contesti del periodo Epipaleolitico (II.1) da cui non provengono documenti archeologici o precedenti utili alla discussione dello sviluppo della raffigurazione umana a Cipro ; in secondo luogo, nell’ampia descrizione degli insediamenti e delle aree funerarie del periodo Neolitico e del periodo Calcolitico (II.2 e II.3) non si rilevano sempre riferimenti puntuali ai contesti di provenienza delle figurine che costituiscono l’oggetto primario della classificazione tipologica proposta in seguito e della proposta interpretativa sintetizzata nell’ultima sezione del libro.

8I capitoli III‑VII rappresentano il centro dello studio di Christine Winkelmann e offrono una esaustiva descrizione delle figurine con tratti umani attraverso l’arco cronologico preso in considerazione.

9All’interno del capitolo III (III. Neolithic Figu­rines) e più ampiamente nel capitolo conclusivo (IX. Development and Influence) è molto interessante la discussione relativa all’origine e la prima formulazione della figura umana nell’arte figurativa cipriota. In questo contesto, l’autrice riporta con completezza le posizioni già formulate e argomenta con sicurezza, mantenendo una posizione cauta nell’ipotizzare possibili modelli di influenza esterni, cicladici, anatolici o levantini (come già suggerito, ad esempio, per la figurina rinvenuta ad Ayia Varvara-Asprokremnos). A proposito delle figurine neolitiche, un supplemento di riflessione stimolante riguarda il rapporto fra materia prima del supporto, contesto e funzione ; in questo caso, è molto convincente la distinzione fra figurine in pietra trasportabili e manipolabili, e figurine in argilla, delicate e di dimensioni maggiori, per le quali si deve immaginare che fossero “intended for exhibition”. Questa distinzione chiama in causa giustamente una molteplicità di usi rituali e implicazioni sociali che arricchiscono le nostre prospettive di interpretazione e suggeriscono l’importanza della raffigurazione umana anche nella prospettiva rituale, già a partire almeno dal Neolitico Ceramico.

  • 6 E.J. Peltenburg, “The evolution of the Cypriot cruciform figurine”. RDAC 1982, pp. 12‑14 ; L. Vagne (...)

10Un tema sensibile che l’autrice coglie con attenzione riguarda, inoltre, l’apparente decremento nella diffusione di raffigurazioni antropomorfiche nel corso del Neolitico Ceramico. La frammentarietà della documentazione a nostra disposizione ed il peso dei numerosi esempi giunti fino a noi senza contesto o provenienza certa costituiscono un limite oggettivo che, tuttavia, non sembra sufficiente a giustificare questo trend. Nonostante già siano stati evidenziati elementi di continuità nella composizione della figura umana fra Neolitico e Calcolitico6, questo effettivo e drastico decremento di rappresentazioni antropomorfiche nella fase neolitica finale costituisce un ostacolo significativo soprattutto per comprendere l’impiego di nuove materie prime e lo sviluppo di nuove forme già all’inizio del Calcolitico.

11Quattro capitoli sono dedicati al Calcolitico, il cui corpus di raffigurazioni antropomorfiche è distinto sulla base della materia prima del supporto e del suo utilizzo (IV. Chalcolithic Stone Figurines ; V. Chalcolithic Pottery Figurines ; VI. Chalcolithic Picrolite Figurines ; VII. Chalcolithic Figurative Pendants).

  • 7 E. Goring, “Anthropomorphic and zoomorphic figurines and pendants”. D. Christou et al. (a cura di), (...)

12Si segnala che, nonostante l’analisi delle micro-tracce di usura sembri suggerire che le figurine cruciformi in picrolite fossero impiegate largamente come pendenti, si ritiene comunque utile distinguerle dai pendenti cruciformi con foro passante. In questo senso ed in continuità con la tradizione degli studi precedenti, la distinzione dei due capitoli VI e VII è frutto dell’adesione dell’autrice alla suddivisione già operata da E. Goring nell’analisi delle figurine da Souskiou e confermata in studi successivi7.

  • 8 E.g. C. Xenophontos, “Picrolite. Its nature, provenance, and possible distribution patterns in the (...)

13Un aspetto di rilievo evidenziato dall’autrice nell’analisi delle figurine calcolitiche è anche costituito dalla differente diffusione, selezione e strategia di approvvigionamento della materia prima litica rispetto al periodo precedente. Se, infatti, nel Neolitico la pietra è certamente la materia prima più largamente impiegata e le rocce dure vulcaniche (quali il diabase) le varietà più diffuse, nel corso del Calcolitico assistiamo ad un evidente cambio di prospettiva. Le rocce vulcaniche localizzate in areali di diffusione più ridotti vengono sostituite da rocce sedimentarie (calcareniti, calcari gessosi) di maggiore più facile approvvigionamento. Parallelamente, l’utilizzo della pietra calcarea diminuisce a favore dell’argilla e, soprattutto, della picrolite. In quest’ultimo caso, la selezione e la rete degli scambi che promuove diffusione e “fortuna” di questa pietra di approvvigionamento fluviale occupano una parte rilevante della discussione all’interno dei capitoli VI e VII ; si può forse rilevare che, tuttavia, questi aspetti non sono recuperati e sintetizzati nei capitoli conclusivi, dove forse avrebbe potuto trovare spazio un’analisi di insieme delle implicazioni sociali ed ideologiche8 relative all’introduzione, al significato ed al ruolo attribuiti alla picrolite dalle comunità calcolitiche.

  • 9 N. Hamilton, “A fresh look at the ‘Seated Gentleman’ in the Pierides Foundation Museum”. Cambridge (...)

14Un ultimo aspetto di notevole rilievo che arricchisce questo studio è rappresentato dall’analisi comparativa e di dettaglio delle Cruciform Figurines e delle Birth Figurines calcolitiche condotta dall’autrice nella sezione conclusiva del libro (VIII. Further Observations and Considerations). L’autrice enuclea convincentemente le differenze fra i due tipi, soprattutto nella gestualità, legata chiaramente al parto (e in particolare al parto in posizione seduta) nel caso delle Birth Figurines, chiaramente non riconducibile al parto nel caso delle Cruciform Figurines raffigurate con gli arti inferiori serrati ed il ventre piatto. Si sottolinea anche come le figurine cruciformi siano prevalentemente realizzate in picrolite e come esistano versioni ridotte, indossabili come pendenti, ed esempi di dimensioni maggiori realizzati in pietra (la celebre Lemba Lady, o simili esempi che potevano essere) ; al contrario le Birth Figurines sono comunemente in argilla e non risultano avere una così ampia variabilità dimensionale. I contesti di rinvenimento sono allo stesso modo non sovrapponibili. Si potrebbe aggiungere che contesti specifici e particolarmente informativi, primo fra tutti la favissa rituale Unit 1015 a Kissonerga-Mosphilia dove troviamo figurine litiche e figurine fittili del tipo Birth Figurines, sembrano escludere una diretta associazione rituale fra Cruciform Figurines e Birth Figurines. Un ultimo tema accessorio che poteva forse meritare di essere menzionato nella discussione conclusiva relativa alle Birth Figurines è costituito dal raffronto con l’askos itifallico conservato presso il Museo Pierides di Larnaca (qui presente in catalogo come C249), rappresentato seduto nella posizione del parto ed interpretato come raffigurazione di un rituale di couvade9.

15La stesura attenta dei ricchi apparati (XI. Appendices ; XII. Catalogue) insieme alla bibliografia completa e aggiornata rendono merito all’autrice nell’aver realizzato un lavoro di revisione e sintesi davvero pregevole. A questi apparati dobbiamo aggiungere un corredo illustrativo davvero ampio che comprende 45 tavole relative ai contesti descritti, numerose mappe tematiche e 30 tavole illustrative in cui raccolti gli oltre 700 documenti catalogati.

16Nella mole degli oggetti discussi e catalogati, non tutti facilmente accessibili e uniformemente documentati nelle pubblicazioni originali, e nella attenzione dell’analisi condotta da Christine Winkelmann si possono rintracciare le premesse di un volume destinato a rivelarsi di grande utilità ed interesse non soltanto per gli studiosi di Preistoria cipriota.

Haut de page

Notes

1 M. Mina, S. Triantaphyllou, Y. Papadatos (a cura di), An Archaeology of Prehistoric Bodies and Embodied Identities in the Eastern Mediterranean. Oxford, 2016.

2 P. Dikaios, “Two Neolithic steatite idols”. RDAC 1934, p. 16 ; P. Dikaios, “The Excavations at Erimi 1933-1935”. RDAC 1936, pp. 1‑81.

3 D. Bolger, Erimi-Pamboula. A Chalcolithic Settlement in Cyprus. Oxford, 1988.

4 J. Karageorghis, La Grande Déesse de Chypre et son culte à travers l’iconographie, de l’époque néolithique au vième siecle a.C. Lyon, 1977 ; L. Vagnetti, “Preliminary remarks on Cypriote Chalcolithic figurines”. RDAC 1974, pp. 23‑34 ; P. Flourentzos, Τα ειδώλια της προϊστορικής Κύπρου. Nicosia, 1988 ; E. Goring, “Pottery figurines: the development of a coroplastic art in Chalcolithic Cyprus”. BASOR 282‑283, 1991, pp. 153‑161 ; V. Karageorghis, The Coroplastic Art of Ancient Cyprus. Vol. I. Chalcolithic-Late Cypriote I. Nicosia, 1991.

5 E. J. Peltenburg, D. Bolger, L. Crewe (a cura di), Figurine Makers of Prehistoric Cyprus: Settlement and Cemeteries at Souskiou. Oxford, 2019.

6 E.J. Peltenburg, “The evolution of the Cypriot cruciform figurine”. RDAC 1982, pp. 12‑14 ; L. Vagnetti, “Stone sculpture in Chalcolithic Cyprus”. BASOR 282‑283, 1991, pp. 139‑151.

7 E. Goring, “Anthropomorphic and zoomorphic figurines and pendants”. D. Christou et al. (a cura di), The Chalcolithic Cemetery of Souskiou-Vathyrkakas, Cyprus. Investigations of four missions from 1950 to 1997. Nicosia, 2006, pp. 67‑90.

8 E.g. C. Xenophontos, “Picrolite. Its nature, provenance, and possible distribution patterns in the Chalcolithic period of Cyprus”. BASOR 282‑283, 1991, pp. 127‑138.

9 N. Hamilton, “A fresh look at the ‘Seated Gentleman’ in the Pierides Foundation Museum”. Cambridge Archaeological Journal 4, 1994, pp. 302‑312.

Haut de page

Pour citer cet article

Référence papier

Luca Bombardieri, « Christine Winkelmann, The Neolithic and Chalcolithic Figurines of Cyprus »Cahiers du Centre d’Études Chypriotes, 50 | 2020, 549-552.

Référence électronique

Luca Bombardieri, « Christine Winkelmann, The Neolithic and Chalcolithic Figurines of Cyprus »Cahiers du Centre d’Études Chypriotes [En ligne], 50 | 2020, mis en ligne le 01 mai 2022, consulté le 23 mai 2025. URL : http://journals.openedition.org/cchyp/538 ; DOI : https://doi.org/10.4000/cchyp.538

Haut de page

Droits d’auteur

CC-BY-NC-SA-4.0

Le texte seul est utilisable sous licence CC BY-NC-SA 4.0. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.

Haut de page
Rechercher dans OpenEdition Search

Vous allez être redirigé vers OpenEdition Search