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AccueilNuméros17/18Décrire les lieux, dire l'erranceEn passant par la Crimée (été 1855)

Décrire les lieux, dire l'errance

En passant par la Crimée (été 1855)

Georges Virlogeux
p. 127-132

Résumés

Sont présentées deux lettres inédites de Vincenzo Ricasoli rédigées en pleine guerre de Crimée, en 1855. Frère du « baron de fer » Bettino Ricasoli, il devait plus tard devenir général puis sénateur. Ces deux inédits, au son du canon et du chant de moines peu bienveillants envers les soldats, rendent compte des merveilles entrevues, du quotidien subi, du choléra menaçant, de la différence entre propagande et réalité du terrain.

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Index chronologique :

XIXe
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Texte intégral

  • 1 Gilles Pécout, Naissance de l’Italie contemporaine, Paris, Armand Colin, 2010, p. 171.

1En 1854, un article célèbre de Friedrich Engels mettait en garde les cinq puissances européennes (France, Angleterre, Autriche, Prusse et Russie) contre une sixième puissance européenne : la Révolution. C’est en tant que puissance révolutionnaire que l’Italie s’est révélée aux États du congrès de Vienne. Seule l’œuvre de Cavour a permis de “diplomatiser la révolution”.1

2La participation à la guerre de Crimée eut pour but d’insérer le Royaume de Piémont-Sardaigne dans le jeu diplomatique international. Son admission à la table des négociations sanctionna la reconnaissance de la “question italienne”, jusque-là approchée par l’appréhension plus ou moins vague d’un danger révolutionnaire en provenance d’une péninsule multiforme, instable et politiquement non définie. Le Piémont en Crimée en 1856, ce fut Cavour à Plombières en 1858 et Napoléon III en Lombardie en 1859.

  • 2 Emilio Costa, Il Regno di Sardegna nel decennio 1848-1858, XXVI, Guerra di Crimea, in Bibliografi (...)

3Tant qu’Alfonso La Marmora, après la chute de Sébastopol (8 septembre 1855), n’eut pas interdit les correspondances destinées à la presse et ordonné qu’il fût fait preuve de réserve dans les lettres familières, la production de témoignages, épistolaires et autres, fut riche2 et la censure militaire inexistante. C’est ainsi que la chronique désabusée, parfois critique, de cette guerre si lointaine et qui n’en finissait pas, alimenta la presse d’opposition, ce qui, politiquement, ne pouvait laisser Cavour indifférent.

  • 3 A Vincenzo Di Cosimo, 29 mars 1855, in Massimo D’Azeglio, Epistolario, vol. VIII, Torino, Centro (...)
  • 4 Diomede Pantaleoni a Massimo d’Azeglio, in Massimo d’Azeglio e Diomede Pantaleoni. Carteggio ined (...)

4Innombrables sont les témoignages, dans les correspondances de ce temps-là, qui nous renvoient l’image contrastée de la façon dont fut vécu cet épisode crucial de l’histoire du Piémont et de l’Italie, ce « voyage en Colchide »3, image teintée parfois d’exotisme, de réminiscences culturelles et de déclamations rhétoriques, comme sous la plume du romain Diomede Pantaleoni, qui déclarait que c’était « un piacere immaginare che la nostra bandiera sventoli su que’ mari, ove portammo due volte la civiltà »4.

  • 5 Ettore Bertolè Viale, Lettere dalla Crimea 1855-1856, a cura di Umberto Levra, Torino, Comitato d (...)

5Pendant les trente ans qui suivirent, la mémoire de la guerre de Crimée, dans la conscience collective italienne, s’assoupit. Il fallut attendre la mort de Victor Emmanuel II en 1878 et le départ d’un nouveau cycle historique pour qu’en même temps que le souvenir éclatant de la victoire de la Tchernaïa (16 août 1855) l’on ravive celui des faits ordinaires de cette guerre sans gloire, faite d’attente, d’inaction, d’angoisse devant le choléra et les épidémies. Au souvenir des acteurs de premier plan, morts au combat ou de maladie, tel qu’Alessandro La Marmora, le fondateur des bersaglieri, « si aggiungevano ora altre componenti : la vita quotidiana al campo, il gusto per l’esotico, la curiosità per l’esperienza nuova in terre inospitali, le difficoltà logistiche, il ricordo dell’angoscia per le malattie e l’inazione, lo stupore dinanzi alle trincee della prima guerra di posizione »5.

6Les deux lettres inédites que nous avons trouvées sont contemporaines de la guerre et marquées au coin de la littérature de voyage, ouverte à l’exotisme et à ses réminiscences culturelles, fortement décalées, malgré la présence de touches naturalistes et le renvoi à quelques personnages et faits précis, par rapport à la vraie réalité de cette guerre où les Anglais paradaient, les Français se battaient et où les Piémontais mouraient du choléra et redoutaient de devoir affronter l’ hiver 1855 dans le froid, la neige et la boue, ce qui fut le cas.

7L’auteur de ces deux lettres est Vincenzo Ricasoli. Frère cadet du « baron de fer » Bettino Ricasoli, il était né à Florence en 1814 et mourut en 1891 à Porto Ercole sur le Monte Argentario, face à la Maremme toscane où il conduisait l’exploitation de ses terres agricoles après chaque démobilisation militaire. Devenu citoyen sarde en 1852, il participa aux trois guerres d’indépendance ainsi qu’à la campagne d’Ancône et à celle d’Italie méridionale en 1860. De mai à octobre 1855, il participa à la guerre de Crimée avec le grade de capitaine d’état-major et fut décoré des médailles anglaise et turque décernées pour ce conflit. Il fut ensuite nommé général (1873) et sénateur (1881).

8                                                           I

  • 6 Il mourut le lendemain 7 juin 1855.
  • 7 Roma, M.C.R., Archivio, 564/46(5). « Al Nobil / Sig. Marchese Massimo d’Azeglio / Torino ». Timbr (...)

9Mio caro Amico,
Kadikoï, 6 giugno 1855
Dopo un breve viaggio di 8 giorni arrivai a Balaclava. La Crimea finora veduta da me è un paese di molta bellezza per l’aspetto suo. Delle ridenti valli con bei prati e vigne nei contorni di Sebastopoli. Scogli a picco al mare, e dentro la Cernaja, la valle di Baidar somigliante ai Bagni di Lucca. Il movimento continuo d’ogni genere forma un curioso contrasto col suono continuo del cannone d’assedio che specialmente nella notte raddopia la sua musica, qualche volta interpolata e mista con quella della fucileria. Ho visitato il convento di San Giorgio che è un luogo incantato. Quei monaci cantavano con
voci bellissime e concertavano delle cantilene estremamente malinconiche. Sentivo che in greco ci mandavano in quel paese, giacché per un pezzo capii che cantarono stranieros e m’immaginai che non pregassero per noi quando nominarono tanti Petro I, Niccola e Alessandro con gran rispetto. Delle cose di guerra non te ne parlo perché queste notizie le riceveresti 8 giorni dopo dei giornali. È certo che abbiamo 230 mila uomini in Crimea, e che si spera di finirla presto. Le truppe inglesi sono bellissime e bravissime. Da quanto vedo, capisco che v’erano grandi esagerazioni costà. Attualmente hanno più di 33 mila uomini e ne arrivano tutti i giorni. Pagherebbero i nostri ufficiali di cavalleria di possedere i cavalli dei loro soldati ! Che lusso ! Che uniformi ! Che montatura ! Li spedali fanno venir volontà d’andarci. L’ufficiali mangiano come a casa loro. E noi poveri straccioni, ce la passiamo con ½ litro di vino, un po’ di riso, e un po’ di lesso. I nostri si faranno onore, benissimo accolti. Nelle 3 operazioni fatte non fu mai scaricato fucile. I francesi sono sempre li stessi blaguers [sic]. Il Cholera serpeggia sempre ma chi si cura al primo disturbo non corre grandi rischi. Alessandro La Marmora vive, e sembra che la passerà6.
Sul conto mio ti dirò che sono contento d’essere venuto, che il dormire al bivacco non m’incomoda molto, e che se non si mescolasse il cholera assolutamente mi ci divertirei, ma nemmen questo non mi dà pensiero. Saluta l’amici e credimi tuo
                                                                                          Aff.mo
                                                                                       V. Ricasoli
Tutti questi Inglesi ci dimostrano quanto abbiano gradito e
apprezzato il nostro sacrificio e ci promettono tutti ajuto in Italia. Sono proprio graziosi !7.

10                                                          II

11Mio caro Amico,
Kadikoï, 24 luglio 1855

12Oggi ho ricevuta la tua lettera e subito fui ad eseguire le tue commissioni. Durando, Cialdini, Casanova, Dino, Rizzardi ti salutano. Il caldo è fiero ed oggi avevo 34 gradi di Réaumur nella mia tenda. Io monto a cavallo per godere della ventilazione dalle 10 alle 4 girando per i campi. Del resto la salute dell’armata si è migliorata. Il cholera non esiste più e solo sono le febbri che abbondano. Alla vigilia d’un attacco di Malakof, io non so precisare la mia partenza, ma non può essere lontana, tanto più che per fatti d’arme che richiedano il concorso dei nostri soldati non sono per ora sperabili, e forse nemmeno avverranno in quest’anno. Sarebbe lungo ora il dirti la mia opinione. Io sbuzzo di salute, di grasso, ed anche di buon umore, ma che vuoi ? Vedo tutti, compreso il tuo Durando, con certi musi, con certi modi, che proprio obbligano ad andarsene. Io credo che sia per l’idea di passar qua l’inverno. Già si fanno i preparativi, e baracche ed abiti sono già comandati. L’Inglesi e soprattutto i Francesi ne hanno piene le scatole di questa vita. Da 3 notti in qua abbiamo il suono della moschetteria, oltre del cannone che ci concilia il sonno. La vicinanza degli attacchi, i falsi allarmi, lo producono senza sortite. Le perdite giornaliere che dopo il 18 ammontavano a 100 per giorno fuori di combattimento, ora vanno fino a 200.

13Ti ringrazio delle tante belle cose che mi dici, e di tante notizie che mi hanno proprio fatto piacere. Se vorrai compiacermi di tue lettere, dirigile al marchese della Minerva a Costantinopoli. Il mio viaggio di ritorno sarà per Varna, Bukarest, Ungheria, Vienna, Trieste, Milano, e Torino. Spero che tu restando in Toscana, potrò trovarti in mia casa. Ho ricevuto qua moltissime attenzioni dagli Inglesi. Ti prego a volermi salutar tutti l’amici, ed in particolar il buon Miani, la bella Castiglioni, il consorte, e quanti domanderanno di me. Hai fatto male a non andare che una sol volta dalla Sig.a Giulia, che ne sarà stata rincrescente. Amami sempre qual tuo amico sincero.
                                                                                        Vin. Ricasoli

14Per la gentilezza di Lord Ward, con lui e col suo vapore visitai Sebastopoli dal mare, l’alma Eupatoria, le Ville fra Balaclava, Japhta e Aluphta, cosicché ho già chiara idea della Crimea. Internamente visitai varie valli, e fino la porta del Taros –spesso alla presenza dei Cosacchi.

  • 8 « Al Nobil / Sig. Marchese Massimo d’Azeglio / Senatore del Regno / Torino in / Italia / Piemonte (...)

15Casimiro Balbo m’incarica di salutarti. Scrissi alla Sig. Ronco, e non ebbi ancora risposta. Che l’abbia ricevuta ? Salutala tanto per me8.

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Notes

1 Gilles Pécout, Naissance de l’Italie contemporaine, Paris, Armand Colin, 2010, p. 171.

2 Emilio Costa, Il Regno di Sardegna nel decennio 1848-1858, XXVI, Guerra di Crimea, in Bibliografia dell’età del Risorgimento in onore di Alberto Maria Ghisalberti, Firenze, Olschki, 1971, vol. I, pp. 537-538 ; Emilio Costa, Lara Piccardo, Il Regno di Sardegna nel decennio 1848-1858, XVI, Alleanza e Guerra di Crimea, in Bibliografia dell’età del Risorgimento 1970-2001, Firenze, Olschki, 2003, vol. II, p. 762.

3 A Vincenzo Di Cosimo, 29 mars 1855, in Massimo D’Azeglio, Epistolario, vol. VIII, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2013, p. 265.

4 Diomede Pantaleoni a Massimo d’Azeglio, in Massimo d’Azeglio e Diomede Pantaleoni. Carteggio inedito, con prefazione di Giovanni Faldella, Torino-Napoli, Roux e C., 1888, p. 369.

5 Ettore Bertolè Viale, Lettere dalla Crimea 1855-1856, a cura di Umberto Levra, Torino, Comitato di Torino dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 2006, p. 13.

6 Il mourut le lendemain 7 juin 1855.

7 Roma, M.C.R., Archivio, 564/46(5). « Al Nobil / Sig. Marchese Massimo d’Azeglio / Torino ». Timbres postaux : « Via di mare », « Genova 1 lug. 55 », « poste AMR tra Torino e Genova 2 luglio 1855 ».

8 « Al Nobil / Sig. Marchese Massimo d’Azeglio / Senatore del Regno / Torino in / Italia / Piemonte ». Timbres postaux : « Posta Mil. sarda 24 lug. 55 », « Torino A... 6 ago 55 ».

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Pour citer cet article

Référence papier

Georges Virlogeux, « En passant par la Crimée (été 1855) »Italies, 17/18 | 2014, 127-132.

Référence électronique

Georges Virlogeux, « En passant par la Crimée (été 1855) »Italies [En ligne], 17/18 | 2014, mis en ligne le 15 décembre 2014, consulté le 19 mars 2024. URL : http://journals.openedition.org/italies/4694 ; DOI : https://doi.org/10.4000/italies.4694

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Auteur

Georges Virlogeux

Aix Marseille Université, CAER (Centre Aixois d’Études Romanes), EA 854, 13090, Aix-en-Provence, France.

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