Memoria dei re angioini di Sicilia-Napoli nelle pergamene di Capua (1266-1435)
Résumé
Pour la réalisation de cet article l’Auteur a consulté, en trente ans, 4400 parchemins inédits angevins de Capoue, conservés dans les Archives Archiépiscopales locales, dont il a publié à ce jour environ 1200, tandis qu’il en a publié 70 autres inédits du Musée Campano de Capoue. L es rois de Sicile-Naples (1266-1435) ont pris très à coeur Capoue et son territoire, comme en témoigne la création de nouveau hôpitaux, ouverture des marchés, restauration d’églises, en particulier à l’époque du roi Robert (1309-1343). Capoue ètait la troisième ville du royame après Naples et Aquila. L e soutien apporté au Grand Sénéchal Gianni Caracciolo, qui opprimait les habitants de Capoue, fut fatal à Jeanne II. Très vite, Alphonse d’Aragon revendiqua la succession au royaume de Naples. C’est ainsi que naquirent les hostilités entre les Angevins et les Aragonais, qui se sont terminée par la victoire d’Alphonse, nouveau roi de Naples. Avec la mort de Jeanne II (1435) prend fin la longue période de relative tranquillité sous les Angevins, marquée certes par des contradictions, des compromis et des vicissitudes. Cet âge toutefois, au moins pour Capoue, n’était pas dépourvu d’un bien-étre incontestable sur le plan sanitaire, spirituel, économique et artistique, grâce aux hôpitaux, marchés, etc., créés et promus par la volonté de cette dynastie d’outre-Alpes. Les rois angevins valorisèrent comme jamais auparavant “Terra di Lavoro”, vaste région à la frontière du Latium, riche en ressources humaines et économiques, coeur du royaume de Sicile-Naples.
Entrées d’index
Mots-clés :
Archives Historiques Archiépiscopales de Capoue, parchemins angevins de Capoue, relations entre les rois angevins de Sicile-Naples et Capoue, Capoue, hôpitaux, marchés, églises, couvents, principaux notables de Capoue partisans des Angevins cités dans les parcheminsPlan
Haut de pageNotes de l’auteur
Alla memoria di Jean-Marie Martin (1938-2021)
Texte intégral
1. Premessa
- 1 Tali pergamene, da noi visionate dagli anni ‘80 in poi del secolo scorso, oggi non sono tutte consu (...)
- 2 Bibliografia essenziale: G. Del Giudice, Codice diplomatico del Regno di Carlo i e ii d’Angiò dal 1 (...)
- 3 Su tali pergamene cf G. Bova, Le pergamene angioine della Mater Ecclesia Capuana (1266-1277), i-iii(...)
- 4 J. Mazzoleni, Le pergamene di Capua, ii/1, Napoli 1958, pp. 1-5, 6-8, 8-11, 12-14, 14-16, 16-18, 19 (...)
- 5 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., i, pp. 281-283; Id., Le pergamene angioine, cit., iv, pp. 442 (...)
1Il presente articolo si basa quasi esclusivamente sui dati offerti dalla copiosa documentazione angioina superstite dell’Archivio Arcivescovile di Capua, forte di circa millesettecento pergamene del Capitolo e di circa duemilasettecento della Curia1, da Carlo i d’Angiò a Renato d’Angiò2, di cui circa milleduecento da noi già pubblicate3, mentre altre centinaia sono in avanzato stato di lavorazione. Nel Museo Campano si conservano poi altre duecentonove pergamene angioine, di cui trentasei pubblicate da Jole Mazzoleni (1908-1991)4 e settanta dal sottoscritto5, mentre le altre risultano lacere.
- 6 J. Mazzoleni, Gli Archivi ecclesiastici di Capua, in Il contributo dell’Archidiocesi di Capua alla (...)
- 7 All’epoca visionammo ca 2800 pergamene del Capitolo e ca 3200 della Curia (con appunti). Richieste (...)
2 Facendo un raffronto con la consistenza membranacea totale dell’Archivio, la Mazzoleni nel 1966 affermò che le pergamene del Capitolo erano circa 2800, mentre quelle della Curia circa 50006. Noi nel 2008 ne abbiamo consultate in tutto circa 60007.
3 In particolare bisogna dire che le pergamene angioine dell’Archivio Arcivescovile sono quelle che, tra tutta la documentazione superstite, hanno subito maggiormente le ingiurie del tempo. Molte risultano talmente lacere, scolorite, abrase e macchiate, che a stento è stato possibile redigerne un breve regesto nelle nostre edizioni.
- 8 Per i più importanti diplomi regi deperditi del Comune di Capua, ci siamo serviti dell’opera di Gio (...)
- 9 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i-l, passim.
- 10 G. Bova, I vescovi svevi e angioini di Capua, da un manoscritto inedito di Gabriele Iannelli, in Id(...)
4 Trattandosi di una documentazione di natura economico-amministrativa, basata su contratti di locazione tra la Chiesa e i censuari, nonché su testamenti, essa si presenta molto frammentaria per chi si aspetta una ricostruzione esauriente dei rapporti tra i sovrani angioini e gli arcivescovi locali, o un’analisi delle relazioni e delle dinamiche tra Capua e il regno. In questa sede offriamo solo la memoria di alcuni aspetti di tali relazioni, analizzando i privilegi regi superstiti dell’Archivio Arcivescovile, inoltre quelli custoditi nel Museo Campano, ancora i più importanti tra quelli oggi deperditi registrati nel 1588 dal Manna8, oltre a quei documenti che in qualche modo hanno relazione con gli angioini, servendoci anche dell’ausilio dei Registri Angioini dell’Archivio di Stato di Napoli9. Inoltre abbiamo pubblicato i manoscritti inediti di Gabriele Iannelli (1825-1895), fondatore del Museo Campano, relativi alle biografie dei locali arcivescovi angioini10.
5 La documentazione cui si fa riferimento nel presente lavoro è stata da noi individuata scrupolosamente e quasi tutta già edita nel corso degli ultimi decenni, mentre saranno pubblicate a breve scadenza le pergamene inedite di volta in volta citate in nota.
2. Riferimenti a Carlo i d’Angiò (1266-1285). L’amore per le chiese, gli ospedali e le fiere
- 11 In generale, cf P. Herde, Carlo i d’Angiò, re di Sicilia, in Dizionario Biografico degli Italiani ( (...)
- 12 Vale la pena ricordare l’intitulatio della carta concessionis del 1266, la quale recita così: «In n (...)
- 13 Il 27 marzo 1269, il re ordinava da Foggia al Giustiziere della Basilicata che «propter Luceriam pe (...)
6 Per quanto riguarda Carlo i d’Angiò11 la documentazione capuana è abbastanza ricca e fa subito registrare un atto dell’aprile 1266, indizione ix, rogato appena due mesi dopo la battaglia di Benevento (26 febbraio), la cui intitulatio fa riferimento al primo anno di regno del sovrano12. Carlo ricorderà anche in seguito il «felicem exercitum nostrum»13.
- 14 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, p. 221.
- 15 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., iv (1266-1270), Napoli 1967, n. 83, p. 13.
- 16 Archivio Storico Arcivescovile di Capua (= A.S.A.C.), pergamena del Capitolo n. 661 (di prossima pu (...)
- 17 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 725 (di prossima pubblicazione).
7 Già nelle arti minori si nota subito nella Curia Capuana un richiamo ai gigli di Francia, come mostra il signum liliatum disegnato dal notaio Iohannes in un documento rogato a Capua nel novembre 1266, ind. x14. Da allora in poi il giglio fu molto spesso raffigurato nei signa distintivi sia dei notai che dei giudici capuani apposti nei loro documenti, mentre prima spesso era disegnata la margherita, che si rifaceva alla simbologia di ispirazione religiosa (margarita = anima), la spiga di grano, la stella a sei punte (stella di David), o a otto punte quadrilobata, il nodo di Salomone (o nodo templare) e il nodo di S. Giovanni. In un mandatum del 1270, consegnato ai Giustizieri del regno per mezzo del Secreto di Terra di Lavoro e d’Abruzzo, il sovrano menzionava appunto il «signum nostrum ad lilium impressum»15. Dal 1312 in poi, dopo la soppressione dell’ordine templare, il giglio di Francia sostituì un po’ alla volta nella documentazione capuana il nodo di Salomone. In una carta del 17 dicembre 1317 il giudice Thomasius Guillelmi apponeva come suo signum una croce con i quattro bracci gigliati16, mentre il 23 marzo 1326 Robertus de Amantea, «publicus apostolica imperiali ac regia ubique per regnum Sicilie auctoritate notarius», apponeva come suo signum una croce con i quattro bracci gigliati e con il nodo di Salomone al centro17, che indica eternità e ciclicità.
- 18 G. Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1201-1228), i, Napoli 1998, p. 184.
- 19 A titolo di esempio citiamo le famiglie Filraone nel 1271 (G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii(...)
- 20 L. Pescatore, Le più antiche pergamene dell’Archivio Arcivescovile di Capua (1144-1250), «Campania (...)
8 Per quanto riguarda gli sconfitti svevi, Carlo prese possesso a Capua anche della «apotheca domini imperatoris in platea puplica» (Piazza dei Giudici), nota fin dal 122318. Tramite l’arcivescovo fece dare in concessione le redditizie apotheche della Piazza or ora nominata a persone di sua fiducia19. Toccò a Carlo anche la «startia domini nostri serenissimi imperatoris» (1246)20, sita presso la Capua Vetus, in loco Popplete, un pioppeto tra la villa S. Petri ad Corpus e la villa S. Prisci.
- 21 «Scribitur Britanno de Bucco et committitur custodia castri turrium pontis Capue. Datum Capue, per (...)
- 22 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 102.
- 23 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., v [1266-1272], Napoli 1968, n. 295, p. 172.
9 Carlo tra l’altro affidò la custodia e la manutenzione delle torri fridericiane sul ponte di Capua al suo fedele Britannus de Bucco (1267)21, con l’ausilio di alcuni servientes (1267)22. Risulta che nel 1269 furono pagati gli stipendia a un castellanus miles e a dieci servientes23.
- 24 W. Koller, Manfredi, re di Sicilia, in Federico ii, Enciclopedia Fridericiana, ii, Roma 2005, pp. 2 (...)
- 25 Per l’edificazione della marescallia fu abbattuta una domus del magister Petrus de Vinea (I Registr (...)
- 26 Per il documento del 1254, cf G. Bova, Le pergamene sveve, cit., iv, pp. 200-204; per il documento (...)
- 27 Sulla figura del giurista, cf H.M. Schaller, Della Vigna Pietro, in D.B.I., 37, Roma 1989, pp. 776- (...)
- 28 Municipio di Capua (a cura del), Pietro della Vigna. Osservazioni e documenti de’ membri della Comm (...)
- 29 G. Del Giudice, Codice diplomatico del regno di Carlo i e ii d’Angiò, cit., i, p. 222, nota.
10 Non da ultimo Carlo, consapevole dell’importanza della cavalleria angioina il cui intervento era stato fondamentale nella battaglia di Benevento24, si interessò anche della Regia Cavallerizza (marescallia) edificata a Capua in Piazza d’Armi25, facendo duplicare il 27 ottobre 1270 un lacero documento del 10 aprile 125426, in cui Corrado ordinava di allargare la struttura rendendola capace di almeno cento cavalli, facendo abbattere tra l’altro alcune case del giurista Petrus de Vinea (1190ca-1249)27. Nel 1301 un altro Petrus de Vinea († 1292 ca), omonimo pronipote del precedente, risulta maestro della Regia Cavallerizza, consigliere e familiare di Carlo i nel 1271, giudice nel 128828. Si ricorda inoltre un certo «Cordillerius, custos equorum nostrorum morantium Capue» (1281)29.
- 30 «Karolus, etc. Universis, etc. Noverit universitas vestra, quod Petrus de Cusencia, lator presenciu (...)
- 31 «Universis hominibus Sicilie. Cum magister Abraham de Sepo, de Messana, in cirurgia doctor fidelis (...)
- 32 «[Iustitiario Terre Laboris et comitatus Molisii] mandat ut Iohannes de Casamizula, medicus, non mo (...)
- 33 G. Del Giudice, op. cit., i, pp. 265-266, nota.
11 Nel suo primo anno di regno Carlo si interessò molto anche della medicina, come dimostra un diploma datato Capua 15 dicembre 1266, con cui concedeva a Pietro di Cosenza la facoltà di esercitare l’arte della chirurgia in tutto il regno30. Il re incaricò medici e chirurghi di sua fiducia di esaminare coloro che desideravano praticare quell’ arte, come prova un diploma datato Messina 24 gennaio 127131. Nel 1273 il re ingiungeva al Giustiziere di Terra di Lavoro di non molestare il medico Giovanni de Casamizula per una sua bottega sita presso la dogana di Napoli, né per un suo mulino sito a Capua32. In un privilegio datato apud Turrim S. Herasmi prope Capuam, del 28 aprile 1278, il re diede pure nuove disposizioni per la licenza in medicina da concedere al baccalare33.
- 34 Da un trentennio ci occupiamo dell’assistenza medico-sanitaria nelle due Capua attraverso una serie (...)
- 35 «Hospitalis S. Iohannis Yerosolimitani quod situm est prope castellum novum huius Capuane civitatis (...)
- 36 Id., Le pergamene angioine, cit., ii, p. 210.
- 37 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 326.
- 38 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 2557 (di prossima pubblicazione).
- 39 Regesto di Iannelli, in G. Bova, Le pergamene normanne, cit., p. 257.
- 40 Regesto di Iannelli, in G. Bova, Le pergamene sveve, cit., i, p. 231.
- 41 G. Bova, Le pergamene sveve, cit., i, p. 79.
- 42 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, p. 301.
- 43 Id., Le pergamene angioine, cit., v, pp. 515-517.
- 44 Id., Le pergamene aragonesi della Mater Ecclesia Capuana (1435-1438), i, Napoli 2014, p. 151.
- 45 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 2226 (di prossima pubblicazione). Questo ospedale è citato anch (...)
12 In generale la sanità fu il punto di forza e maggiormente qualificante del programma di tutti i sovrani angioini riguardo a Capua e al suo contado, ovviamente con la collaborazione dei vari arcivescovi e degli ordini religioso-militari34. A tale proposito dobbiamo ricordare come fu sempre molto attivo a Capua durante il regno di Carlo l’hospitalis S. Iohannis Yerosolimitani, noto fin dal 118535, il quale è citato ininterrottamente nelle fonti locali tra il 126636 e il 128437, ma anche nei secoli seguenti, almeno fino al 150938. Detto ospedale era stato costruito fuori la città probabilmente per motivi di igiene. Sappiamo infatti che a Capua era letto il Liber di Avicenna (980-1037), il padre dell’istituzione della quarantena in caso di malattie infettive (vedi avanti). L’ospedale di S. Giovanni sostituì i tre più vecchi ospedali locali che ben presto scomparvero dalla documentazione diocesana, ovvero l’hospitalis S. Stephani et S. Agathes (1150)39, costruito presso il ponte Casolino, l’hospitalis S. Agnetis (1201)40, sito anch’esso presso il ponte, e l’hospitalis S. Iacobi de Alto Passu (1202)41, eretto fuori Capua a occidente e ricordato ancora nel 130642. Segnaliamo inoltre che nel 1284 è citata l’ecclesia S. Marie de Frateria43, ricordata nel 1436 come ecclesia S. Marie de Confratribus44 e nel 1463 come hospitalis S. Marie Cumfratrum45. È probabile che chiesa e ospedale siano sorti insieme già nel 1284.
- 46 G. Pane - A. Filangieri, Capua. Architettura e arte, i, Vitulazio 1990, p. 38 e passim.
- 47 M. Merola, art. cit., pp. 5-7 e passim.
- 48 L. Giorgi, Architettura religiosa a Capua nel periodo angioino: i complessi di S. Domenico e di S. (...)
- 49 In generale, cf F. Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, i, Napoli 1766, pp. 2 (...)
13 Per quanto riguarda in modo specifico il profilo architettonico, storico-artistico, la destinazione conventuale, la rete urbana di Capua in età angioina, rimandiamo alle ricerche recenti di Giulio Pane - Angerio Filangieri46, Marianna Merola47 e Lucia Giorgi48. Aggiungiamo che, come si tramanda, la chiesa di S. Domenico fu edificata nella ii metà del xiii secolo49, pare a motivo della visita alla città di S. Tommaso d’Aquino († 1274).
- 50 In particolare furono fatti abbattere da Corrado i muri dei monasteri di S. Maria delle Monache e d (...)
- 51 «Capue universitas conqueritur quod eius menia et muros destruxerat Conradus et Manfridus olim Fred (...)
- 52 L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, iii, Napoli 1797, pp. 136-137 (...)
- 53 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vi [1270-1271], Napoli 1954, pp. 227-228.
- 54 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, p. 202.
- 55 «Murus dirutus Capuane civitatis» (Id., Le pergamene angioine, cit., ii, p. 272).
- 56 «Murus dirutus Capuane civitatis in burgo Porte Capuane, in parrochia S. Herasmi» (Id., Le pergamen (...)
- 57 «Murus dirutus Capuane civitatis prope locum Porte Capuane, in parrochia Ss. Cosme et Damiani, prop (...)
- 58 «Vestigium muri diruti huius Capuane civitatis» (Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 341).
- 59 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 73. Nello stesso documento si fa riferimento a un orto «de (...)
- 60 «Fossatum Capuane civitatis in loco qui dicitur Lagonara» (Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. (...)
14 Carlo intuì subito l’importanza di Capua, clavis regni, ultimo baluardo difensivo del regno di Napoli prima dello Stato della Chiesa. Tra i primi provvedimenti ci fu quello di far ricostruire le mura della città, in parte distrutte da Corrado (1252)50 e Manfredi (1255)51. Infatti, già nei primi anni del suo regno, «si ha un ricorso del Comune di Capua al re Carlo i d’Angiò lagnandosi della distruzione delle mura fatta da Corrado e Manfredi figli di Federico ii»52. Dal momento che nell’abbattimento erano state distrutte anche molte case private e alcuni conventi, i loro proprietari utilizzarono le pietre delle mura per ricostruire le loro abitazioni e Carlo dovette intervenire nel 1271 per fermare il furto di tale materiale ed esigere il pagamento del maltolto53. La riparazione delle mura andò per le lunghe e probabilmente andò a buon fine solo ai tempi di Carlo ii. In un documento del 1266 c’è un primo riferimento al «murus dirutus civitatis Capue» nella parrocchia di S. Tommaso Apostolo54, successivamente vi si accenna in documenti del 126855, del 128356, del 128657 e del 129558. Non mancano riferimenti nelle fonti capuane anche ad altre opere di difesa, come per esempio al «fossum civitatis in loco ubi dicitur Osanna in parrochia ecclesie S. Iohannis Ierosolimitani» citato nel 128359, localizzato in località Lagonara fuori Porta S. Angelo in un atto del 128860. La migliore difesa di Capua era però costituita sempre dal fiume Volturno che proteggeva la città per due terzi.
- 61 Quanto esposto è sintetizzato in una carta concessionis dell’agosto 1270, pubblicata da G. Bova, Le (...)
15 Al sovrano certo non dovevano mancare notizie su Capua ancor prima della sua incoronazione a re di Sicilia-Napoli. Nel 1266, per esempio, risiedeva a Parigi un personaggio dai molti titoli, il «nobilis vir et dominus, magister Gregorius de Neapoli, cappellanus sedis apostolice, decanus Baiocensis (di Baieux), custos et rector ecclesie Domini Salvatoris ad Curtem», sita a Capua. Gregorio poi, a causa della sua lontananza, costituì suo fratello Marino procuratore di tale chiesa. Dopo la morte di costui, il decano, con uno scriptum procuracionis, actum Parisii il 6 novembre 1266, ind. x, costituì procuratore suo nipote Iacobus Filiimarini, che poi a sua volta nel 1270 nominò procuratori i suoi fratelli, il giudice Iohannes e il canonico Petrus Citus, di Capua61.
- 62 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 98; ivi, n. 6, p. 105.
- 63 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 98.
- 64 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 6, p. 105.
- 65 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 99.
16 Capua ben presto veniva scelta dal re anche come sede della Magna Curia62, in cui tra l’altro venivano impartiti ordini «ad ponendam debitam rationem de officio Secretie et Portulanatus» (1267)63, «ad ponendam rationem de officio Iustitiaratus» (1267)64 e inoltre si chiedeva conto degli «iura maioris ecclesie Capuane» (1267)65.
- 66 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 103.
- 67 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii [1265-1281], Napoli 1967, n. 32, p. 285.
17 Si badava pure all’organizzazione per il trasporto delle merci. Nel 1267 veniva rilasciata un’apodixa a un mercante per il trasporto di trecentoquindici pavesi (scudi) da Napoli a Capua, e parimenti un’altra apodixa a Petrus de Primicerio di Capua per il trasporto di ventinove salme di orzo da Napoli a Capua66. Nel 1269 il re ordinava al Giustiziere di Terra di Lavoro e d’Abruzzo di inviare stipendiarios presso Capua «pro suis servitiis»67.
- 68 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii, n. 1, p. 218.
- 69 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., v, n. 197, p. 144.
18 Per quanto concerne la tassazione, attraverso la lettura delle cedole dei focolari apprendiamo che nel 1269 Capua era tassata «cum casalibus pro foculariis mcxxiiii e doveva versare auri uncias cclxxxi»68. Nello stesso anno, «in taxatione per Curiam nostram facta», il re tassava Capua per cccc salme di frumento e dccl di miglio69.
- 70 Si leggano a tale proposito: S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Firenze 1580; B. Adimar (...)
- 71 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, p. 11.
- 72 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 863 (di prossima pubblicazione).
- 73 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1231 (di prossima pubblicazione).
- 74 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 4°: documento del 7 giugno 1384, (...)
19 Per quanto riguarda brevemente l’aspetto sociale della città, in una popolazione multietnica quale era quella di Capua e del suo contado, ricca di famiglie nobili e notabili locali70, non poteva mancare da parte di alcune di esse l’orgoglio di appartenere ad antiche stirpi d’oltralpe. Per esempio, nel giugno 1268 è menzionata «Saura, relicta quondam iudicis Andree de Lauro et uxor Pauli de Nola, mulier Franca et more Francorum vivens»71; il 22 settembre 1336 è menzionata la «nobilis et egregia mulier, domina Iohanna Cerasola, relicta quondam nobilis viri, domini Iohannis de Floriaco, militis, regii cambellani et familiaris, iure Romano et more Francorum vivens»72; il 28 giugno 1372 è citata la «domina Catarina Caraczula, relicta quondam nobilis Iohannis Pandonis, de Capua, mater Iordani, iure Romano et more Francorum vivens»73; il 7 giugno 1384 sono ricordati il «nobilis vir, dominus Antonius de Vineis, miles, et Margarita de Vineis, de Capua, soror germana ipsius domini Antonii, more nobilium et iure Francorum viventes, et Nicolaus de Vineis, frater germanus dicti domini Antonii», ai quali Gemma de Tocco, badessa del monastero di S. Giovanni delle Monache in Capua, aveva fittato una starza «prope Capuam ubi dicitur ad Mayorisium»74.
- 75 «Karolus etc. Eidem etc. F. t. Mandamus quatenus per civitates Averse, Capue, Neapolis et alias ter (...)
- 76 «Die xxvii decembris xii indictionis [1268] apud Fogiam. Concesse sunt Iohanni de Alneto militi et (...)
- 77 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 7, p. 193.
- 78 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., iii, n. 204, p. 30.
20 Per quanto riguarda il problema dei ribelli di Capua, Aversa, Napoli e territori circostanti, il re nel 1269 faceva proclamare preconia voce un importante bando75. Per la confisca dei loro beni, siti in particolare a Capua, il 27 dicembre 126876 e il 18 marzo 1269 il re concedeva a Iohannes de Alneto tutti i beni confiscati al ribelle Franciscus de Eboli, ubicati a Capua, Somma, Massa, Trocchia, Pollena, ecc.77. In particolare il re, in data 29 settembre 1269, donava a Iohannes de Sole, canzonerio suo, alcuni bona proditorum, tra cui un palazzo e un orticello in Capua, presso l’orto della congregazione della cattedrale, ed una terra in un luogo detto Laviano, già appartenuti al proditor Helia de Capua; ancora gli donava altri beni siti a Capua già appartenuti a Conradus Capicius e altri beni siti a Savignano, nei luoghi detti ad Fundum, ad Silvam, ad Spasum, presso una starza di S. Angelo in Formis, a S. Angelo e ad Vigintiquinque, già appartenuti a Ricardus de Rebursa78.
- 79 «Karolus etc. Eidem Secreto, ut procuratorem venerabilis patris, domini Octoboni, sancti Adriani di (...)
- 80 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii, n. 314, p. 87.
- 81 «Item alie [lictere de conductu] per Regnum Sicilie tantum date sunt Petro Saxonis, procuratori et (...)
- 82 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, pp. 93-96.
- 83 Id., Le pergamene angioine, cit., v, pp. 37-40, 285-90.
21 Molto più interessante è il caso dei beni appartenuti al giudice capuano Petrus de Vinea, per i quali il re dava ordine, il 2 novembre 126879 e poi il 1° giugno 126980, che toccassero al cardinale Ottobono dei Fieschi (futuro papa Adriano v), avendo concesso allo stesso un lasciapassare nel suo regno già nel 126881. Abbiamo pubblicato una carta concessionis del settembre 1270, che menziona appena al di fuori dell’antica Capua (oggi S. Maria Capua Vetere), «in loco Popplete, prope ecclesiam S. Petri que dicitur deli Bocti», due piccole pezze di terra che confinavano con una «terra que fuit quondam magistri Petri de Vinea, quam nunc tenet dominus Oddobonus, venerabilis cardinalis»82. Inoltre, in una carta confirmationis dell’agosto 1273, è citata a Capua, nei pressi della chiesa di S. Maria de Reclusis, una «terra, presa et casa que fuerunt olim domini magistri Petri de Vinea et nunc sunt domini cardinalis Ottoboni»83.
- 84 Id., Le pergamene angioine, cit., iv, pp. 221-222. Già nel 1998 segnalammo per la prima volta la pr (...)
22 Avendo accennato all’antica Capua, citiamo anche un documento del giugno 1273 dal quale risulta che era andata bruciata, forse per qualche torbido, una carta alienacionis relativa a una pezza di terra sita «in finibus Capue Veteris, in loco ubi dicitur Alasegata», confinante tra l’altro con una terra del giudice Pietro, figlio del notaio Angelo (si potrebbe trattare ancora del giudice Pietro de Vinea, figlio del notaio Angelo)84.
- 85 «Landulphus Francus de Capua Iustitiarius Aprutii: Capua xiiii octobris, xii ind.» (I registri dell (...)
- 86 «Magistro Radulfo de Vifort clerico et iudici Taddeo Peregrino de Capua mandat ut inquirant de annu (...)
- 87 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vi, p. 122.
- 88 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vii, n. 13, p. 4.
23 Tra l’altro nel 1268 il re concedeva a Landolfus Franco, di Capua, il Giustizierato di Abruzzo85. Nel 1269 incaricava il giudice Tadeus Peregrino, di Capua, di indagare sul valore annuo di alcuni castelli siti in Terra Hydronti86. Inoltre nello stesso anno il re ammoniva i maiores e i potentes della città a non opprimere con l’autorità dei loro uffici l’universitas popularium di Capua87. Nel 1270 Carlo concedeva ai popolani di versare le imposte ordinarie e straordinarie in maniera autonoma88.
- 89 «Karolus etc. Secreto Principatus Terre Laboris et Aprutii etc. Volumus et f. t. [..] precipimus qu (...)
- 90 D. Matthew, I Normanni in Italia, Bari 1997, p. 442.
- 91 «Pecia terre foris Capuanam civitatem, prope villam S. Tamari, in loco ubi dicitur a lu Patarinu» ( (...)
- 92 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vii, n. 42, p. 278.
24 Segnaliamo la presenza di eretici nel territorio nel 126889, già constatata ad Aversa nel 123190 e a San Tammaro nel 132591 (Patarini). Il re il 20 dicembre 1269 scriveva agli ufficiali del Giustizierato di Terra di Lavoro e del Contado di Molise affinché aiutassero ad arrestare gli eretici di Rocca Maginolfi e a condurli nelle carceri di Capua92.
- 93 In generale, cf G. Bova, Colonie mercantili e minoranze etniche a Capua nel Medioevo, in Storia del (...)
- 94 N. Ferorelli, Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo xviii, Torino 1915, p. 38
- 95 «Secretis eiusdem [Principatus Terre Laboris et Aprutii mandat ut] archiepiscopo Capuano [exhibeant (...)
- 96 «Secretis Principatus Terre Laboris et Aprutii mandat ut archiepiscopo Capuano exhibeant viii decin (...)
25 Per quanto riguarda gli ebrei capuani93, già all’inizio del regno di Carlo essi erano «tornati in possesso della Regia Camera la quale, perciò, versava in compenso all’arcivescovo trenta once di oro e sedici decine di candele all’anno»94, come risulta da un documento del 22 maggio 126995 e da un altro del 18 dicembre successivo96.
- 97 «Il re ordina che al giudice Iacobus de Vencia vengano pagate le spese che egli tra l’altro sostenn (...)
26 Sappiamo pure che il re fu a Capua tra il febbraio e l’aprile 1270. Infatti, il 2 luglio 1270 egli ordinava da Napoli che venissero pagate al giudice Iacobus de Vencia le spese sostenute nel venire nella città fluviale per incontrare il sovrano stesso, quadragesima proxima praterita, ovvero nell’ultima Quaresima, che dura 40 giorni con inizio il mercoledi delle Ceneri (quell’anno cadeva il 26 febbraio) e prosegue con le cinque domeniche di Quaresima e la domenica delle Palme (quell’anno cadeva il 6 aprile)97.
- 98 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., i, p. 119.
27 Cogliamo l’occasione per ricordare anche la presenza a Capua del magister Andreas, pictor (1268)98, di cui non si sa niente di più al pari di altri artisti locali per giunta anonimi.
- 99 L’antica Capua, detta Capua Vetus nei documenti medievali, dopo la distruzione saracenica dell’841 (...)
- 100 Il documento reca la seguente datazione: «Datum Capue, xvi ianuarii, xiii indictionis» (I Registri (...)
- 101 «Girardo Flamingo committit custodiam turris S. Erasmi prope Capuam» (1271, I Registri della Cancel (...)
- 102 «Al tesoriere Niccolò Boucel manda affinché somministri a Simone Brussier, castellano della Torre d (...)
- 103 C. Du Cange, Glossarium mediae et infimae latinitatis, ii, Niort 1883-1887, concergius, col. 476c.
- 104 «Pro Nicholao Drugeto. Scriptum est concergio seu custodi turris S. Herasmi. De fide et legalitate (...)
- 105 «Scriptum est eidem Nicholao Drugeti, ut ad dictam turrim se conferat et ipsam ad honorem etc. Datu (...)
28 In riferimento alla Torre di S. Erasmo nell’antica Capua99, il 16 gennaio 1270 da Capua «il re ordina(va) al maestro giurato di Aversa di mandare ogni giorno venti buoi ed i carri necessari per trasportare il legname ed altri materiali, onde costruire alcune case presso la torre di S. Erasmo, in tenimento di Capua: ciò a richiesta di maestro Giovanni, protomaestro di quelle costruzioni»100. Nel 1271 il re affidava la custodia della Torre al valletto Gerardo Flamingo101. In un documento emesso a Mignano il 27 febbraio 1271 Carlo ordinava al tesoriere Niccolò Boucel di dare a Simone Brussier, castellano della Torre, i fondi necessari per riparare il Palazzo «ove bisognava rifare la terrazza con l’atrio inferiore davanti alla camera di esso re, e riparare le camere terranee e quelle già destinate alla Cancelleria, nei muri, negli infissi e specialmente nei tetti»102. Nel 1273 il re scriveva al concergio (custos domus regiae)103 della Torre di affidarne la cura e la custodia al miles Nicola Druget, familiare del sovrano104, fornendo le armi e tutto il necessario. In pari data il re scriveva a Nicola di prendere possesso della Torre stessa105.
- 106 «Mandata pro custodia stratarum [...]: baiulis Capue, pro strata illarum partium. Datum Trani, vii (...)
- 107 «Girardo Flamingo, vallecto, committit custodiam foreste regie apud Capuam, que vocatur Ducenta» (I(...)
29 Per quanto concerneva le strade, il 7 giugno 1271 il re dava ordini ai baiuli di Capua per la loro custodia106. Per quanto riguardava le foreste, nel 1271 il re affidava al valletto Gerardo Flamingo la custodia della foresta regia, “que vocatur Ducenta”, presso Capua107.
- 108 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., v, n. 12, p. 191.
- 109 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iv, p. 148.
- 110 Id., Le pergamene angioine, cit., v, p. 572.
30 Per quanto concerneva più in generale gli altri centri di Terra di Lavoro, il re nel 1269 concedeva in feudo a Filippo, primogenito dell’imperatore di Costantinopoli Baldovino, le città di Alife, Caleno (Carinola), Rocca Mondragone, ecc. Nello stesso anno confermava al magister Andreas de Capua, «magne nostre Curie advocatus et causarum nostrarum patronus», un tenimentum sito in terra Cansie, acquistato da un certo Gotifridus de Rocca108. Nel 1280 si ha notizia di una terra del dominus princeps «in finibus terre Capuane, in loco qui dicitur Pratum de Cantalupo»109. Nel 1282 il re concedeva a Stephanus de Samiri, miles Gallicus, alcune terre site a Capua, Grazzanise e S. Maria la Fossa110.
31 Le condizioni generali della città sembrano migliorate ai primi degli anni Settanta, come dimostrano le molte transazioni economiche che abbiamo pubblicato. Una folla si muoveva tra le domus, le apothece e le vie di Capua: calzolai, sellai, canestrai, marmisti, funarii, cannabarii (addetti alla canapa), cuochi, ma anche giudici, notai, cancellieri, medici, chirurghi, speziali, canonici, milites, oltre a iuvenes, puellae, orfani, pauperes, miserabiles, leprosi.
- 111 Id., Le pergamene angioine, cit., iii, pp. 314-318.
- 112 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., xi [1273-1277], Napoli 1958, p. 134; I. Di Resta, op. (...)
32 Soprattutto intorno al 1271 si nota anche una certa tendenza da parte di alcuni rappresentanti dei ceti più abbienti a lasciare il contado per il centro abitato111. Intorno al 1273 l’universitas fece riparare anche l’antico acquedotto per cui l’acqua affluiva a Capua dalla sorgente di S. Angelo in Formis112.
- 113 «Petro de Autona, feudum quod fuit Hugonis de Traiecto, mortui sine liberis, pro unciis xx; et peti (...)
- 114 I Registri della Cancelleria angioina, cit., xii [1273-1276], Napoli 1959, n. 48, p. 38.
33 In particolare il 30 settembre 1274 il re per venti once d’oro assegnava a Petrus de Autona il feudo che era stato di Hugo de Traiecto, morto senza figli, unitamente a una terra di cento moggia sita «in loco ubi dicitur Cese, de pertinenciis Capue», che già era stata tenuta da Alexandra, figlia del defunto Iohannes Filii Rahonis, di Capua113. Nel 1274 il re chiedeva al Giustiziere di Terra di Lavoro di conoscere i nomi dei vandali di Napoli, Aversa e Capua, che avevano distrutto il palazzo costruito dall’imperatore Federico ii in gualdo Neapolis e di obbligarli a provvedere alla riparazione dell’edificio114.
- 115 G. Iannelli, I vescovi svevi e angioini di Capua, ms., cit., ora in G. Bova, Le pergamene sveve, ci (...)
34 Re Carlo tra l’altro con suo diploma del 1279 dispose un assegno alla Chiesa di Capua da prelevarsi dai frutti del baiulato e della bagliva115.
- 116 «La nuova politica del papa [Gregorio x] nei confronti dell’Impero aveva ottenuto come non ultimo r (...)
- 117 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iv, p. 135.
35 Una carta testamenti del lunedì 8 gennaio 1280 potrebbe contenere un riferimento alla spedizione navale di re Carlo alla volta di S. Giovanni d’Acri (1277)116. Nel documento Petrus de Primicerio, detto figlio del fu Riccardo, gravemente ammalato, decideva di fare testamento. Lasciava al fratello Paolo, «si ad partes istas veniret», un suo palacium vetus sito a Capua nella parrocchia di S. Leucio. Se il fratello però non avesse fatto ritorno entro sei anni, la casa sarebbe passata all’abate Petrus de Sabbastiano, suo consanguineo117.
- 118 Per l’edizione di questa lettera, cf O. Raynaldo, Annales ecclesiastici ab anno quo definit card. C (...)
36 Il 1° aprile 1280 Nicola iii scriveva una lettera «charissimo in Christo filio Carolo illustri regi Sicilie», ammonendolo a non molestare l’arcivescovo di Capua Marino Filomarino, circa il possesso di Castelvolturno, da sempre pertinente a quella Chiesa118.
- 119 G. Iannelli, I vescovi svevi e angioini di Capua, ms., cit., ora in G. Bova, Le pergamene sveve, ci (...)
37 Carlo infine nel «1284 concedeva il privilegio all’università di Capua di Capua di aprir mercato per dieci continui giorni “in festo dedicationis beati Stephani”, cioè dal 6 giugno al 15; e questo è quel mercato conosciuto sino ai principi di questo secolo col nome di mercato di S. Antonio, ed oggi ristretto a soli tre giorni sotto nome di fiera di S. Lazzaro»119.
- 120 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., v, pp. 568-570; Id., Le pergamene angione, cit., vi, pp. 111- (...)
- 121 Z. Zafarana, Boccaccio di Chellino, in D.B.I., 10, Roma 1968, pp. 835-838.
38 Segnaliamo che nell’agosto 1285 uno sconosciuto Agostino Boccaccio aveva in fitto una terra presso la villa S. Laurencii, fuori Porta Roma a Capua120. Forse solo per coincidenza, in eadem villa, «il 1° novembre 1339 Boccaccio [di Chellino] prendeva in affitto per sé e per il figlio Giovanni alcuni beni della chiesa di S. Lorenzo nell’arcidiocesi di Capua: contratto in seguito rinnovato fino al 1341»121 (vedi avanti).
- 122 G. Bova - C. Alpopi, Villaggi abbandonati, cit., p. 191; G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iv, (...)
- 123 G. Bova - C. Alpopi, Le chiese di Maria Regina di Tutti i Santi e di Maria Ss. Assunta in Cielo, ci (...)
39 In generale Carlo lasciò a Capua un buon ricordo di sé. Per esempio Petrus de Primicerio, nel suo testamento del lunedì 8 gennaio 1280, destinava al re mezzo augustale d’oro122. In un documento del 7 gennaio 1307 c’è un riferimento a una precedente carta del maggio 1266, redatta nel «primo anno regni quondam bone memorie domini nostri Karoli Dei gratia invictissimi tunc regis Sicilie»123.
3. Riferimenti a Carlo ii d’Angiò (1285-1309). I pellegrini, i bambini, le fiere
- 124 In generale, cf A. Nitschke, Carlo ii d’Angiò, re di Sicilia, in D.B.I., 20, Roma 1977, pp. 227-235 (...)
- 125 I titoli di Carlo Martello furono “Carolus primogenitus illustris Ierusalem et Sicilie regis prince (...)
40 Carlo ii124, come è noto, fu prigioniero in Aragona tra il 1285 e il 1288, periodo in cui fu reggente il figlio Carlo Martello, suo vicario. I documenti capuani compresi in quell’arco di tempo sono intitolati al figlio125; solo dal 1289 in poi sono intitolati al padre.
- 126 M. Monaco, Sanctuarium Capuanum, Neapoli 1630, p. 387; il Granata riferisce che papa Bonifacio fu a (...)
- 127 Il documento del 1295 è pubblicato in «Archivio Storico per le Province Napoletane», a cura della S (...)
- 128 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., l (1267-1295), Napoli 2010, p. 17.
41 Intanto il 1° gennaio 1295 si registrava il passaggio per Capua di Bonifacio viii, che il 24 dicembre 1294 era stato eletto papa a Castelnuovo di Napoli: «Bonifacius papa viii electus Neapoli 1294 in pervirgilio Nativitatis Dominicae, Romam ad consecrationis et coronationis munus accipiendum pergens, primo die Capuae constitit»126. Si ha notizia che il 13 gennaio 1295 il re si trovava nella Torre di S. Erasmo nell’antica Capua, come risulta da un diploma «datum apud turrim S. Herasmi prope Capuam per Bartholomeum de Capua, militem domini pape, notarium regni Sicilie ac magistrum rationalem, anno Domini et cetera [mddlxxxxv], die xiii ianuarii, viii indictionis» (1295)127. Il 15 gennaio successivo il re si trovava a Capua128.
- 129 Sull’attività amministrativa dell’arcivescovo Pietro Gerra, cf G. Bova, Le pergamene angioine, cit. (...)
- 130 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 42-43.
42 Il 22 febbraio 1296, ind. ix, da Napoli Carlo ii tra l’altro comunicava all’arcivescovo di Capua Pietro Gerra (1296-1299)129 di aver nominato «Raynaldus Galardus de Pies, miles, regni Sicilie magister penecterius, consiliaris, familiaris et fidelis noster», quale custode delle terre e delle località marittime «que sunt a Putheolo usque ad Gayetam»130.
- 131 G. Di Capua Capece, op. cit., pp. 73-74; R. Orsini, Chiesa di S. Eligio, in Ristampe Capuane, a cur (...)
- 132 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., i, p. 393.
- 133 G. Vitolo - R. Di Meglio, Napoli angioino-aragonese. Confraternite, ospedali, dinamiche politico-so (...)
43 Nei primi anni di regno Carlo ii non si mostrò insensibile al problema dei derelitti, come dimostra l’erezione dell’hospitalis S. Eligii vulgo S. Aloja, sorto tra il 1284 e il 1296131, citato la prima volta in una pergamena del 1300132, a favore dei bambini, dei pellegrini e dei poveri infermi, omonimo del celebre ospedale napoletano fondato nel 1270133.
- 134 G.A. Manna, op. cit., p. 163a; F. Granata, Storia civile, cit. ii, p. 55.
- 135 M. Monaco, Sanctuarium, cit., p. 510.
44 Il re, come riferito dal Manna, nel 1300 concesse le franchigie dal 21 al 30 dicembre ai capuani che avessero tenuta la fiera di S. Stefano134, elargendo altre franchigie il 6 giugno (mercato di S. Antonio), in onore della dedicazione della Chiesa di Capua135 (vedi avanti).
- 136 M. Della Cioppa, Notizie istoriche di S. Angelo in Audoaldis, Caserta 1843, p. 63. Il passo tra vir (...)
45 Al pari del suo predecessore, anche Carlo si occupò delle difese di Capua, per esempio del castello normanno delle Pietre, secondo quanto afferma il Della Cioppa: «Ma Carlo ii d’Angiò per ridurre a comodo di fortezza una porzione di quell’edificio, dispose nell’anno 1301 che i padri [agostiniani della congregazione di S. Giovanni a Carbonara] si restringessero nel lato meridionale del medesimo»136.
- 137 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, p. 246.
- 138 Regesto di Iannelli, in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 673.
46 Non mancarono concessioni sovrane ad alcuni fedeli. Per esempio nel 1301 Carlo confermò al miles Bartholomeus de Capua, logoteta e protonotaro del regno, il possesso di alcune botteghe site a Capua in platea Amalfitana, confinanti con la domus del defunto Iohannes de Sole Gallico137, suo canzonerius. Un ultimo riferimento al re è nel testamento dell’8 dicembre 1306 di «Rosata, uxor quondam Raynerii de Sultano, Galici», di Capua, che «in longinquis partibus proficiscerat ad servitia domini nostri regis»138.
- 139 Riguardo al paesaggio, al territorio, alle risorse e alla rete stradale del contado capuano, cf G. (...)
- 140 A. Kiesewetter, Maria d’Ungheria, regina di Sicilia, in D.B.I., 70, Roma 2008, pp. 218-221.
- 141 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, p. 429.
- 142 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 72-74.
- 143 D. Passerini, Familiaritas, hospitium e giurisdizione: i principi angioini tra xiii e xiv secolo, « (...)
- 144 Regesto di Iannelli, in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 676.
47 Intanto la fertilità del contado capuano139 aveva attirato l’attenzione della regina consorte Maria d’Ungheria (1255-1323)140, che da un documento del 1299 risulta avere una pezza di terra «in pertinenciis Magdaloni in loco ubi dicitur Antignanum»141. La sovrana è ricordata anche in un documento del 18 marzo 1303, in cui è citato il «dominus Iohannes Ballidardus, magister hospicii illustrissime regine Ierusalem et Sicilie»142. Al vertice dell’hospitium regis in genere c’era il siniscalco, il conte camerario si occupava della gestione finanziaria, il magister hospicii ricopriva una carica onoraria143. Nel 1308 è citata un’altra «terra domine regine in villa Urticelle»144 (presso S. Maria la Fossa).
- 145 In un primo momento abbiamo datato questo lacero documento – proveniente da una donazione del 1969 (...)
- 146 G. Bova, Le pergamene sveve, cit., ii, Napoli 1999, pp. 80, 162-166.
48 Non mancò anche Maria d’Ungheria di fare opere di carità a favore di Capua, rinunciando nel 1[301] ai diritti regi sul «pheudum quod fuit quondam Nicolelle, filie quondam Gilecti Gallici», sito a Capua nel borgo di Porta Capuana, acquistato dal logoteta Bartholomeus de Capua per la costruzione dell’ospedale di S. Maria de Reclusis145. Molto probabilmente si tratta di un ampliamento del vecchio ospedale di S. Maria de Petris Erectis, noto fin dal settembre 1230 quando i suoi custodi e rettori concessero a suor Florisia, «que per Dei gratiam est, quod fuisti reclusa in eadem ecclesia», una terra presso il cimitero della chiesa, affinché la religiosa e il suo parente Riccardo de Lauro costruissero “suis sumptibus” una «casa et hospitale ad opus et hutilitatem pauperum »146.
- 147 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 517.
- 148 Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 516 (riporto un documento del canonico Iannelli); cf pure (...)
49 È probabile che anche Carlo ii, come già Federico ii, abbia incoraggiato a Capua gli studi di diritto unitamente a quelli di medicina. Ce n’è traccia nel testamento del 17 marzo 1288 in cui il canonico Iohannes de Capua, cappellano del papa, assegnava al magister Crisantus le decretales et decretum suum, mentre all’abate Angelus lasciava il testo di medicina noto come “Liber Avicenne”, un “Liber epistolarum Romane curie et medium decretum sine glossis”147. Forse non a caso è del 22 novembre 1300 il permesso da parte di Bonifacio viii a Bartolomeo de Capua di edificare a Capua un hospitalis e una ecclesia presso il luogo detto “degli Eremiti di Sant’Agostino” – quello che sarà poi il monastero di Montevergine – esente dalla giurisdizione dell’arcivescovo e immediatamente soggetto alla Santa Sede148.
- 149 G. Iannelli, I vescovi angioini di Capua, ms., ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., i, p. 2 (...)
50 Il canonico Iannelli menziona tra l’altro «un privilegio di re Carlo ii d’Angiò del 5 marzo 1299, con il quale furono confermati tutti gli antichi possessi già donati alla Chiesa aversana dal principe di Capua Giordano ii nel giugno 1121, notandosi tra gli altri beni quell’oliveto “ad radicem montis ubi est Rocca Capuae”»149.
- 150 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 24, 156, 361, 669, 670, 677.
- 151 Th. Pécout, Leopardo da Foligno, cit., p. 66.
51 Da alcuni documenti diocesani risulta che Leopardus (de Fulgineo), arciprete di Benevento, canonico di Napoli e cappellano di re Roberto, noto in seguito per la sua importante missione in Provenza (1332-1334), era presente tra i sacerdoti della cattedrale tra il 1303 e il 1310150. Thierry Pécout, biografo di Leopardo da Foligno, precisa che: «le nouvelle archiprête de Benevento obtien ensuite un canonicat à Capua en 1325, alors que le grand chancelier du royame, Enguerrand Stella († 1333), en est archevêque»151.
- 152 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 482.
52 Tra gli artisti menzioniamo il magister Laurencius, pictor (1287)152, di cui non si sa niente.
- 153 Sul notariato è utile consultare il recente saggio di G. Vitolo, Il Regno svevo di Sicilia come lab (...)
53 Ricordiamo infine che in quegli anni ci furono diverse nomine da parte di Carlo e dei suoi successori relative a notai e giudici capuani muniti di regia auctoritate153.
4. Riferimenti a Roberto d’Angiò (1309-1343). L’amore per la Capua Vetus e le fiere
- 154 In generale, cf R. Caggese, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, Firenze 1922; F. Sabatini, Napoli angio (...)
- 155 J.-P. Boyer, Parler du roi et pour le roi, cit., p. 244 (e la bibliografia ivi citata).
- 156 N. Kamp, Filomarino Marino, in D.B.I., 47, Roma 1997, pp. 806-810.
- 157 Ci piace ricordare che, inclusa nell’area del casale di S. Erasmo, si erge ancora oggi la cappella (...)
- 158 «Circa ecclesiam S. Marie de Capua, sitam in casali Sancti Erasmi prope ipsam civitatem Capue, in q (...)
- 159 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, pp. 472-473.
54 Roberto d’Angiò154, secondo il logoteta Bartolomeo de Capua, «natus fuit in regno isto, in urbe Capuana», come ci comunica per lettera Jean-Paul Boyer155. Il re tra l’altro era molto legato alla Torre di S. Erasmo nella Capua Vetus perché vi era stato battezzato dall’arcivescovo Marino Filomarino (forse nel 1279)156, come si apprende da un documento del 1° ottobre 1315, in cui il re ordinava che presso la chiesa di S. Maria, sita nel casale di S. Erasmo157, si tenesse una fiera di cinque giorni a partire dall’8 settembre (festa della Natività della Vergine)158. Nell’area della Torre egli fece allestire anche un parco chiuso da un muro: «in villa S. Herasmi, finis murus parchi domini nostri regis» (1332)159.
- 160 Per le fiere delle due Capua, in generale cf Bova, La vita quotidiana, cit., pp. 71-72.
- 161 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 711 (di prossima pubblicazione).
- 162 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 761 (di prossima pubblicazione).
55 Roberto, continuando la politica economica di Carlo i e di Carlo ii, favorì i mercati nelle due Capua perché essi contribuivano non poco al pagamento delle tasse160. In una carta locationis del 7 dicembre 1324 è citato anche un mercato «in loco ubi dicitur la Nundina» presso la villa Cauzani, non lungi da Marcianise161, e in una carta empcionis del 19 ottobre 1328 è ricordata una «domus in suburbio mercati veteris de Aversa»162.
56 Veicolo importante per il commercio era il fiume Volturno, che si snodava all’interno per 175 chilometri toccando mercati locali, mentre aveva funzione di emporium il porto di Castelvolturno, da cui salpavano le navi alla conquista di altri mercati nel Mediterraneo.
- 163 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit. ii/1, p. 178.
57 Il privilegio della fiera della Natività della Vergine nell’antica Capua fu riconcesso il 4 aprile 1436 da re Alfonso che prolungò la fiera di settembre di altri tre giorni per la durata di otto giorni, dall’8 al 15 settembre, e ne aggiunse altri due in kalendis augusti163.
- 164 Si legga la trascrizione manoscritta di una pergamena dell’agosto 1221, deperdita, effettuata dal c (...)
- 165 F. Granata, Storia sacra, cit., i, p. 293.
- 166 Riccardo da S. Germano, La Cronaca, trad. di G. Sperduti, Cassino 1995, p. 153.
- 167 G. Iannelli, I vescovi svevi e angioini di Capua, manoscritto cit., ora in G. Bova, Le pergamene sv (...)
- 168 G.A. Manna, op. cit., p. 163a; F. Granata, Storia civile, cit. ii, p. 55.
- 169 M. Monaco, Sanctuarium, cit., p. 510.
58 Per quanto riguarda la nuova Capua, si ricorda la fiera di S. Lazzaro, indetta nei giorni di Pentecoste nel Campo di Marte. La sua origine è incerta, legata alla erezione della chiesa stessa, citata già nel 1221164, pare a opera di Lazzaro de Raymo, anche se il Granata posticipa erroneamente la data di fondazione al 1228165. Risale invece al lontano 1234 il privilegio di Federico ii relativo a una grande fiera annuale della durata di diciotto giorni, dal 22 maggio all’8 giugno166. Già Carlo i d’Angiò, come abbiamo già detto, nel 1284 aveva concesso a Capua il privilegio di tenere mercato per dieci giorni “in festo dedicationis beati Stephani”, cioè dal 6 al 15 giugno167. Pure Carlo ii nel 1300, come abbiamo già detto, aveva concesso le franchigie per nove giorni, dal 21 al 30 dicembre, ai capuani che avessero tenuta la fiera di S. Stefano168, confermando altre franchigie il 6 giugno (mercato di S. Antonio) in onore della dedicazione della Chiesa di Capua169.
- 170 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p 156.
- 171 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 687 (di prossima pubblicazione).
- 172 A. Clementi, L’arte della lana in una città del Regno di Napoli (sec. xiv-xvi), L’Aquila 1979; Id., (...)
- 173 A. Filangieri, Territorio e popolazione in Italia Meridionale, Milano 1980, p. 309.
59 Tra le persone di fiducia di re Roberto, ripetiamo ancora una volta, nel 1310 c’era a Capua il sacerdos Leopardus de Fulgineo, cappellano del re170. Rilevante per l’economia era la presenza di «Nicolaus de Marsibilia, mercator pannorum, civis Capue» (1320)171. Forse proprio per il commercio dei panni Capua intorno al 1320 era tra le città più fiorenti del regno dopo Napoli e Aquila172, con una popolazione tra i 7000 e i 9000 abitanti173.
- 174 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 165.
- 175 Id., op. cit., viii, pp. 208-209. Nel 1455 circa tale terra fu data in feudo dall’arcivescovo Giord (...)
- 176 Id., Le pergamene angioine, cit. viii, p. 252. La stessa notizia è contenuta pure in A.S.A.C., perg (...)
- 177 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4361 (di prossima pubblicazione).
- 178 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 705 (di prossima pubblicazione).
- 179 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4540 (di prossima pubblicazione).
60 Tra i documenti diocesani più antichi relativi al regno di Roberto, ce ne sono alcuni che riguardano la regina Sancha d’Aragona, sua seconda moglie, la quale era particolarmente attirata dalla fertilità del contado capuano risultando proprietaria di alcuni terreni. Nel 1310, per esempio, è citata una «terra domine regine» presso la villa Longi (S. Maria la Fossa)174. Nel 1312 è menzionata una «terra domine regine sita in villa Orticelle in loco ubi dicitur ad Castellonem», presso San Tammaro175. Nel 1315 è ricordata una terra di Iohannes de Leonardo tenuta da parte della «domina regina», sita nelle pertinenze della villa Longi, «in loco ubi dicitur Castrum Guarinum»176. Nel 1319 è citata a Bellona una «terra domine Ierusalem, Sicilie et Hungarie regine, prope ecclesiam S. Felicis, in loco ubi dicitur Campus Radulfi»177. Nel 1323 è menzionata ancora una «terra domine regine» a S. Maria la Fossa178. Ancora nel 1323 è ricordata una «terra domine regine in villa S. Viti Palmentate, ubi dicitur Crus S. Pauli» (presso Vitulazio)179.
- 180 F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae, ix, Venetiis 1721, col. 956; C. Eubel, Hierarch (...)
- 181 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 776 (di prossima pubblicazione).
61 Ed eccoci al problema del brigantaggio. Il 20 maggio 1329, Goffredo Fazaro, consigliere di re Roberto e vescovo di Mileto (1328-1339?)180, consacrato dall’arcivescovo di Capua Ingeranno Stella e dall’abate di Montecassino Raimondo di Gramat, non potendo inviare in originale alla Curia Romana due lettere dei vescovi di Arles e di Preneste, «propter maliciam temporis ac viarum ubique maris ac terre pericula», fu costretto a spedirne solo un transumptum in forma puplica181.
62 Purtroppo, tra i privilegi di Roberto relativi a Capua, manca quello del 10 luglio 1330, già custodito nell’Archivio del locale Municipio e visionato dal Granata intorno al 1756:
- 182 F. Granata, Storia civile, cit., ii, p. 63.
«Questo re con suo privilegio de’ 10 luglio 1330 ordinò che niun padrone di boschi, o erbaggi possa di propria autorità carcerare e ritenere presso di sé carcerati gli animali de’ cittadini di Capua, che si trovassero scappati in essi a pascere; ma debbano ricorrere al giudice pel danno forse inferito, come dal privilegio che si conserva nell’Archivio [num. 6] della nostra città chiaramente appare»182.
63 Per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera e la professione medica, al re è attribuita nel 1319 l’edificazione nella Capua Vetus della chiesa e ospedale di S. Lorenzo, abbattuta nel 1880 per ampliare il Corso Garibaldi in S. Maria Capua Vetere, erede dell’antica città:
- 183 Id., op. cit., ii, pp. 62-63.
«Nell’anno 1319, a richiesta ed insinuazione di Bartolomeo de Capua, [Roberto] edificò in questo gran casale di S. Maria la chiesa ed ospedale di S. Lorenzo, con assegnargli una pingue rendita, col peso di maritare dieci donzelle ogn’anno; e fin oggi si veggono su la porta della chiesa l’effigie di Roberto e di Sancia sua moglie, coll’iscrizione dei nomi loro; ed in questa chiesa veniva spesso il re a sentir la santa messa. Ma oggi è padronato regio, posseduto dalla famiglia Gaetana de’ duchi di Piedimonte, coll’alternativa co’ re di Napoli, per ispecial grazia a tal nobilissima famiglia da’ sovrani conceduta»183.
- 184 Id., op. cit., ii, p. 53.
64Tale chiesa era molto comoda per i mercanti forestieri che in tre giorni durante la settimana venivano a tenere il mercato nella adiacente Piazza del Mercato e avevano così la possibilità di ascoltare la messa, che non mancava mai ogni giorno184.
- 185 C. Minieri Riccio, Genealogia, cit., viii/1 (1883), p. 15, nota 4 (regesto); G. Stroffolini, op. ci (...)
- 186 C. Minieri Riccio, Genealogia, cit., viii/1 (1883), p. 16, nota 2 (regesto); G. Stroffolini, op. ci (...)
65 La costruzione dell’ospedale di S. Erasmo nella Capua Vetus è ricordata invece in un diploma del 5 dicembre 1334, ind. iii: «reparacionem turris nostre sancti Herasmi prope Capuam et costructionem hospitalis quod in casali S. Marie de Capua prope eandem turrim fieri providimus»185. In un altro diploma del 20 dicembre 1334, ind. iii, si parla di «hospitalis nostri, prope turrim S. Herasmi de Capua de novo constructi, quod est proprie subsidium pauperum et receptaculum infirmorum nostrorum»186.
- 187 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 686 (di prossima pubblicazione). La chiesa dei Ss. Cosma e Dami (...)
- 188 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 705 (cf G. Bova, I più antichi documenti di S. Maria la Fossa, (...)
- 189 G. Di Capua Capece, op. cit., p. 79.
- 190 La pergamena del Capitolo n. 328, cui fa riferimento per l’anno 1299 M. Merola (art. cit., p. 16, n (...)
- 191 Probabilmente Nicola all’epoca era solo praepositus, risultando vescovo di Carinola solo dal 1330 a (...)
- 192 L’epigrafe è riportata da F. Granata, Storia sacra, cit., i, p. 321.
- 193 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 2089 (di prossima pubblicazione).
- 194 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 220-222.
- 195 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 862 (di prossima pubblicazione). La chiesa e l’ospedale dell’An (...)
66 Non è disutile segnalare che negli anni di regno di Roberto si riscontra a Capua anche la presenza di altri quattro ospedali, anche se la loro edificazione non si può attribuire con certezza a Roberto. Ci riferiamo alla domus hospitalis Ss. Cosme et Damiani (1320)187, all’hospitale Sancti Spiritus (1323)188 – il quale secondo una notizia priva di fondamento risalirebbe al 1299189, ma manca il documento probante190 – e al brephotrophium et nosocomium Annunciationis consacrato con rito solenne da Nicola, vescovo di Carinola, il 24 marzo 1226191, come recita un’epigrafe192. Nel 1340 è citato l’hospitalis monasterii S. Iohannis, la cui badessa fittò un tenimentum con l’obbligo per i censuari di «facere in hospitali monasterii, quando necessarium fuerit, saccones plenos palee quoque cum coperitoriis, pro usu pauperum existencium in hospitali»193. Inoltre ricordiamo anche l’hospitalis Petremellarie (1313)194, a circa trenta chilometri da Capua, e l’hospitale ecclesie S. Marie Annunciate a Marcianise (1336)195, distante circa dodici chilometri dalla città fluviale.
- 196 G. Bova, Giordano Gaetano, cit., pp. 35-44.
- 197 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/2, p. 70.
- 198 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 2076 (di prossima pubblicazione).
- 199 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 757 (di prossima pubblicazione).
67 A Capua si registrano negli anni di re Roberto almeno tredici medici e chirurghi196, tra cui il «magister Bartholomeus de Bisento, medicinalis scientie professor, phisicus et familiaris viri magnifici domini Bartholomei de Capua» (1336)197, ma non sappiamo se poteva permettersi un medico Trotta, paupercula (1316)198, o Nicolaus, disperatus (1328)199.
- 200 I. Walter - M. Piccialuti, Bartolomeo da Capua, in D.B.I., 6, Roma 1964, pp. 697-704; J.-P. Boyer, (...)
- 201 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 536.
- 202 Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 246.
- 203 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, p. 387.
- 204 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1015 (di prossima pubblicazione).
- 205 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1032 (di prossima pubblicazione).
- 206 Ristampe capuane, cit., Napoli 1986, p. 189 (con tagli).
- 207 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 6°: documento del 2 gennaio 1315, (...)
- 208 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 6°: documento del 14 settembre 13 (...)
- 209 «Sistens intus ecclesiam Capuanam cappella condam domini logothete, prope eius colupnam» (A.S.A.C., (...)
- 210 Il lungo documento è pubblicato da G. Bova - C. Alpopi, Villaggi abbandonati, cit., pp. 205-228. Pe (...)
- 211 Su tale arcivescovo, cf G. Iannelli, Giovanni ii riconosciuto sotto nome di Capuano, manoscritto, o (...)
- 212 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 61-64; Id., Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 2 (...)
- 213 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4549 (in pessime condizioni).
68 Per quanto riguarda il già ricordato Bartolomeo, conte di Altavilla, protonotaro e logoteta del regno (1248-1328)200, in particolare le pergamene di Capua ci informano su alcune abitazioni che egli possedeva nella città: la domus nella parrocchia di S. Giovanni dei Nobili Uomini (1288)201, la domus in platea Amalfitana (Piazza Giudici) dove possedeva anche alcune botteghe confermategli da Carlo ii (1301)202, il palatium nella parrocchia di S. Nazzaro, nell’attuale via Roma (1311)203, infine il «palatium viri magnifici domini Bartholomei de Capua, comitis Altaville» (1353)204, veramente imponente, se in un documento successivo si dice che Bartolomeo abitava in domibus suis magnis Capue (1354)205. Tale palazzo, detto “di cento persone”, in Corso Gran Priorato di Malta, è oggi abbandonato: «costruito in origine nel secolo xiii, ma completamente trasformato, non conserva dell’antico stile che qualche finestra e delle volte a crociera»206. Bartolomeo possedeva inoltre una cappella nella cattedrale, ricordata nel 1315207, nel 1366208 e nel 1378209, oltre al grande feudo di Arnone (1303)210, concessogli dall’arcivescovo Giovanni de Capua (1300-1304)211, e a molte altre terre nel contado212, tra cui una pezza nel casale di S. Pietro ad Corpus «in loco ubi dicitur ali Cornia» (1324)213.
- 214 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 441 (in cui riportiamo la copia di un documento a cu (...)
- 215 Id., op. cit., viii, pp. 442-443 (in cui riportiamo la copia di un documento a cura del canonico Ia (...)
- 216 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 644 (di prossima pubblicazione).
69 Di natura molto generosa, il 13 aprile 1313 il logoteta donava al monastero di Monte Vergine a Capua alcuni suoi beni, tra cui una domus sita a Capua prope S. Mariam Magdalenam, ubi est locus heremitarum ordinis S. Augustini214. Nel febbraio 1314 donava altre sue terre al frater Benincasa de Principatu, priore del predetto monastero, site prope ecclesiam S. Marie Magdalene, ubi est locus heremitarum S. Augustini, in burgo S. Iohannis Hierosolimitani215. Inoltre, con lictere del 14 novembre 1316, Bartolomeo rinunciava a una sua terra cum domo palaciata et plana (a piano terra e a piano rialzato), sita in villa S. Petri ad Corpus, a favore del canonico capuano Nicolaus de Luca, che accettava a nome del Capitolo216.
- 217 Regesto di Iannelli, in G. Bova, op. cit., viii, p. 668.
- 218 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 660 (di prossima pubblicazione).
- 219 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 1031 (non più consultabile).
- 220 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 24, 77-78.
- 221 S. Ammirato, op. cit., pp. 53-72 (albero genealogico della famiglia di Capua).
70 Le fonti locali riferiscono tra l’altro anche i nomi di alcuni tra i più stretti collaboratori di Bartolomeo, per esempio il giudice Gimundus de Vayrano, vicarius et familiaris del logoteta, citato nell’agosto del 1303217, e un certo Iohannes, ciambellanus domini logothete et protonotarii Bartholomei de Capua, il quale abitava a Capua in una domus nella parrocchia di S. Angelo ad Oyaldiscos (1317)218. Meno importante era Iohannes, camererius magnifici viri domini Bartholomei de Capua, menzionato nel 1340, che abitava in una casa palaciata presso la parrocchia dei Santi Apostoli219. Nel 1306 è citato anche un nipote omonimo del conte d’Altavilla, l’abate Bartolomeo de Capua, rettore della chiesa di S. Giovanni ad Curtim nella città220, figlio di Iacopo e di Robertella Gesualdo221.
- 222 Sull’arcivescovo Ingeranno Stella, cf G. Iannelli, Ingeranno Stella, manoscritto, ora in G. Bova, L (...)
- 223 Th. Pécout, Entre provence et Naples (xiii-xv siècle). Des carrières ecclésiastiques angevines? In (...)
- 224 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 637 (di prossima pubblicazione).
- 225 Th. Pécout, Entre provence et Naples, cit., p. 37; A. Tagliente, art. cit., pp. 190-192.
- 226 A. Tagliente, art. cit., ivi.
- 227 S. Palmieri, La Cancelleria del Regno di Sicilia in età angioina, Napoli 2006, pp. 198-199. In una (...)
- 228 Questa missione dell’arcivescovo Ingeranno non è riportata da A. Antonetti, art. cit., tavola 3.
- 229 Il documento del 23 ottobre 1323, un po’ lacero, è stato pubblicato da G. Bova, Le pergamene angioi (...)
- 230 Ivi. Sui personaggi di spicco citati, cf pure A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 702, del 23 ottob (...)
71 A Capua e nel contado di certo non mancavano personaggi importanti, consiglieri e familiari di re Roberto. Il più insigne era l’arcivescovo Ingeranno Stella (1312-1333)222, di patria francese223. In una concessione del 9 novembre 1315 Ingeranno e suo fratello Riccario sono ricordati appunto come «consiliarii et familiares regii»224. Ingeranno era il prelato del regno di Napoli «le plus souvent présent au sein du conseil du roi Robert lors de son séjour en Provence, entre 1319 et 1324»225. Sarà questo arcivescovo a presenziare il 18 luglio 1323 ad Avignone alla canonizzazione di Tommaso d’Aquino da parte di Giovanni xxii226. In particolare, da una lacera lettera del 7 maggio 1323, scritta ad Avignone e contenuta in un documento del 23 ottobre 1323 rogato a Capua, apprendiamo che Ingeranno, cancelliere di Roberto dal 1320 in poi227, essendo all’epoca molto impegnato per affari da sbrigare a favore del re, «pro suis ac mee maioris ecclesie plurimis negotiis exequendis»228, autorizzava il suo carissimo fratello Riccavo a sostituirlo nell’amministrazione della diocesi e a firmare in sua vece, citandolo con i seguenti titoli: «[magne regie] curie magister rationalis, regius thesaurarius et consiliarius et familiaris ac reverendi i[n Christo, patris et domini, domini Ingirranni Dei gratia ar]chiepiscopi Capuani, carissimi fratris mei, […] in spiritualibus et temporalibus vicarius generalis tam in dicta nostra Capuana ecclesia, quam in casalibus Ayrole et Marianelle, que a regia curia tenemus in feudum»229. Nel documento dell’ottobre sono citati anche altri personaggi di spicco: «dominus Matheus de Laude, iuris civilis profexor ac vicarie curie regni iudex, magister Petrus de Ebulo, regius thesaurarius et consiliarius et familiaris, abbas Thomasius de civitate Theatina, ducalis consiliarius et familiaris in spiritualibus, abbas Albertusius de Parma in temporalibus vicariis Capuanis»230.
- 231 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 725 (di prossima pubblicazione). Nel brano si fa riferimento a (...)
72 Personaggi molto importanti furono presenti tra l’altro al giuramento di fedeltà del vescovo di Carinola Pietro Baraballo, prestato «in manibus episcopi Caiacensis» (Tommaso de Pascasio). La cerimonia avvenne a Napoli il 23 marzo 1326 nella chiesa di S. Lorenzo e fu richiesta proprio da Ingeranno Stella: «presentibus testibus, comite Montis [Scabiosi], domino terre Calinuli, ac domino Marino de Diano, domino Iohanne de Aquablanca, utriusque iuris professore, magne regie curie magistris rationalibus, domino Ademario de Scalea, viceammirato regni Sicilie, domino Iohanne de Diano, regio iustitiario terre Laboris et comitatus Molisii, consiliariis et familiaribus regiis»231.
- 232 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 636 (di prossima pubblicazione).
- 233 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3989 (di prossima pubblicazione).
- 234 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3998 (di prossima pubblicazione).
- 235 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3600 (di prossima pubblicazione).
- 236 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 710 (di prossima pubblicazione).
- 237 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 718 (di prossima pubblicazione).
- 238 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 776 (di prossima pubblicazione).
73 Le pergamene di Capua ci offrono anche i nomi di alcuni nobili, fedeli e sostenitori di Roberto, finora non molto noti, per cui riteniamo utile accennarne. Ricordiamo tra l’altro il «dominus baro Marinus de Ebulo» (1315)232 e notiamo la presenza del «magister Taffurus de Capua, regius notarius et familiaris» (1317)233. Meno noto ma certamente molto utile era il «discretus vir Guillelmus de Monte, de Neapoli, barberius et familiaris domini nostri regis», il quale, grazie a una procura fattagli dalla dompna Beatrix, figlia ed erede del fu magister Iohannes de Santafide di Capua, vendette a «Iohannes de Murrone, sutor, civis Capue», una terra sita nella parrocchia di S. Angelo ad Oyaldiscos (1318)234. Importante era pure la presenza del «nobilis et egregius vir, dominus Iohannes de Capua, miles, cambellanus domini ducis Calabrie» (titolo di Roberto d’Angiò), per il cui intervento si procedette al fitto di due mulini, detti Astracata, a Triflisco (1318)235. In una vendita del 22 settembre 1324 è citato il «dominus Riczardus de Gambatesa, regius cambellanus, consiliarius et familiaris»236. In una donazione del 4 maggio 1325 è ricordato il «nobilis miles Iacobus de Capua, regius cambellanus et Atine et duarum partium Ortoni dominus»237. Tra i testimoni della stesura di un transumptum in forma publica, redatto il 20 maggio 1329, sono citati il canonico capuano «Thomasius de ciuitate Theatina, regius consiliarius et familiaris» e il «notarius Petrus de Vico, regie cancellerie rubricator»238.
- 239 Per il documento del 1325, riportato in transunto, cf G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, pp (...)
74 In una lacera pergamena del 22 settembre 1336, è riferito in transunto un documento del 12 aprile 1325, nunc deperdito, in cui l’arcivescovo, in virtù dei servigi resi dal «dominus Iohannes de Floriaco, regius cambellanus», gli concedeva otto pezze di terra: la prima [nell’ antica Capua] prope Borlassos, la seconda ibi prope, la terza in villa Marzanisii, la quarta ivi, la quinta [fuori Capua] ubi dicitur a li Russi (tra i confini una terra del dominus logotheta Bartholomeus de Capua e un’altra degli eredi del dominus Iohannes de Capua)239.
- 240 Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 593.
75 Non meno importante era la presenza di «Iachettus de Stella (Giacobetto), regius cambellanus et familiaris», che il 10 ottobre 1331 vendette al notaio Tomasius Carosus, di Cancello, un tenimentum della cattedrale presso la villa S. Iohannis ad Turrim. Nello stesso documento è citato anche «Tassardus de Flassicuria, Gallicus, familiaris archiepiscopi», di cui si sa che aveva venduto a Tomasius un feudo della Chiesa, oltre a un vasto terreno formato da quindici pezze più piccole presso la villa S. Iohannis240.
- 241 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 932 (di prossima pubblicazione).
76 In un documento del 7 luglio 1342 steso a Napoli, è citato il «nobilis dominus Petrus de Piru, miles regius et ducalis consiliarius et familiaris», il quale aveva acquistato dalla cattedrale di Capua due terre, una in territorio Villenove e l’altra in territorio casalis S. Lucie241.
- 242 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento del 23 marzo 1341.
77 Tra gli artisti citiamo il magister Fredericus, pictor, di Capua (1341)242, finora non noto.
- 243 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., v, pp. 91-93, 568-570; Id., Le pergamene angioine, cit., vi, (...)
- 244 Z. Zafarana, art. cit., pp. 835-838. Di recente M. Santagata (Fragilità di un genio, Milano 2019, p (...)
- 245 N. Sapegno, Boccaccio Giovanni, in D.B.I., 10, Roma 1968, pp. 838-856.
78 Come abbiamo già anticipato, una terra presso la villa S. Laurencii, appartenente alla chiesa di S. Lorenzo ad Crucem in Capua243, fu fittata a Boccaccino di Chellino (1339)244, padre di Giovanni Boccaccio245, a prova delle relazioni esistenti tra Capua e Firenze.
- 246 Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 550.
79 Ricordiamo tra l’altro che Roberto non si mostrò mai indifferente alle esigenze dei vassalli dell’arcivescovo di Capua. Per esempio, il 6 gennaio 1321, ascoltate le suppliche dei vassalli capuani abitanti nei territori di Ercole e di Aldifreda, i quali erano costretti dagli ufficiali del conte di Caserta, il potente «Degus de la Rath, magnus regni Scicilie camerarius, dilectus et consiliarius familiaris et fidelis noster», a vendemmiare e a potare i vigneti nelle starze della città di Caserta, ordinò al conte di non importunarli246.
5. Riferimenti a Giovanna i d’Angiò (1343-1381). La magnanimità verso le due Capua
- 247 In generale, cf M. Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche su Giovanna i regina di Napoli e Carl (...)
80Per una felice circostanza alcuni privilegi delle regine Giovanna i247 e Giovanna ii d’Angiò (vedi avanti) a favore di Capua, custoditi una volta nell’Archivio del Municipio di Capua, pervennero al sicuro presso il Museo Campano grazie a Gabriele Iannelli.
- 248 G. Iannelli, Frate Vesciano Rolando (manoscritto), ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, (...)
81 In apertura ricordiamo l’arcivescovo frate Vesciano Rolando (1350-1354), familiaris et consiliarius di re Ludovico (1348-1349) e della regina Giovanna. Una volta esistevano nell’ Archivio Arcivescovile tre suoi scritti del 1352, datati al 21 gennaio, al 14 luglio e al 14 agosto, oggi purtroppo deperditi. L’ultimo documento fu scritto nel Palazzo del Comune ad Anagni da don Francesco Giovanni di Francesco, della stessa città, pubblico notaio di autorità imperiale nonché sacrestano della Chiesa Romana248.
- 249 G. Iannelli, Frate Giovanni della Porta (manoscritto), ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., (...)
82 Non meno importante è l’ambasceria che l’arcivescovo di Capua frate Giovanni della Porta (1354-1357) fece a papa Innocenzo vi su incarico di re Ludovico e della regina Giovanna, probabilmente intorno al 1349, come riferisce il canonico Iannelli249. Già prima il frate, quando era arcivescovo di Brindisi, fu consiliarius et familiaris di Giovanna.
- 250 G. Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1240-1250), iii, Napoli 2001, p. 125.
- 251 «Hospitalis S. Terrenciani, prope Capuam» (A.S.A.C., pergamena della Curia n. 10057, di prossima pu (...)
- 252 F.M. Pratilli, Discorsi intorno alla città di Capua, Roma 1757, Biblioteca Nazionale Napoli, xv D 1 (...)
- 253 Tale chiesa invece è menzionata come ospedale da G. Di Capua Capece, op. cit., p. 80.
- 254 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1158 (di prossima pubblicazione).
- 255 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1523 (di prossima pubblicazione).
- 256 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1340 (di prossima pubblicazione). Tale ospedale, probabilmente (...)
83 È degno di memoria l’interesse di questa sovrana per il problema della sanità a Capua. Negli anni del suo regno risulta infatti sempre in funzione il vecchio hospitalis S. Terentiani, già sede della domus Templi (1241)250, citato ancora nel 1367251. Invece non sappiamo molto della chiesa di S. Giacomo de Peregrinis252, mai citata come hospitalis nelle pergamene capuane nonostante una testimonianza non documentata253; sappiamo solo che essa aveva una proprietà in loco Sancte Crispine presso il Volturno (1368)254 e un’altra presso Sant’Angelo in Formis, in loco Allauriana (1395)255. Inoltre siamo a conoscenza dell’hospitalis pauperum S. Trinitatis a Sessa (1379)256, a circa trenta chilometri da Capua.
- 257 G. Bova, Le pergamene aragonesi della Mater Ecclesia Capuana (1439-1442), ii, Salerno 2016, p. 481.
84 La regina si occupò anche dell’antica Capua, in particolare della villa S. Herasmi, nella cui Torre era stato battezzato re Roberto, facendo allestire nell’area della fortificazione un giardino: «in villa S. Herasmi, finis iardenus reginalis, qui dicitur parcus» (1369)257.
- 258 G. Bova - C. Alpopi, Interessi politici ed economici di un ramo della famiglia Cavalcanti di Firenz (...)
- 259 A. Sapori, Cavalcanti, in Enciclopedia Italiana, ix, Roma 1949, pp. 514-515.
- 260 P. Sardina, Luigi i d’Angiò, re di Sicilia, in D.B.I., 66, Roma 2006, pp. 492-496.
- 261 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 68-70.
- 262 G. Bova, I più antichi documenti di S. Maria la Fossa, cit., pp. 190-192.
85 Nel 1369 fece la sua prima comparsa a Capua anche un ramo dei Cavalcanti di Firenze258, già presente a Napoli259. Alcuni suoi membri sono citati a proposito di alcuni torbidi. Il contado di Capua infatti non fu esente dai riflessi delle guerre che la regina dovette affrontare. Per esempio, la carta confirmacionis del 3 maggio 1361 ci informa che la domina Margarita Pandona, badessa del monastero di S. Giovanni delle Monache a Capua (1348-1361), aveva concesso per il passato ai fratelli Antonius et Dominicus de Augustino, di S. Maria la Fossa, due corti che successivamente i congiunti avevano perso «ex incursione hostium, olim in dicta villa S. Marie ad Fossam factam per emulos dominorum nostrum regis et regine», cioè per un’incursione dei rivali del re Luigi e della regina Giovanna i avvenuta tra il dicembre 1348 e il dicembre 1349. Il periodo coincide con quello in cui Luigi i il Grande, re d’Ungheria, aveva usurpato il regno di Napoli260. L’episodio va collocato probabilmente nel 1349261, anno in cui forse furono pure rovinati gli affreschi della chiesa di Maria Ss. Assunta in Cielo a S. Maria la Fossa262.
- 263 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 73-75.
86 Una sintesi dei molti privilegi concessi a Capua da Giovanna è riportata dal Granata263, cui rinviamo, ma allo stato attuale mancano gli originali al Museo Campano.
- 264 G.A. Manna, op. cit., p. 28a.
87 Con privilegio del 1365, riferito dal Manna, Giovanna ordinò che il capitano, l’assessore e i notai di Capua, fossero esterni e di centri lontani cento miglia da Capua264.
- 265 Il diploma del 16 aprile 1369 era riportato in una lettera in carta papiri scritta da Nirius de Cav (...)
88 Inoltre, in un diploma del 16 aprile 1369 rogato a Napoli, oggi deperdito, la regina intimava che si restituissero alla Chiesa di Capua i beni usurpati. Alla regina infatti si erano rivolti i canonici che avevano riferito come essi, «ex frementium guerrarum turbinibus et hostium cladibus, nonnulla instrumenta et documenta ac cautelas alias puplicas et puplica perdiderunt, predoneis direpta manibus, ut est circumquaque notorium in ipsa civitate Capue et locis convicinis eidem, quod tunc temporis Christi ecclesie desrobate fuerunt et ipsa bona mobilia, ut asseritur, predacta et distracta»265.
- 266 G. Bova - C. Alpopi, Le chiese di Maria Regina di Tutti i Santi, cit., pp. 273-275.
- 267 Su questo arcivescovo, cf in particolare G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 42-45.
89 Ancora, dalla lettura di una carta confirmacionis del 17 febbraio 1371, redatta apud Castrum Maris de Vulturno, sappiamo che Angelo, figlio di Nicola Forte, de villa Cancelli, a causa «guerrarum tempore dudum in regno fremencium»266, aveva smarrito i documenti relativi a due terre concessegli dall’arcivescovo Stefano della Sanità (1364-1380)267.
- 268 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 478.
90 Infine, in una carta vendicionis del 10 agosto 1375 si parla di documenti dispersi in villa Castellucii, presso S. Maria la Fossa, «guerrarum tempore dudum in regni fremencium»268.
- 269 A.S.A.C., Cartella Leonetti, pergamena n. 54 (di prossima pubblicazione).
- 270 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1729 (di prossima pubblicazione).
91 A quanto pare Giovanna non fu insensibile alla bellezza e alla fertilità del contado capuano, risultando proprietaria di alcune pezze di terra, come si apprende da un documento del 15 ottobre 1372, in cui è citata una terra presso Vitulazio «in loco ubi dicitur a la Pecza de la Regina»269, ricordata anche nel 1419 all’epoca di Giovanna ii270.
- 271 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vi, pp. 597-599.
92 La sovrana tra l’altro non aveva disdegnato la presenza a corte di una dama di compagnia originaria di Capua. Dalla lettura di un documento del 18 ottobre 1374 risulta infatti che l’arcivescovo Stefano della Sanità aveva concesso due terre presso Carinola alla nobilis mulier, domina Berita Guagnone, di Capua, domicella della regina Giovanna, come ricompensa «in arduis et operosis auxiliis, consiliis et favoribus tractatis et obtentis per eam cum dicta domina nostra regina erga maiorem ecclesiam Capuanam». Purtroppo non sappiamo in cosa fossero consistiti i benefici che la regina aveva elargito alla cattedrale di Capua. In assenza di Berita la concessione fu fatta al suo procuratore: «in presentia Stephani Costantini, de Capua, affinis et procuratoris legitimi et negotiorum gestoris prefate domine Berite». Per la cronaca, precedentemente le due terre erano state concesse in enfiteusi al dominus Gaetano de Actu e a Filippo Spinello, che non avevano pagato il censo per venti anni, e in seguito a Nerius de Cavalcantibus, de Florencia, civis Capue, il quale, «ex certa causa eum racionabiliter inducente», aveva rinunciato ai suoi diritti271.
- 272 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3943 (di prossima pubblicazione).
- 273 S. Fodale, Giacomo del Balzo (de Baux), in D.B.I., 36, Roma 1988, pp. 313-315. Giacomo del Balzo er (...)
93 Con riferimento alla dinastia angioina in generale, segnaliamo una locazione del 10 agosto 1375 in cui sono citate una terra domini principis Tarentini presso la villa Castellucii (non lungi da Cancello) «in loco ubi dicitur la Cerquella», un’altra «in loco ubi dicitur Lupiro de Langione», un’altra «in loco ubi dicitur pecza Delangiono» e un’altra «in loco ubi dicitur la Tornara», confinante con una terra imperatoris272. Per quanto riguarda il principe citato, dovrebbe trattarsi di Giacomo del Balzo, principe di Taranto e imperatore titolare dell’Impero Latino dal 1373. In tale anno lo zio Filippo d’Angiò-Taranto lo aveva istituito erede universale, ma i diritti non gli furono riconosciuti dalla regina Giovanna a causa della ribellione di Francesco, padre di Giacomo, contro l’autorità della sovrana273.
- 274 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 610.
- 275 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento dell’8 giugno 1376, (...)
- 276 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento del 7 novembre 1379 (...)
94 Non mancarono in quel periodo a Capua, terza città del regno, personaggi di spicco provenienti da altre città, come per esempio il «magister Rogerius de Cava, reginalis thesaurarius» (1371)274, o il «nobilis et egregius vir, dominus Leo de Lamberto, de Neapoli, iuris civilis professor, magne reginalis curie magister rationalis», che possedeva una terra in Castro Rocce Montis Dragonis (Mondragone), venduta ai procuratori della congregazione e della distribuzione dei beni della cattedrale (1376)275, o ancora «Bartholomeus de Manso, de Neapoli, reginalis baiulus civitatis Capue» (1379)276. Molte furono in quegli anni le nomine di giudici e notai capuani muniti reginali auctoritate.
- 277 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 85-89.
95 In particolare, di Giovanna è un privilegio del 20 settembre 1377 che non riguarda direttamente Capua, ma Iacobus Arcucia, di Capri, conte di Minervino, al quale era stato concesso dalla regina il mero e misto impero riguardo alle contee, baronie, terre e città che possedeva sia nel regno che nelle contee di Provenza e Forcalquier, nonché nella contea di Agnone, di proprietà di Laudinia de Sabrano, figlia di Guillelmus de Sabrano, contessa di Agnone, moglie di Iohannutius, figlio del predetto Iacobus277.
- 278 O. Prerovsky, L’elezione di Urbano vi e l’insorgere dello Scisma d’Occidente, Roma 1960; S. Fodale, (...)
- 279 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1340 (di prossima pubblicazione). Evidenziamo come lettere di q (...)
- 280 C. Eubel, op. cit., i, p. 467.
96 La Chiesa di Capua non fu esente dai riflessi dello Scisma di Occidente (1378-1418)278 e della contesa tra il legittimo papa Urbano vi e l’antipapa Clemente vii, sostenuto dalla regina Giovanna. Del periodo sono le lictere relaxationis indulgentie con cui papa Urbano il 18 gennaio 1379 (xv kal. februarii) concedeva un anno e quaranta giorni di indulgenza a chi avrebbe visitato la già citata «capella hospitalis pauperum S. Trinitatis in suburbio Suessano», nella relativa festività mobile279. Non conosciamo la genesi di questa concessione fatta alla diocesi di Sessa (suffraganea dell’arcidiocesi di Capua), di cui era vescovo Matteo Bruni, poi deposto (1363-1383)280.
- 281 M. Dell’Omo, Montecassino nel Trecento tra crisi e continuità, in Il monachesimo italiano nel secol (...)
- 282 Ivi. La lettera del papa del 1379 è riportata nella sentenza dell’abate Pietro de Tartaris del 1380 (...)
97 Molto più importante è invece la lettera che «il 2 maggio 1379 il legittimo papa Urbano vi scriveva all’abate di Montecassino esortandolo a difendere la Chiesa contro i ribelli, in particolare contro Giovanni [de Pontecurvo] già vescovo di Aquino, nei confronti del quale Urbano vi era già intervenuto il 1° febbraio 1379, concedendo l’indulgenza plenaria a tutti coloro che avessero perso la vita nel difendere e recuperare i beni cassinesi usurpati dal menzionato vescovo»281. Siamo a conoscenza di questa lettera perché «il 17 marzo 1380 Pietro de Tartaris, abate di Montecassino [1374-1395], comminò una sentenza contro i ribelli, in virtù della facoltà concessagli da Urbano vi, di cui riportò la lettera»282. Ricordiamo che la diocesi di Aquino era suffraganea dell’arcidiocesi di Capua che involontariamente si trovò coinvolta nello scontro.
- 283 M. Dykmans, Clemente vii, antipapa, in D.B.I., 26, Roma 1982, pp. 222-237.
- 284 I. Ait, Urbano vi, papa, in D.B.I., 97, Roma 2020, pp. 569-573.
98 Urbano vi ben presto ruppe i rapporti con la regina perché, come abbiamo già detto, aveva sostenuto l’antipapa Clemente vii283. La dichiarò eretica nella primavera del 1380, la scomunicò e la sostituì con il cugino Carlo di Durazzo, della linea ungherese degli Angiò, incoronato re di Sicilia-Napoli il 16 luglio 1381 con il nome di Carlo iii284.
- 285 Il breve è riportato da O. Raynaldo, op. cit., t. iv, pp. 451-452, e da J.Ch. Lünig, Codex Italie D (...)
99 Facendo un piccolo salto nel tempo, riferiamo anche di un breve di Urbano vi del 15 novembre 1382 (xvii kal. decembris), con cui chiedeva fondi venerabilibus fratribus Neapolitano et Capuano archiepiscopis (Lodovico Bozuto e Attanasio Guindaccio) per continuare la guerra contro il duca Luigi i d’Angiò, fratello di Carlo v re di Francia, designato nel 1380 da Giovanna come suo erede al trono285.
- 286 G. Iannelli, Attanasio Guindaccio, in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, p. 337.
- 287 Su tale viaggio, cf O. Raynaldo, op. cit., iv, p. 468. Il solo M. Monaco (op. cit., p. 388) pone la (...)
100 Cogliamo l’occasione per ricordare tra l’altro anche una tappa a Capua di Urbano vi, probabilmente il 4 ottobre del 1383286, durante il suo viaggio da Roma a Napoli287. Il papa, secondo il racconto del suo segretario Teodorico di Nyem che lo accompagnava, a metà strada tra Capua e Aversa incontrò Carlo iii durante una sosta:
- 288 O. Raynaldo, op. cit., iv, p. 468.
«sed, cum prope quandam capellam pulchram et novam iuxta viam publicam ab ista parte Aversae consistentem quasi per medium milliare Italicum perveniret, descendit de equo et se pontificalibus vestibus adornavit. Vestitus equum rursus ascendit, ubi occurrit ei, me presente, rex Carolus praefatus indutus nigris vestibus, nec per iter rectum, sed per vineas equitando. Et, cum prope papam esset, ipsum salutavit. Quo facto multi rustici advenientes pedes dicti Urbani osculabantur ibidem; sed antequam haec facerent, terram seu humum tribus vicibus osculati fuerunt»288.
- 289 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 75-76.
101 I due personaggi «poi se ne partirono e, giunti in Aversa, stettero cinque giorni rinchiusi in quel castello, conferendo cose appartenenti al governo de’ loro Stati»289.
- 290 C. Eubel, op. cit., i, p. 100.
- 291 Id., op. cit., i, p. 165.
102 Tornando solo per inciso al suddetto Giovanni de Pontecurvo, già vescovo di Aquino e poi deposto (1375-1380)290, segnaliamo che il 23 maggio 1384 era stato nominato anche arcivescovo di Capua da Clemente vii291. In realtà fu un antivescovo, venendo ben presto sostituito da Attanasio Guindaccio (vedi avanti), nominato da Urbano vi.
- 292 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iv, pp. 610-614.
103 Concludiamo il periodo di Giovanna i con un riferimento ancora una volta al fenomeno del brigantaggio. Dalla lettura di una carta vendicionis del 17 luglio 1381 apprendiamo che Thomasius Friocius, de villa Pantoliani, «pro certis suis negociis arduis et necessitatibus peragendis, nonché pro redempcione filiorum suorum existencium captivorum aput malandrenos», aveva dovuto vendere per diciassette once d’argento (circa 1,20 kg.) al canonico Thomasius de Ayrola e a una certa Cunticia due pezze di terra site presso Pignataro, «in loco ubi dicitur S. Brancacius e in loco ubi dicitur a Pontise»292.
- 293 Id., Le pergamene aragonesi, cit., i, p. 442. Il documento originale è deperdito, lo abbiamo riport (...)
104 Anche la regina Giovanna lasciò un buon ricordo di sé a Capua a qualche anno di distanza dalla sua scomparsa, come apprendiamo dal testamento del 10 ottobre 1398 di Angelus de Rossis, di Caserta, abitante a Capua, nel quale egli stabiliva «quod celebrentur misse centum pro anima quondam domine regine Iohanne prime»293.
6. Riferimenti a Margherita d’Angiò-Durazzo (1384-1400). Paladina della Chiesa
- 294 In generale, cf S. Fodale, Carlo iii d’Angiò Durazzo, re di Napoli, detto della Pace, o il Piccolo, (...)
- 295 A. Kiesewetter, Margherita d’Angiò Durazzo, regina di Sicilia, in D.B.I., 70, Roma 2008, pp. 122-12 (...)
- 296 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., v, pp. 541-542. Così recita l’intitulatio del mandato sopra (...)
105 Non possediamo documenti diocesani in cui ci sia un riferimento diretto a Carlo iii (1381-1386)294, ma di recente abbiamo pubblicato un mandato della regina Margherita295, vicaria del re, con il quale il 24 maggio 1384 aveva ingiunto al castellano della Rocca di Mondragone, fratello del precedente castellano Robertus de Allano, di astenersi dal requisire il «frumentum et alia victualia proveniencia ex dictis terris». Aveva ordinato pertanto al capitano «ut de fructibus et redditibus terrarum et possessionum ipsarum te nullatenus intromictas». Così i canonici di Capua, supplicantes, poterono riscuotere liberamente i proventi dovuti «absque impedimento et contradictione quacumque»296.
- 297 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1416 (di prossima pubblicazione).
- 298 Regesto del canonico Iannelli concernente una donazione fatta all’ospedale di S. Caterina da Pietro (...)
- 299 Ricordiamo in particolare il «magister Millonus de Capua, sutor, magister et procurator hospitalis (...)
- 300 G. Di Capua Capece, op. cit., p. 80.
- 301 «Hospitalis S. Eligii seu S. Catharine in Capua» (A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 2477).
106 Nel 1384 iniziò a Capua la costruzione dell’hospitalis S. Catharine. Giliberto Martino de Pasca, nel suo testamento dell’8 giugno di quell’anno, aveva lasciato sei tarì d’oro all’ospedale di S. Maria Annunziata, «convertendos in opus fabrice S. Catharine virginis in Capua»297. L’ospedale è citato in atti del 1411298 e del 1432299. Gli ospedali di S. Caterina e di S. Eligio furono uniti nel 1435300, come è detto pure in un atto del 1487301.
- 302 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1437.
- 303 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1531.
107 Segnaliamo ancora il fenomeno del brigantaggio, come si può notare dalla presenza di Leonardus, malandrenus, de villa Urticelle (1385)302, presso San Tammaro. In quegli anni tra l’altro era attivo a Capua il nobilis et sapiens vir, dominus doctor Stephanus de Gallo (1396)303.
- 304 M. Monaco, op. cit., p. 477.
- 305 F. Granata, Storia sacra, cit., i, p. 309.
108 Si racconta che la regina, affezionata alla domina Isabella de Toro, di Napoli, futura badessa del monastero di S. Giovanni delle Monache in Capua (1410-1434)304, le abbia donato intorno al 1400 un grande ostensorio d’argento contenente, secondo una tradizione leggendaria, «buona porzione di camicia della Vergine Santissima»305.
7. Riferimenti a Ladislao d’Angiò-Durazzo (1400-1414). Tempi duri per la Chiesa
- 306 In generale, cf A. Cutolo, Re Ladislao d’Angiò Durazzo, Napoli 1969; A. Kiesewetter, Ladislao d’Ang (...)
109 Di re Ladislao d’Angiò Durazzo, fratello della futura regina Giovanna ii, è utile ricordare che fu reggente la madre Margherita fino al 1400, mentre egli fu re nominale di Napoli nel febbraio 1386 e re di fatto dal 10 luglio 1400 al 3 agosto 1414306.
- 307 A. Kiesewetter, art. cit., p. 39.
110 Possediamo alcuni documenti del periodo dai quali si evince un particolare interesse del re per Capua, tenuto conto della posizione strategica della città. Però aggiungiamo anche che, almeno per quanto riguarda le relazioni con il clero, egli sembra distaccarsi dall’ambito culturale dell’Italia meridionale o francese. Forse ciò è dovuto all’educazione ricevuta dai suoi genitori, Carlo (futuro Carlo iii) e Margherita di Durazzo, che avevano trascorso gran parte della loro vita alla corte di Luigi i il Grande in Ungheria, i quali appartenevano più all’ambito culturale ungherese che non a quello del Sud Italia307.
- 308 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento del 18 agosto 1376, (...)
111 Non mancarono interessi da parte di alcuni dignitari di Ladislao verso il contado di Capua. Da una annotazione apposta da Gabriele Iannelli al regesto di una pergamena del 18 agosto 1376, apprendiamo di una terra sita presso la villa Scarassani (Sant’Andrea del Pizzone) appartenuta a Cobello Extandarto, “ciambellano di Ladislao”308.
- 309 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1447 (di prossima pubblicazione).
- 310 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 77-78.
- 311 G. Bova - C. Alpopi, Le chiese di Maria Regina di Tutti i Santi, cit., pp. 321-323.
112 Anche durante il regno di Ladislao non mancarono guerre che coinvolsero Capua. Per esempio, dalla lettura di una pergamena del 1386 veniamo a sapere di una «generalis guerra superveniens in regno»309. L’episodio è riconducibile agli eventi legati all’elezione di Ladislao d’Angiò a re nominale di Napoli nel febbraio 1386, cui fecero seguito alcuni sconvolgimenti nel regno310. Tiriamo un sospiro di sollievo nell’apprendere tra l’altro che Marcutius Luce, de villa Grazzanisii, il 7 dicembre 1387 dichiarò di essere stato liberato dal carcere per intercessione di S. Leonardo di Noblac, di cui era molto devoto311.
- 312 G.A. Manna, op. cit., p. 11a.
113 Di Ladislao siamo pure al corrente di una lettera, riferita dal Manna, con cui nel 1387 ordinava che ogni anno a Capua ciascun cittadino pagasse «la rata sua secondo l’apprezzo e che nessuno fosse esente per privilegio»312.
- 313 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1458 (di prossima pubblicazione).
114 Leggendo un documento del 12 marzo 1388, apprendiamo che i sacerdoti del Capitolo, assillati da tasse quotidiane, sia papali che reali “pro defensione regni”, «depauperati et denudati pecunia, nequeunt se, pro conditione temporis et agendorum eorum, habiliter sustentare», motivo per cui avevano dovuto pignorare “pretiosa ecclesie” ad alcuni “mercatores Capue”. Inoltre essi dovevano aiutare l’arcivescovo Attanasio Guindaccio, «existens tam extra dictam ecclesiam suam, quam extra domum suam civitatis Neapolis, propter ipsius civitatis Neapolis rebellionem notoriam, qui propter occupationem factam per curiam secularem de bonis dicte sue Ecclesie Capuane, sicut notorie cunctis patet, non potest se comode substentare»313.
115 Da una carta locacionis del 6 maggio 1388 apprendiamo inoltre che a Capua e al suo distretto furono imposte duecento once:
- 314 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 2214 (di prossima pubblicazione).
«pro stipendianda certa gente armigera, ut habeat tueri et defendere territorium Capuanum. Et propterea, pro tanto comuni bono servando dictoque futuro dapno vitando, extitit per dictam universitatem et homines civitatis eiusdem, plena cum deliberacione provisum, quod pecunia, omni mora postposita, pro stipendianda gente huiusmodi, celeriter haberetur. Et in huiusmodi solucione contribuant omnes ecclesie ecclesiasticeque persone civitatis et dyocesis supradicte pro rata porcione»314.
- 315 Ivi.
116 Il Capitolo, non avendo denaro pro manibus, «pignoravit certos sacros calices de argento et alia sacra vasa argentea ecclesie memorate». Scadendo i termini previsti dai creditori, i canonici furono costretti a fittare le terre a una elevata tassa di intratura315.
- 316 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1470 (di prossima pubblicazione).
117 Dalla lettura di un’analoga tragica carta del 24 dicembre 1389, si apprende che i canonici della cattedrale avevano dovuto consegnare alle autorità «nonnulla vasa argentea existentia in thesauro dicte ecclesie, de mandato dominii temporalis, in subsidium defensionis regni huius, sicut ferebatur et fertur, de ipsa ecclesia sunt sublata». Pertanto i canonici, «propter carentiam pecunie et aliorum fructuum pro solvendis certis collectis et subsidiis fiscalibus pro tempore impositis in civitate predicta», erano stati costretti a chiedere un mutuo di dodici once de carlenis argenti ai fratelli Nardo e Lippo de Adenulfo e, per garanzia della restituzione, avevano pignorato la taberna seu hostulania del Capitolo sita presso la Porta Baiulationis del ponte Casolino316.
- 317 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 81-84.
- 318 G.A. Manna, op. cit., p. 114a.
- 319 Id., op. cit., pp. 69a-69b.
118 Una sintesi dei molti privilegi concessi a Capua da Ladislao è riportata dal Granata317, cui rinviamo, ma allo stato attuale mancano gli originali al Museo Campano. Ricordiamo tra l’altro che con un privilegio del 1389, riferito dal Manna, il re concedeva «a detta città per doi anni, e de poi a beneplacito di sua maestà, che la gabella e datio che s’esige(va) per le mercantie che vene(va)no a vendersi in detta città per terra, s’esig(essero) ancor per quelle che vene(va)no per mare e per lo fiume del Volturno, etc.»318. Con un altro privilegio del 1393, riferito ancora dal Manna, il re acconsentiva a una convenzione con Capua per cui la città avrebbe versato al re ottocento once in due anni, ma se egli avesse ripreso Napoli, Capua non avrebbe pagato tale cifra, ma solo le tasse ordinarie319.
- 320 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1527 (di prossima pubblicazione).
- 321 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 97-99.
119 Ed eccoci ancora alla guerra. Dalla lettura di una carta del 19 gennaio 1396 apprendiamo della «prava dispositione presentis turbati temporis, quo guerre undique fremuerunt et fremunt ac imminerunt et imminent», per cui i canonici del Capitolo non avevano potuto riscuotere i censi dalle terre site in Terra Lanei e in Terra Cancie320. Esiste però anche un mandato del re, in data 13 […] 1397, con cui Ladislao, a richiesta dei canonici, ordinava al capitano di Capua di far restituire loro svariati beni stabili tenuti in enfiteusi da alcuni ribelli del re, tra cui il miles Iohannellus de Raynono e il comes Alifie321.
- 322 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1529.
- 323 G. Bova, Le pergamene Angioine, cit., viii, p. 489.
- 324 I sunnominati due mercanti abitavano nella parrocchia di S. Salvatore Maggiore (M.C.C., Fondo manos (...)
- 325 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1496.
- 326 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 614.
120 Tra guerrieri e ribelli non mancavano in città anche funzionari regi che esercitavano la mercatura, come Antonius Bisanti, dictus Riccius, scalensis, civis Capue, regius baiulus Capue (1396)322, o come quel Petrus de Grassia, iudex, qui exercet artem pannorum in apotheca maioris ecclesie Capuane apud locum Iudicum Capue (1406)323. I mercanti dei panni di lana, come è noto, erano detti scalenses perché l’ars scalasie era propria degli abitanti di Scala, Amalfi e Ravello. Tale commercio, iniziato all’epoca di re Roberto intorno al 1320, fa registrare a Capua molti mercanti, tra cui nel 1388 Guidus de Amato et Philippus de Peregrino, mercatores, di Capua324 (Guido sarà ricordato come scalensis nel 1392)325, nel 1430 Iacobus de Amberisio, qui exercet artem pannorum in apotheca hostulanie Capituli in parrochia S. Petri ad Pontem326.
- 327 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1519, del 27 ottobre 1394, nunc deperdita, sostituita da una ma (...)
121 Facendo un piccolo passo indietro nel tempo, resta purtroppo inappagata la nostra curiosità riguardo agli affari di Thomasius de Archiepiscopo, «abscens a civitate Capue et eius territorio et moram trahens in partibus Calabrie» (1394)327.
- 328 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento del 10 luglio 1397, (...)
- 329 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3689.
122 Relativo a una breve parentesi di pace è il diploma del 10 luglio 1397 con cui Ladislao concedeva a Loyse Scutario, di Capua, la montagna detta Palommara a Triflisco, con il tributo annuo di panis unius cirorecarum (cicorie)328. Ma frattanto non mancarono ribellioni a Capua, perché sappiamo di una «domus furnorum in parrochia S. Salvatoris maioris, que olim fuit Iohannelli de Raynono, de Capua, nunc rebellis regni» (1397)329.
- 330 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1541 (di prossima pubblicazione).
123 Tra uno scontro e l’altro però non mancava mai sulla tavola dei capuani la selvaggina, vivendo in città il nobilis Nicolaus de Sanctis, de Capua, regius magister falconerius (1397)330.
- 331 Su tale arcivescovo, cf M. Monaco, op. cit., pp. 268-270; F. Ughelli, op. cit., vi, coll. 350-351; (...)
- 332 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 647-650.
124 Ladislao ben presto entrò in contrasto con l’arcivescovo Attanasio (1381-1384, 1389-1406)331. Dalla lettura di una carta del 2 maggio 1398, ind. vi, apprendiamo che il prelato aveva offerto a Ladislao cento ducati d’oro per riscattare i vasa argentea et sacra requisiti per pagare gli stipendi agli armigeri. Per approntare la somma i canonici avevano chiesto tra l’altro anche il contributo di tre once d’oro al canonico Nardus de Adenulfo332.
- 333 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1550 (di prossima pubblicazione). Questo mandato di Ladislao è (...)
125 I canonici fecero di tutto per recuperare i censi loro dovuti. Inviarono anche una petizione al re onde recuperare la proprietà di alcuni immobili. Ne siamo informati da un «mandatum Ladizlai regis contra quoscumque indebite tenentes bona ad canonicos spectantia», datato 15 dicembre 1398, ind. vii. Dunque, da parte dei canonici era stato riferito al re che essi, «ex frementium guerrarum turbinibus et preteritis hostium claudibus», non avevano più alcuni documenti di proprietà, «predoneis direpta manibus». Gli ecclesiastici avevano esposto che «tunc temporis Christi ecclesie disrobate fuerunt» e i beni mobili erano andati dispersi e da molto tempo non venivano versati loro i censi dai contadini che tenevano in enfiteusi le terre della Chiesa. Mancavano addirittura i documenti ad cautelam della stessa per far valere i propri diritti. La proprietà della Chiesa sulle terre risultava però «per inventaria seu quaternos anticos aut instrumenta». Il re, valutata la cosa, ordinava al Maestro Giustiziere di recuperare il mal tolto dopo verifiche effettuate «tam per instrumenta, testes et inventaria, quam per famam publicam et alia adminicula»333.
- 334 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 482-483.
126 Da una carta del 16 giugno 1399 siamo informati di altre difficoltà che attraversava la Chiesa di Capua sempre a causa delle guerre. L’arcivescovo, non fidandosi di inviare in originale nella vicina Marcianise (distante dodici chilometri) un inventarium redatto ai tempi dell’arcivescovo Ingeranno Stella, inviò solo il transumptum della particella immobiliare richiesta, «propter quod timet et, merito presenti guerrarum tempore, dubitet illuc mictere dictum original inventarium, ne casu fortuyto perderetur»334.
- 335 G.A. Manna, op. cit., p. 114b.
- 336 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 103-104.
- 337 Ead., op. cit., ii/1, pp. 106-108.
127 In particolare, con privilegio del 1400 riferito dal Manna, il re confermava a Capua «tutte le gabelle del datio, quartuccio, barche e l’officio de la catapania in perpetuo»335. Intanto Ladislao, consapevole che Capua a causa delle guerre si era indebolita, il 18 ottobre 1401 aveva autorizzato gli uomini della città a concedere la cittadinanza a qualsiasi persona idonea, maschio o femmina, di qualunque provenienza, con gli stessi diritti dei capuani: «[ad] quascumque personas idoneas fideles tamen maiestati nostre de quibuscumque partibus oriundas mares et feminas in vestros et ipsius civitatis cives»336. Il re il 4 aprile 1408 ratificò la precedente concessione del 18 ottobre337.
128 Non a caso, dalla lettura di una pergamena del 18 gennaio 1408, apprendiamo che su Capua si erano abbattute anche le conseguenze della guerra tra Ladislao e Ludovico d’Angiò, cioè la peste e la carenza di contadini stranieri ritornati nel frattempo a Napoli:
- 338 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 492.
«Presules et alie persone ecclesiastice non potuerunt cultivari facere in maiori parte terras et loca ipsius ecclesie seu capituli et facta fuerunt quondam nemorosa, quodque ad presens eciam non possunt habiliter cultivari propter hominum laboratorum carenciam causatam, tum ex generali mortalitate pestifera, que viguit super humano generi per plurima loca terrarum orbis et immensum in ciuitate predicta et districtu ipsius, tum eciam propter recessum hominum laboratorum advenatarum, qui habitabant in dicta civitate et districtu et qui, reducta civitate Neapolis ad fidelitatem regiam, hinc recesserunt ad dictam civitatem Neapolis»338.
- 339 Ivi.
129 In quella circostanza l’arcivescovo fu pure costretto ad alienare alcune terre, «pro solvendis decimis a papa regi concessis»339.
- 340 Il documento è pubblicato da Id., I più antichi documenti di S. Maria la Fossa, cit., pp. 269-275, (...)
130 La situazione precipitò ulteriormente tre anni dopo, come apprendiamo da un drammatico documento del 25 maggio 1411, in cui i canonici affermavano che non era possibile «coltivare in maiori parte terras et loca ipsius ecclesie seu capituli et facta fuerunt quodamodo nemorosa, quodque ad presens etiam non possunt habiliter cultivari, propter hominum laboratorum carentiam causatam»340. Per tale motivo i procuratori del Capitolo si trovavano in seria difficoltà a pagare le decime al papa e al re:
- 341 Ivi.
«et presertim in solutionibus decimarum papalium et procurationum legatorum predictorum domini nostri pape in regno predicto, quas omnino solvere oportuit ipsos canonicos, tam dicto domino nostro pape, quam domino nostro regi, propter quod oportuit ipsos ipsius ecclesie canonicos se constituere debitores diversis et pluribus hominibus»341.
131 Per di più nello stesso documento si affermava che i canonici erano stati costretti a pignorare alcuni vasi sacri d’argento in cambio di somme di denaro:
- 342 Ivi.
«et presertim in pluribus et diversis pecuniarum quantitatibus, inter quos esse dixerunt certos creditores, quibus in certis pecuniarum quantitatibus ipsi canonici ex ratione mutui tenentur, pro quibus debitis ipsi creditores tenere aliqua pignora et vasa argentea ipsius ecclesie necessaria in divino cultu ipsius et satisfacienda ad devocionem ipsius ecclesie et capituli, et presertim in festivitatibus solemniter celebrandis, sine quibus divina officia non possunt comode per dictos canonicos in dicta maiori ecclesia celebrari»342.
132 Scaduto il termine in cui bisognava pagare il debito, i canonici erano affrontati ogni giorno dai creditori, i quali minacciavano di vendere gli oggetti sacri avuti in pegno:
- 343 Ivi, specialmente p. 272.
«et elapsi sunt termini solutionis et restitutionis ipsarum pecuniarum, propter quod ipsi canonici ab eisdem creditoribus cotidie molestantur super solutionem pecuniarum ipsis creditoribus debitarum, et quia ipsi creditores intendebant vendere pignora supradicta pro habendis eorum pecuniis et nolebant amplius expectare dictos canonicos super recollecionem pignorum eorumdem»343.
- 344 Ivi.
133 Pertanto i procuratori del Capitolo furono costretti a fittare in enfiteusi due pezze di terra presso la villa di S. Maria ad Fossam, nel luogo detto ale Terre de li Monachi, dopo aver indetto un bando ad vocem preconis. Il reddito annuale delle terre ammontava a dodici grani e mezzo d’oro, somma alla quale furono aggiunte sei once d’argento come intratura344.
- 345 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4061 (di prossima pubblicazione).
134 Nello stesso anno 1411 apprendiamo di un «casalenum discopertum et dirutum, consistens in multis et diversis membris, dirutis et devastatis, quod alias fuit hospicium, copertum cum astracis et plincis et imbricibus», sito a Capua nella parrocchia di S. Stefano, «iuxta hospicium quod fuit domini Francischelli Galiote, de Neapoli, iuxta hospicium heredum condam domini Marini Caraczuli, de Neapoli». Il casalenum era ridotto in quelle condizioni «per antiquam ruynam et devastacionem de eo factas per diversas personas et homines et in eo multas sordes (cose sordide) et zuczure (rami) prohiciebantur et ad sterquillinium (stillicidio) longo tempore erat deductus et factum»345.
- 346 Per la biografia di questo arcivescovo, cf G. Bova, Giordano Gaetano, cit., pp. 95-108.
- 347 Id., Le pergamene aragonesi, cit., v, pp. 557-559.
135 Intanto, nonostante la grave situazione di bisogno, l’arcivescovo era tenuto come sempre a versare notevoli somme di denaro al re, addirittura per ordine del papa che gliele imponeva. Per esempio, l’11 maggio 1411 l’arcivescovo Filippo Barile (1406-1435)346, dietro corresponsione di dodici tarì de carlenis argenti ricevuti dal magister Filippo de Symone, de villa S. Blaxii – somma necessaria all’arcivescovo «pro solvenda certa quantitate pecunie debita domino nostro regi Ladiczlao, de mandato domini Gregorii xii, prout puplicum et notum est in civitate Capue et eius territorio» – gli fittò in enfiteusi una pezza di terra campestre e incolta, sita presso la villa S. Blaxii, ubi dicitur ala Via dele Semete seu Allarbusto de li Pascali, confinante con una terra del conte di Altavilla347.
- 348 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, p. 513.
136 Sappiamo pure che il 19 dicembre 1412 l’arcivescovo Filippo aveva fittato a Nicola de Symeone, de villa Casanove, una terra presso Porta Sant’Angelo a Capua, «in loco ubi dicitur Allosanna, in qua alias fuit magna hostulania nunc totaliter diruta et devastata», ricevendo come entratura tre once de carlenis argenti, da utilizzare «pro extenuacione servicii per eum debitum domino nostro regi, de mandato domini summi pontificis»348.
- 349 G. A. Manna, op. cit., p. 11a.
137 Ladislao nel 1411, con privilegio riferito dal Manna, concedeva «che ogn’anno si rinnov(asse) l’apprezzo de le robe mobili, stabili e industrie de cittadini di detta città [Capua] e che nisciuno conte, barone o altra persona possa tenere corte, etc.»349.
- 350 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., ii, p. 503.
- 351 Id., La chiesa di S. Maria delle Grazie a Francolise. Altre chiese del territorio. I Franchi, Napol (...)
138 Il re tra l’altro non trascurò di proteggere i castelli strategici disseminati nel territorio. Per esempio, il 15 settembre 1411 è citato nell’antica Capua «Nardus Cosme, de Gayeta, regius castellanus turris S. Herasmi prope Capuam»350. L’8 marzo 1412 il re nominava il «dominus Paulellus Scallonus, de Aversa, miles regii hospicii S. Iohannis ac regius capitaneus civitatis Calvi et Turris Francolisii suique districtus»351.
- 352 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1657 (di prossima pubblicazione).
139 Per quanto è dato sapere, il re non tralasciò neppure l’amministrazione della giustizia a Capua, nominando per esempio nel 1412 una sua persona di fiducia, tale «Antonius Tamburrus, de Neapoli, civis Capue, regius baiulus civitatis Capue»352.
8. Riferimenti a Giovanna ii d’Angiò (1414-1435). Una politica non adatta a Capua
- 353 In generale, cf A. Ryder, Giovanna ii d’Angiò, regina di Sicilia, in D.B.I., 55, Roma 2000, pp. 477 (...)
- 354 G.A. Manna, op. cit., p. 19a.
- 355 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 91-93.
140 Giovanna ii353 già nel 1414, con privilegio riferito dal Manna, ordinava che fossero «restituiti a tutti li huomini di [Capua] e casali tutti i beni burgensatici che possedevano innanzi che detta città fusse data a Braccio da Montone»354. Per una sintesi degli “infiniti privilegi” (di cui molti deperditi) concessi da Giovanna a Capua, si rinvia al Granata355.
- 356 J. Mazzoleni, op. cit., ii/1, pp. 111-112.
- 357 Ead., op. cit., ii/1, pp. 112-114.
- 358 G.A. Manna, op. cit., p. 187a.
141 Tre diplomi in particolare mostrano la benevolenza della regina verso la città bagnata dal Volturno. Giovanna il 24 maggio 1415 confermava a Capua alcune concessioni di suo fratello Ladislao, ovvero «nonnullas concessiones et gratias, sicut in privilegiis et licteris dictorum quondam predecessorum nostrorum et ipsius quondam domini fratris nostri»356. I re Giacomo e Giovanna ii il 29 dicembre 1415 confermavano e ratificavano le concessioni e le immunità concesse dai loro predecessori, in particolare da re Ladislao, e già confermati da Giovanna il 24 maggio scorso357. In un privilegio del 1416, riferito dal Manna, la regina disponeva di diminuire per Capua il pagamento fiscale di cinquanta once ogni anno, «a causa che per servarle fedeltà fu saccheggiata dai suoi ribelli»358.
- 359 In generale cf H. Jedin, Breve storia dei Concilii, Roma 1960, pp. 101-113.
- 360 F. Granata, Storia sacra, cit., i, pp. 154-155.
- 361 G. Bova, Le pergamene aragonesi della Mater Ecclesia Capuana (1443-1449), iii, Salerno 2018, pp. 59 (...)
- 362 Id., op. cit., iii, p. 602.
- 363 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, p. 527. Il Palazzo subì un altro incendio nel 1440 ca (Id., (...)
142 Sappiamo che Capua si era schierata a favore della regina in occasione della ribellione di Fabrizio de Capua. Una carta diminucionis redditus del 26 dicembre 1417, ind. x, fa riferimento al Concilio di Costanza (1414-1418)359 al quale aveva partecipato per tre anni l’arcivescovo di Capua Filippo de Bariliis (1406-1435)360. In tale periodo il Palazzo Arcivescovile, le domus e le apothece della Camera erano state occupate dalle truppe del ribelle Fabrizio, ostile alla regina361. Il Palazzo era caduto in rovina e il rivoltoso aveva occupato la città cum suis stipendiariis et sequacibus. Le truppe avevano predato tutto, alloggiando con i cavalli nell’edificio e bruciando le porte: «sequaces ipsi archiepiscopale palacium et omnia mobilia, que ibidem reperierunt, posuerunt ad predam ibique cum eorum equis mansionem fecerunt et habuerunt, conburendo ianuas, trabes, lignamina, que erant affixa in hedificiis palacii illudque in diversis partibus totaliter dirimerunt»362. Da una carta locacionis del 4 aprile 1417, ind. x, sappiamo inoltre che il Capitolo doveva riscattare gli iocalia pignorati per approntare la somma necessaria onde pagare due decime per l’acquisto della calce e per pagare i magistri fabricatores et manipuli che dovevano riparare il Palazzo. Le rendite del Capitolo infatti si erano esaurite «propter occupacionem tirampnice factam per Fabricium de Capua et eius sequaces de civitate Capue contra fidelitatem et statum prefate domine nostre regine»363.
143 Il 21 marzo 1418 l’arcivescovo Filippo, dietro corresponsione di un’oncia e ventidue tarì de carlenis argenti ricevuti da Pietro de Messore, de Gallucio, abitante in villa Marczanisii, gli fittò una presa di terra di mezzo moggio sita in eadem villa. Il denaro doveva risarcire le spese che la regina aveva dovuto affrontare per liberare Castrum Maris de Vulturno dalle mani del miles Giacomo de Sancto Naczario che illegalmente lo deteneva:
- 364 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 536-538.
«in recuperacionem et recaptum Castrimaris de Vulturno, demanialis ipsius maioris ecclesie, quod tirampnice detinebatur per Iacobum de Sancto Naczario, militem, ultimum illicitum detemptorem castri predicti, a cuius violentis manibus prefata domina nostra regina per suos stipendiarios illud violenter capi fecit, circa cuius capcionem et obsessionem ipsa plures subiit et fecit expensas, de quibus certam partem oportuit ipsum dominum archiepiscopum solvere et satisfacere eidem domine nostre regine – in qua solucione conversa extitit dicta pecunia, ut supra recepta per eum – et residuum ipsarum expensarum ipsa domina nostra [regina] graciose remisit eidem domino archiepiscopo»364.
- 365 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 1840 (di prossima pubblicazione).
144 Sensibile ai problemi legali della città, la regina con privilegio del 29 giugno 1418 nominava Antonello de Crapio, di Capua, notaio pubblico per totum regnum Sicilie365.
- 366 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 116-119.
145 Giovanna fin dai primi anni del suo regno provvide a proteggere i castelli strategici di Terra di Lavoro. Il 18 ottobre 1418, per esempio, nominava Iacobus Ristaynus e Loysius de Lagonissa capitani per quattro anni delle terre e dei castelli «Ayrole, casalis Campure, terre Montis Sarculi, Pollose, casalis Notariorum, castri Poti, Terlicosii, Turris Palacii, Fenuculi», in Principato Ultra, nonché del castrum Torelli in Terra di Lavoro366.
- 367 Ead., op. cit., ii/1, pp. 114-116.
- 368 G. Bova, I più antichi documenti di S. Maria la Fossa, cit., pp. 285-286.
- 369 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1908 (di prossima pubblicazione).
146 Tra le tante difficoltà del periodo, la regina non smise mai di mostrare la sua pietas verso i sudditi di Capua e del territorio, come mostrano in particolare due diplomi. Nel primo, emesso a Napoli il 7 giugno 1418, Giovanna comunicava al capitano di Capua e ai canonici del Capitolo di aver revocato la lettera con la quale, su denuncia di Iohannella de Patricio di Capua, aveva ordinato «capi facere et cohartari causa curandi» il nobile Loysius de Alneto, ovvero di porlo in un luogo di cura perché dichiarato non sano di mente (demens). Ordinava così di rimettere il nobile nel possesso dei suoi possedimenti e di obbligare Iohannella alla restituzione dei beni e alle spese367. Nel secondo, propriamente un mandatum de indulgentia emesso nel novembre 1420 in Castro Capuano a Napoli, Giovanna comunicava al nobilis miles Nicolaus Maczeo Guama, di Salerno, reggente la Curia della Vicaria, nonché ai giudici della Magna Vicaria, di aver concesso la grazia ai coniugi Maiellus Molinarius et Filiola, di S. Maria la Fossa, già condannati a morte per stupro (ad penam ultimi supplicii), commutando loro la pena alla perdita dei beni mobili. Maiello aveva infatti violentato Angelella ingravidandola; poi i coniugi le avevano procurato l’aborto facendole ingerire certum venenum, per cui la giovane era morta insieme al feto di oltre tre mesi368. Infine Giovanna il 12 dicembre 1434 emise nei confronti dei coniugi un indultum restitucionis ad famam, honores et statum pristinos, togliendo loro omnem maculam infamie e ingiungendo al magister iusticiarius di restituire i beni confiscati369.
- 370 Abbazia di Montevergine. Regesto delle pergamene, a cura di Giovanni Mongelli, v (sec. xv-xvi), Rom (...)
- 371 J. Mazzoleni, op. cit., ii/1, pp. 120-122.
147 Essendo capitaneus Capue il nobilis Antonius de Bonito (1421)370, la regina l’8 aprile 1422 promise al miles Pippus Caraczulus di Napoli che il ribelle Marinus de Lagonissa, il quale lo aveva imprigionato in burgo Bayani, in Terra di Lavoro, e privato del castrum della terra Petrestuline, gli avrebbe dovuto restituire il detto castrum371.
148 Con diploma del 2 marzo 1420, ind. xiii, Giovanna, in considerazione della fedeltà dimostratale dai capuani durante varie lotte e della pronta corresponsione di duecento once de carolenis argenti per stipendiare la sua gente d’armi, concesse a Capua e ai suoi casali di pagare alla Regia Corte un tributo annuo di sole duecento once, in quattro rate:
- 372 Questo documento non risulta tra i diplomi di Giovanna ii custoditi nel Museo Campano, ma è stato r (...)
«quia prefati universitas et homines nobis prompte et liberaliter subvenerunt de unciis ducentis de carolenis argenti […] in solutionem stipendiorum nostrorum armigerarum gentium intus et extra regnum nostrum Sicilie, pro defensione status Sacre Sancte Romane Ecclesie ac nostri […], ad solvendum nisi quatuor collectas, tantummodo annuatim, et pro qualibet ipsarum quatuor collectarum uncias quinquaginta tantum […] in trimestri tempore pro rata exinde contingenti»372.
- 373 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 198, numerazione doppia senza cartellino (di prossima pubblicazi (...)
149 Con diploma del 15 aprile 1422, ind. xv, inoltre Giovanna ii dava al nobile Paolo Bazo, di Terracina, marchese di Loriano, il consenso ad alienare un terreno di quindici moggia, «in loco ubi dicitur a Puzzolino», a favore di Giovanni Amato, di Capua, detto Zannuti, castellano di Castel Capuano a Napoli e familiaris noster373.
- 374 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1788 (di prossima pubblicazione).
150 Con lictere del 28 dicembre 1422, ind. i, Giovanna concedeva al notaio Antonio de Caprio, di Capua, di sottoscrivere gli atti dei giudici morti prima di poterli firmare374.
- 375 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1770 (di prossima pubblicazione).
- 376 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 1795 (di prossima pubblicazione).
151 Nel 1423 tra l’altro era presente a Capua anche il «venerabilis et magnificus vir, dominus frater Franciscus Caraczulus, de Neapoli, miles, prior sacre domus hospitalis S. Iohannis Ierosolimitani in Capua»375. Nel 1424 la regina nominava il «nobilis vir Iacobus Scallonus, de Aversa, reginalis capitaneus Turris Franculisii»376.
- 377 G.A. Manna, op. cit., p. 64b.
152 Ancora nel 1424 la regina, con privilegio riferito dal Manna, «confermava tutti i privilegi, gratie e immunità a città e huomini e ecclesie e persone ecclesiastiche, etc.»377.
- 378 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 123-126.
- 379 Ead., op. cit., ii/1, pp. 126-130.
153 La regina si adoperò anche a dirimere alcune controversie territoriali. Per esempio, il 17 settembre 1425, per porre fine alla lite sorta tra Capua e Calvi relativa al territorium detto Cicotitum, udita la relazione del nobilis Goffredus de Gayeta, di Napoli, Presidente della Camera della Sommaria, sentenziò che il territorium apparteneva a Capua378. Il 15 ottobre 1425 ordinò a Goffridus de Gayeta, di Napoli, maestro razionale della Camera della Sommaria, e al miles Iohannes de Nursia di informarsi e decidere sulla sentenza di appello emanata nella lite sorta tra Nicolaus Pizuli, de Rocca Ravinula, e i fratelli Dominicus e Loysius de Lagonissa, per il possesso de li Morruni, attribuito ai fratelli nella sentenza di 1° grado379.
- 380 G.A. Summonte, Historia della città e regno di Napoli, ii, Napoli 1601, p. 605; F. Caracciolo, Memo (...)
154 Per quanto riguarda ancora Capua, la sovrana, con decisione rivelatasi poi infausta, il 22 ottobre 1425 aveva dato in pegno al Gran Siniscalco ser Gianni Caracciolo, miles del duca di Venosa, la città di Capua con il Castrum Lapidum e le torri fridericiane, nonché il casale di Sant’Erasmo cum parco prope Capuam, costituendolo castellano e capitano380.
- 381 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1824.
155 Forse è da attribuire ad alcuni torbidi a Capua la permanenza a Napoli nel 1427 dell’arcivescovo Filippo Barile, il quale risiedeva in una sua residenza privata: «hospicium ubi ad presens residencia facit reverendissimus in Christo, pater et dominus, dominus Philippus, miseracione divina archiepiscopus Capuanus, situm in platea Capuana civitatis Neapolis, iuxta hospicium domini comitis Montis Odorisii et aliorum consanguineorum suorum de Barrilibus»381.
- 382 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento dell’11 marzo 1432.
156 Tra l’altro, nella sentenza della Corte di Capua dell’11 marzo 1432, con la quale l’arcivescovo Filippo rientrava in possesso di una terra della mensa sita presso Grumo (Marcianise), occupata dal notaio Nicola de Giuliano, è menzionato l’«illustris et excellens dominus, dux Venusii, magni regni Sicilie senescallus», cioè Pirro del Balzo382.
- 383 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 132-136.
157 Molto interessante è il documento del 7 settembre 1432, da cui risulta che Colella de Calabria, detto Stephanus, e Iacobellus de Abbate, di Amalfi, castellani delle torri della città di Capua, in rappresentanza del defunto ser Gianni Caracciolo consegnarono le torri a Gaspar Bonciani di Firenze, ambasciatore di Giovanna ii383.
- 384 Ead., op. cit., ii/1, pp. 137-143, specialmente p. 139; cf pure F. Granata, Storia civile, cit., ii(...)
158 La regina il 12 ottobre 1432, a richiesta dell’università di Capua, confermò tutte le grazie e i capitoli già concessi in precedenza alla città, in particolare il privilegio dei mercati: «nundinas seu forum francum que seu quod celebrantur seu celebratur in burgo dicte civitatis per dies octo, incipiendo a tribus ultimis diebus mensis maii et finiendo per quinque dies sequentis mensis iunii anni cuiuslibet». Ribadì di tenere la città in demanio e di conservare «le gabelle datii seu quartucii ac catapanie», illecitamente tolte da ser Gianni Caracciolo, inoltre di mantenere l’ufficio della comestabulia e la custodia del carcere, il mercato e altre concessioni. Confermò pure gli usi matrimoniali della città384.
- 385 G.A. Manna, op. cit., pp. 99a-99b.
159 In un privilegio del 1434, riferito dal Manna, la regina concedeva inoltre «che l’huomini del feudo di Urdichella [presso San Tammaro] fossero tenuti a pagare a detta città [Capua] tutte ragioni e diritti de le gabelle nove di detta città e che essa città in escambio dovesse pagare per li detti huomini del detto feudo onze dodici l’anno»385.
- 386 J. Mazzoleni, op. cit., ii/1, pp. 143-154.
160 Nel Museo Campano è custodito il diploma del 1° settembre 1434, datum in Castro Capuano Neapolis, da cui risulta che la sovrana per circa cinquemila ducati aveva venduto la città di Policastro, in Principato Citra, a sua nipote Cobella Ruffa, duchessa di Sessa386.
- 387 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., i, p. 247.
- 388 Id., Le pergamene aragonesi, cit., i, p. 102.
161 Il 2 febbraio 1435 morì Giovanna, dopo aver nominato erede Renato d’Angiò. In generale la sovrana lasciò a Capua un buon ricordo di sé, come si legge per esempio in una carta locacionis del 15 aprile 1435, dove è rievocato con dolore il «vacante regno Sicilie per mortem condam bone memorie Iohanne secunde»387. Anche in un atto del 21 dicembre 1435 si accenna con tristezza al periodo successivo alla morte della regina: «post mortem recolende memorie serenissime domine, domine Iohanne secunde»388.
- 389 F. Granata, Storia civile, cit., ii, p. 91.
162 Così il Granata ricorda Giovanna: «Fu questa regina amata e servita sempre da’ Capuani con tutta fedeltà ed ossequio, così in tempo di pace, che di guerra; ed essa, appagatasi della gran fedeltà de’ Capuani, corrispose con infiniti privilegi e grazie»389.
9. Riferimenti a Renato d’Angiò (1435-1442). Un re senza fortuna
- 390 In generale, cf N.F. Faraglia, Storia della lotta tra Alfonso d’Aragona e Renato d’Angiò, Lanciano (...)
163 Di Renato d’Angiò, detto il Buono390, dobbiamo ricordare che, in quanto prigioniero di Filippo iii il Buono, fu reggente sua moglie Isabella di Lorena dal 18 ottobre 1435 al 19 maggio 1438. Fu re titolare di Napoli dal 2 febbraio 1435 al 12 giugno 1442 (deposto).
- 391 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4657 (attualmente deperdita), a cui già era stato asportato il s (...)
- 392 «Nel 1268 il re lo aveva investito, già prima del mese di luglio, della contea di Avellino e di Cal (...)
- 393 «Nel [6] gennaio del 1271 il fratello Simone ottenne la contea di Avellino, con le terre di Calvi, (...)
- 394 http://racineshistoire.free.fr/LGN/PDF/L-Estendart.pdf; www.geni.com.
- 395 Ivi.
- 396 «Nel 1416 la regina restituì al Marzano il ducato di Sessa, che comprendeva Teano, Calvi Vecchia, M (...)
- 397 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 200-203.
164 Di Renato nel 2008 vedemmo in Archivio il privilegio del 1° giugno 1435 concesso alla città di Calvi per essersi mantenuta a lui fedele contro i ribelli che la tenevano in assedio391. Il castello angioino di Calvi sorgeva strategicamente lungo la via Latina che collegava Capua a Roma meglio della via Appia. Calvi era da sempre una roccaforte angioina grazie alla signoria di Bertrando del Balzo (1238ca-1305)392, di Simone di Montfort il Giovane (1240-1271)393, di Giovanna Stendardo († 1329)394, di suo figlio Guglielmo iii Stendardo († 1342/1344)395, di Giovanni Antonio Marzano, duca di Sessa (1399-1453)396. Il 4 agosto 1460 Ferdinando i d’Aragona cedette poi Calvi a Capua397.
- 398 E. Russo, art. cit., p. 799.
- 399 Ivi.
165 Questo privilegio è sconosciuto perché nella guerra di successione angioino-aragonese è nota nel contado capuano solo la fedeltà di Maddaloni agli Angioini398. Alfonso d’Aragona nel 1436 prese Gaeta, Capua, Ischia e quasi tutta Terra di Lavoro399.
10. Conclusioni
- 400 T. Natale, Capua nell’età di Alfonso i d’Aragona (1420-1458), Capua 1987, p. 18.
166 I sovrani angioini avevano mostrato di tenere a cuore Capua e il suo contado, come dimostra la nascita di nuovi ospedali specialmente all’epoca di re Roberto. Avevano fortificato il centro e i castelli della periferia, amministrato la giustizia, rispettato il clero. Non siamo pertanto molto d’accordo con chi ha visto la «decisa adesione dei capuani alla causa di Alfonso [d’Aragona], dopo la morte di Giovanna, se non vi fosse stato nella città uno stato d’animo sfavorevole agli angioini, [anche se] non si può parlare di trattative dirette e di rapporti politici tra i nobili capuani ed Alfonso, al tempo in cui questi si trovava ancora in Sicilia, perché mancano documenti in proposito»400. Tale giudizio può riferirsi tutt’al più solo a una parte dei nobili, ma non a tutto il popolo.
- 401 F. Petrucci, Caracciolo Gianni (Sergianni), in D.B.I., 19, Roma 1976, pp. 370-375.
- 402 T. Natale, op. cit., p. 18, nota 18.
- 403 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, p. 138.
- 404 T. Natale, op. cit., p. 14 e nota 15.
167 Il motivo del malcontento sarebbe stato dovuto al malgoverno del Gran Siniscalco ser Gianni Caracciolo (1372ca-1432)401, che «aveva oppresso i capuani con prepotenza e soprusi a cui troppo tardi cercò di riparare la regina»402, la quale, ripetiamo, concesse di nuovo alla città le «cabellas datii seu quartucii ac catapanie» tolte da ser Gianni (1432)403. In verità il Gran Siniscalco nel 1430 aveva avuto anche la giurisdizione sul Castrum Maris de Vulturno, che rappresentava per Capua lo sbocco indispensabile per il commercio404.
168 In seguito le cose precipitarono. Con la morte di Giovanna il papa Eugenio iv aveva preteso che il regno fosse devoluto alla Santa Sede inviandovi il vescovo Giovanni Vitelleschi, mentre Alfonso d’Aragona aveva rinnovato le pretese di successione. Nel frattempo Napoli, favorevole alla successione angioina, aveva chiesto aiuto al condottiero Giacomo Caldora, mentre Capua si era schierata con gli aragonesi chiedendo l’appoggio di Giovanni Ventimiglia, conte di Gerace, ammiraglio del regno di Sicilia al di là del Faro, governatore del regno al di qua del Faro e vicereggente di Capua. Nel 1442 Alfonso entrò in Napoli e si impadronì della città. Da allora in poi fu chiamato Alfonso i re di Napoli (1442-1458). Renato d’Angiò si allontanò per sempre dal regno.
- 405 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., i, pp. 100-106.
169 In particolare la Chiesa di Capua allo scoppio delle ostilità angioino-aragonesi subì gravi difficoltà, come per esempio è possibile vedere dalla lettura di una carta concessionis del 21 dicembre 1435. Nel documento il canonico procuratore della congregazione del Capitolo dichiarò che, «propter varias multiplicesque et diversas novitates et guerras, exortas et factas huc usque et de presenti eciam vigentes in provincia terre Laboris et prefata civitate Capue et eius pertinenciis et districtu aliisque civitatibus, terris, castris et locis convicinis», scoppiate dopo la morte della regina Giovanna ii, gli stessi canonici «ad tantam sunt penuriam et egestatem deducti, quod non valentes amplius exinde, sicud decet, eorum vitam ducere et alimenta subscipere, coguntur quodamodo mendicare et ipsam ecclesiam derelinquere». Essendo stata attaccata Capua da «hostes inimici et emuli ac rebelles maiestatis predicti domini nostri regis Alfonsi, cum eorum gentibus, armigeris, equitibus et peditibus, in copioso numero hostiliter», il conte Giovanni di Ventimiglia aveva deciso di requisire tutti i «vasa argentea, aurea iocalia et preciosa ornamenta, tam ipsius maioris ecclesie, quam aliarum ecclesiarum» e di convertire il loro valore in denaro «pro conservacione et defensione civitatis». I canonici decisero allora di pagare quarantuno once d’oro e venti tarì presi in prestito, affinché non fossero venduti i vasa sacra, anche se ciò comportava che essi stessi, «de pecunia eis mutuata, adversis eorum creditoribus multipliciter molestantur». Essi fittarono pure alcune domos dietro versamento di ventuno once de carlenis argenti che avrebbero utilizzate «iminentibus eis necessitatibus convertendis in alimentis ipsorum canonicorum pro eorum vita ducenda»405. Mai prima la Chiesa di Capua era stata così umiliata.
- 406 M.E. Vendemia, L’ampliamento del contado: Capua nei secoli xiv-xv, in Città e contado nel Mezzogior (...)
170 Non abbiamo dati molto sicuri circa l’estensione del contado e della popolazione all’epoca angioina. Si è parlato di 300 km² nel 1386 con ventisette centri abitati, e di 416 km² con quaranta centri nell’età di Ladislao406. Pensiamo che tali cifre siano un po’ inferiori rispetto a quelle reali perché si basano su poche centinaia di pergamene del Capitolo restaurate dall’arcivescovo Luigi Diligenza (1978-1997), ma non anche su tutte quelle della Curia disponibili solo in seguito e prive ancora di inventario cronologico.
- 407 G. Bova, L’arcivescovo Giordano Gaetano, cit., pp. 115-166.
- 408 Cifra confermata da F. Senatore, Una città, il regno: istituzioni e società a Capua nel xv secolo, (...)
171 Intanto il 29 luglio 1471 l’arcivescovo Giordano Gaetano (1447-1496), dopo le guerre e le usurpazioni, fece approntare definitivamente l’inventario dei beni del Capitolo e delle prebende della Chiesa di Capua407. Dall’analisi del documento abbiamo calcolato che il contado all’epoca aveva un’estensione di circa 450 chilometri quadrati408 con quarantasette realtà abitative. Bisogna pure tenere presente che tali conteggi si basano solo sulle località superstiti, ma sicuramente altre a noi già note da documenti di epoca precedente erano state usurpate, dal momento che non le abbiamo più ritrovate nella documentazione successiva al 1471. L’estensione e le realtà sunnominate sono documentate all’incirca anche negli anni precedenti a tale data, ovvero all’epoca dei re angioini, come risulta dallo spoglio da noi effettuato delle seimila pergamene disponibili.
- 409 A. Filangieri, op. cit., p. 309.
- 410 F. Senatore, op. cit., i, p. xi dell’Introduzione.
172 Lasciamo la città di Capua con 3375 abitanti nel 1490 (siamo lontani dai 7000/9000 abitanti proposti dal Filangieri per l’anno 1320)409, mentre nel suo distretto abitavano circa 10125 persone410. I dati offerti potrebbero riferirsi più o meno anche agli ultimi anni di regno di Giovanna, tenuto conto però anche delle perdite dovute alle guerre.
173 Ha termine con Giovanna, per quanto riguarda Capua, il lungo periodo di relativa tranquillità sotto gli angioini, pur tra contraddizioni, compromessi e alterne vicende, non privo però anche di un certo benessere dal punto di vista sanitario, spirituale, economico ed artistico, grazie agli ospedali, chiese, conventi e mercati, nati e promossi per volontà di quella dinastia d’oltralpe che valorizzò come mai prima Terra di Lavoro, vasta regione ricca di risorse umane ed economiche, cuore pulsante del regno di Sicilia-Napoli.
Notes
1 Tali pergamene, da noi visionate dagli anni ‘80 in poi del secolo scorso, oggi non sono tutte consultabili. Restano gli appunti che prendemmo nel corso di quegli anni. Precisiamo che, mentre per le pergamene del Capitolo esiste un Inventario cronologico manoscritto redatto nel 1970 a cura della dott. Renata Orefice dell’Archivio di Stato di Napoli, per le pergamene della Curia, custodite una volta alla rinfusa in vecchie cartelle, abbiamo dovuto provvedere noi da un trentennio a questa parte a metterle in ordine cronologico, tranne per le prime 500 sistemate dal prof. Luigi Pescatore (1913-2008) dell’Archivio di Stato di Napoli, insigne studioso di paleografia, perché non esiste un Inventario cronologico da consultare.
2 Bibliografia essenziale: G. Del Giudice, Codice diplomatico del Regno di Carlo i e ii d’Angiò dal 1265 al 1309, voll. 1-3, Napoli 1863; I Registri della Cancelleria Angioina ricostruiti dagli Archivisti Napoletani, voll. 1-50, a cura dell’Accademia Pontaniana, Napoli 1950-2010; J. Mazzoleni, Le pergamene di Capua, voll. 1-3, Napoli 1957-1958; E. Leonard, Les Angevins de Naples, Paris 1954 (trad. it., Milano 1967); M. Cappuccio, Capuani insigni e ambienti culturali dal Medioevo al Risorgimento, «Capys» 4, (1970), pp. 3-34; A. Barbero, Il mito angioino nella cultura italiana e provenzale tra ‘200 e ‘300, in «Bollettino storico-bibliografico subalpino», lxxix, Torino 1981, pp. 107-220; G. Vitolo, Il regno angioino, in Storia del Mezzogiorno, iv, Roma 1986, pp. 11-86; G. Galasso, Il regno di Napoli. Il Mezzogiorno angioino e aragonese (1266-1494), Torino 1992; J.-P. Boyer, Prédication et état napolitan dans la première moitié du xiv siècle. Actes du colloque international organisé par l’American Academy in Rome, l’École Française de Rome, l’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, l’U.M.R. Telemme et l’Université de Provence, l’Università degli Studi di Napoli “Federico ii” (Rome-Naples 7-11 novembre 1995), Collection de l’École Française de Rome, 1998/245, pp. 127-157; A. Kiesewetter, La Cancelleria angioina, ivi, pp. 361-415; M. Merola, Ceti cittadini e tessuto urbano di Capua angioina, «Quaderni meridionali», 31 (2000), pp. 3-28; S. Morelli, Il risveglio della storiografia politico-istituzionale sul regno angioino di Napoli, «Reti Medievali Rivista», I-2000/1, pp. 1-8; Th. Pécout, Leopardo da Foligno, archiprête de Benevento, chanoine de Naples et chapelain du roi Robert, et sa mission en Provence (1332-1334), «Bollettino Storico della Città di Foligno», xxix-xxx (2005-2006), pp. 63-70, Foligno 2008; A. Antonetti, “Pro servitiis nostris”. Una prima indagine su formazione e impiego dei vescovi nell’amministrazione del Mezzogiorno angioino, in Isabelle Mathieu, Jean-Michel Matz (dir.), Formation et cultures des officiers et de l’entourage des princes dans les territoires angevins (milieu xiii - fin xv siècle), École Française de Rome 2019, pp. 143-164; A. Tagliente, Prime indagini sull’arcidiocesi di Capua in età angioina. Cinzio della Pigna e Salimbene (1286-1296), in Il Regno. Società, culture, poteri (secc. xiii-xv), in Atti della Giornata di Studi, Università degli Studi di Salerno, 8 maggio 2019, a cura di Mario Loffredo e Antonio Tagliente, Salerno 2021; J.-P. Boyer, Humilier l’Empire. Le paradoxe des romanistes du royame de Sicile-Naples (fin xiii-xiv siécle), in Gli spazi del potere. Strategie e attributi dell’imperialità, a cura di C. Leveleux-Teixeira e F. Delle Donne, Potenza 2023, pp. 49-91; Id., Science et conscience: Bureaucratie et prédication à Naples (premiére moitié du xiv siècle circa), «Micrologus», xxxi, Firenze 2023, pp. 173-238.
3 Su tali pergamene cf G. Bova, Le pergamene angioine della Mater Ecclesia Capuana (1266-1277), i-iii, Napoli 2008-2012; Id., Le pergamene angioine della Mater Ecclesia Capuana (1277-1280), iv, Caserta 2015; Id., Le pergamene angioine della Mater Ecclesia Capuana (1281-1314), v-viii, Salerno 2017-2024.
4 J. Mazzoleni, Le pergamene di Capua, ii/1, Napoli 1958, pp. 1-5, 6-8, 8-11, 12-14, 14-16, 16-18, 19-22, 23-25, 25-28, 28-31, 35-37, 39-41, 42-43, 43-45, 45-47, 48-51, 52-53, 57-60, 61-63, 68-70, 78-81, 85-89, 91-94, 97-99, 103-104, 106-108, 111-112, 112-114, 114-116, 116-119, 120-122, 123-126, 126-130, 133-136, 137-143, 143-154.
5 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., i, pp. 281-283; Id., Le pergamene angioine, cit., iv, pp. 442-444, 448-451, 452-454, 455-458, 459-461, 462-464, 465-468, 474-476, 477-480, 495-499, 500-501, 502-504, 505-506, 507-510, 511-513, 514-517, 528-530, 544-546; Id., Le pergamene angioine, cit., v, pp. 482-484, 488-490, 499-501, 502-503, 504-505, 506-507, 508-510, 511-512, 513-514, 518-519, 520-522, 523-525, 526-528, 529-530; Id., Le pergamene angioine, cit., vi, 582-583, 584-585; Id., Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 504-505, 508-510, 511-512, 513-514, 518-520, 521-522, 525-526, 527-529, 530-531, 532-533, 534-535, 536-537, 610-611, 624-625, 631-632, 633-634, 660-662; Id., Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 427-429, 430-432, 433-434, 435-438, 439-440, 484-485, 486-487, 488-490, 562-563, 599-601, 623-625, 630-633, 639-641, 642-644; G. Bova - C. Alpopi, Villaggi abbandonati e territorio tra Capua e Castelvolturno (x-xv sec.), Napoli 2013, pp. 181-184, 284-286; Ii.Dd., Le chiese di Maria Regina di Tutti i Santi e di Maria Ss. Assunta in Cielo, in Cancello ed Arnone, Napoli 2013, pp. 159-162, 321-323.
6 J. Mazzoleni, Gli Archivi ecclesiastici di Capua, in Il contributo dell’Archidiocesi di Capua alla vita religiosa e culturale del Meridione. Atti del Convegno Nazionale di Studi Storici promosso dalla Società di Storia Patria di Terra di Lavoro, 26-31 ottobre 1966, Roma 1967, p. 169. In seguito la studiosa precisò che le pergamene della Curia ammontavano a 4945 unità (Ead., Le fonti documentarie e bibliografiche dal sec. x al sec. xx conservate presso l’Archivio di Stato di Napoli, i, Napoli 1974, p. 10). A queste cifre bisogna aggiungere altre 100 pergamene rinvenute successivamente in Archivio e conservate nella Cartella Leonetti, per un totale di circa 7900 pergamene dichiarate. Il canonico Iannelli ai primi del xx secolo ne contava circa 10000. Per un quadro delle fonti storiche capuane relative al Medioevo, consigliamo infine di consultare C. Carfora, L’erudizione storica a Capua. I manoscritti di interesse medievistico del Museo Campano di Capua, Salerno 1998 (in Appendice, G. Bova, L’Archivio Storico Arcivescovile di Capua, pp. 91-93).
7 All’epoca visionammo ca 2800 pergamene del Capitolo e ca 3200 della Curia (con appunti). Richieste man mano in seguito quelle della Curia per l’edizione, ne abbiamo potuto consultare ancora molte di meno.
8 Per i più importanti diplomi regi deperditi del Comune di Capua, ci siamo serviti dell’opera di Giovan Antonio Manna, Prima parte della Cancellaria di tutti i privilegi e simili della città di Capua dal 1109 al 1570 in ordine alfabetico, Napoli 1588.
9 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i-l, passim.
10 G. Bova, I vescovi svevi e angioini di Capua, da un manoscritto inedito di Gabriele Iannelli, in Id., Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana, iv, Napoli 2003, pp. 441-461; Id., I vescovi angioini di Capua, da un ms. inedito di Gabriele Iannelli, in Id., Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana, v, Napoli 2005, pp. 601-605; Id., I vescovi angioini di Capua, da un ms. inedito di Gabriele Iannelli, in Id., Le pergamene angioine, cit., i, pp. 289-299; Id., I vescovi angioini e aragonesi di Capua, da un ms. inedito di Gabriele Iannelli, in Id., Le pergamene angioine, cit., ii, pp. 326-341.
11 In generale, cf P. Herde, Carlo i d’Angiò, re di Sicilia, in Dizionario Biografico degli Italiani (= D.B.I), 20, Roma 1977, pp. 199-226. I titoli iniziali di Carlo i furono: Carolus Dei gratia rex Sicilie, ducatus Apulie et principatus Capue, alme Urbis senator, Andegavie, Provincie et Forcalquerii comes, con l’aggiunta poi di vicarius generalis Romani imperii in Tuscia, Tornodori comes et rex Ierusalem. In generale, per i titoli dei re angioini di Sicilia-Napoli, cf J. Mazzoleni, Paleografia e diplomatica e scienze ausiliarie, Napoli 1970, pp. 290-292.
12 Vale la pena ricordare l’intitulatio della carta concessionis del 1266, la quale recita così: «In nomine Domini nostri Iesu Christi. Anno Incarnacionis Eius millesimo ducentesimo sexagesimo sexto et primo anno regni domini nostri Karoli Dei gratia magnifici regis Sicile, ducatus Apulie et principatus Capue, alme Urbis senatoris, Andegavie, Provincie et Furcalquerie comitis, mense aprelis, none indictionis. Capue» (G. Bova, Le pergamene angioine, cit., i, pp. 39-42).
13 Il 27 marzo 1269, il re ordinava da Foggia al Giustiziere della Basilicata che «propter Luceriam per quattuor dietas portentur sine mora victualia ad felicem exercitum nostrum, secundum quantitatem in decreta tibi provincia inferius annotatam». Da Capua venivano subito inviate cinquecento salme di vettovaglie, da Aversa quattrocento, da Calvi cinquanta, da Sessa duecento, da Teano duecento, da Maddaloni centocinquanta (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i (1265-1269), Napoli 1950, p. 214, n. 127, p. 128).
14 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, p. 221.
15 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., iv (1266-1270), Napoli 1967, n. 83, p. 13.
16 Archivio Storico Arcivescovile di Capua (= A.S.A.C.), pergamena del Capitolo n. 661 (di prossima pubblicazione).
17 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 725 (di prossima pubblicazione).
18 G. Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1201-1228), i, Napoli 1998, p. 184.
19 A titolo di esempio citiamo le famiglie Filraone nel 1271 (G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, p. 114), Scutario e de Franco nel 1273 (Id., Le pergamene angioine, cit., iv, p. 246), de Surrento nel 1276 (Id., Le pergamene angioine, cit., iii, p. 167).
20 L. Pescatore, Le più antiche pergamene dell’Archivio Arcivescovile di Capua (1144-1250), «Campania Sacra», x (1979), p. 81.
21 «Scribitur Britanno de Bucco et committitur custodia castri turrium pontis Capue. Datum Capue, per manus R., xiiii martii» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 204, p. 76).
22 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 102.
23 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., v [1266-1272], Napoli 1968, n. 295, p. 172.
24 W. Koller, Manfredi, re di Sicilia, in Federico ii, Enciclopedia Fridericiana, ii, Roma 2005, pp. 265-274; Id., Manfredi, in D.B.I., 68, Roma 2007, pp. 633-641; G. Iorio, La battaglia di Benevento (26 febbraio 1266) nei cronisti coevi, «Schola Salernitana - Annali», xxi (2016), pp. 9-34 (e la bibliografia ivi citata).
25 Per l’edificazione della marescallia fu abbattuta una domus del magister Petrus de Vinea (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., xx [1277-1279], Napoli 1966, nn. 85, 91, pp. 98-99).
26 Per il documento del 1254, cf G. Bova, Le pergamene sveve, cit., iv, pp. 200-204; per il documento del 1270, cf Id., Le pergamene angioine, cit., iii, pp. 288-294.
27 Sulla figura del giurista, cf H.M. Schaller, Della Vigna Pietro, in D.B.I., 37, Roma 1989, pp. 776-784.
28 Municipio di Capua (a cura del), Pietro della Vigna. Osservazioni e documenti de’ membri della Commissione di Antichità e Belle Arti di Terra di Lavoro, Caserta 1882, tavola genealogica della famiglia della Vigna. Cogliamo l’occasione per ricordare anche il miles Garamundus de Alneto, magister marescallie regni, uno dei quattro fratelli d’Aulnay (Gualtiero, Germondo, Nicolò e Giovanni) il cui cognome fu latinizzato in de Alneto (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., iv, pp. 24, 73, 124, 158, 178, 182).
29 G. Del Giudice, Codice diplomatico del regno di Carlo i e ii d’Angiò, cit., i, p. 222, nota.
30 «Karolus, etc. Universis, etc. Noverit universitas vestra, quod Petrus de Cusencia, lator presencium in arte cirurgie super quo ipsum examinari fecimus diligenter, sufficiens et ydoneus est repertus, supplicante igitur, eodem Petro humiliter nostro culmini, ut sibi praticandi in eadem arte per prefatum regnum de benignitate regia dignaremur concedere. Nos ipsius supplicationibus clementer admissis, ubique per prefatum regnum licentiam sibi concedimus postulatam. Datum Capue, xv decembris, ut supra» (riportiamo da G. Del Giudice, op. cit., i, pp. 234-235).
31 «Universis hominibus Sicilie. Cum magister Abraham de Sepo, de Messana, in cirurgia doctor fidelis noster, quem nos in curia nostra per magistrum Guillelmum et magistrum Pascalem, cirurgicos nostros, examinari fecimus diligenter penitus in arte cirurgie ad curandum, in ea sufficiens est inventus, nos recepto ab ipso solito fidelitatis; et quod iuxta traditiones ipsius artis curabit fideliter iuramento, licentiam sibi exercendi artem huiusmodi per totam Siciliam tenore presentium duxerimus concedendam f(idelitati) v(estre) p(recipiendo) m(andamus) quatenus eumdem magistrum Abraham exercere artem ipsam ad honorem nostrum et utilitatem fidelium nostrorum ipsarum partium libere permittatis nullum eis super hoc impediementum vel obstaculum ingerendo. Datum Messane xxiiii ianuarii» (riportiamo da G. Del Giudice, op. cit., i, p. 234, nota 1).
32 «[Iustitiario Terre Laboris et comitatus Molisii] mandat ut Iohannes de Casamizula, medicus, non molestetur de apotheca sua iuxta dohanam Neapolis, nec de molendino suo in Capua» (I registri della Cancelleria Angioina, cit. ix [1273-1273], Napoli 1979, n. 89, p. 240).
33 G. Del Giudice, op. cit., i, pp. 265-266, nota.
34 Da un trentennio ci occupiamo dell’assistenza medico-sanitaria nelle due Capua attraverso una serie di studi originali condotti sulle oltre seimila pergamene inedite dell’Archivio Arcivescovile di Capua e su altre fonti: cf G. Bova, Surici e Medici nella Capua Vetere e nella Capua Nuova medievali, S. Maria C.V. 1995, pp. 13-15; Id., Tra Saduciti e Burlassi nella Capua Vetere medievale, S. Maria C.V. 1996, pp. 25-31; Id., La vita quotidiana a Capua al tempo delle Crociate, Napoli 2001, pp. 49-51; Id., Capua cristiana sotterranea, Napoli 2002, pp. 99-101; Id., Tra Capua e l’Oriente. I Medici, Napoli 2004, pp. 98-116; Id., Civiltà di Terra di Lavoro. Gli stanziamenti ebraici nel territorio (sec. ix-xv), Napoli 2007, pp. 56-60 e passim; studi per lo più raccolti ultimamente in Id., Giordano Gaetano arcivescovo di Capua nel ‘400, Salerno 2022, pp. 35-44.
35 «Hospitalis S. Iohannis Yerosolimitani quod situm est prope castellum novum huius Capuane civitatis» (G. Bova, Le pergamene normanne, cit., p. 196).
36 Id., Le pergamene angioine, cit., ii, p. 210.
37 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 326.
38 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 2557 (di prossima pubblicazione).
39 Regesto di Iannelli, in G. Bova, Le pergamene normanne, cit., p. 257.
40 Regesto di Iannelli, in G. Bova, Le pergamene sveve, cit., i, p. 231.
41 G. Bova, Le pergamene sveve, cit., i, p. 79.
42 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, p. 301.
43 Id., Le pergamene angioine, cit., v, pp. 515-517.
44 Id., Le pergamene aragonesi della Mater Ecclesia Capuana (1435-1438), i, Napoli 2014, p. 151.
45 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 2226 (di prossima pubblicazione). Questo ospedale è citato anche da G. Di Capua Capece, Dissertazione intorno alle due campane della chiesa parrocchiale di S. Giovanni de’ Nobili Uomini di Capua, Napoli 1750, p. 80.
46 G. Pane - A. Filangieri, Capua. Architettura e arte, i, Vitulazio 1990, p. 38 e passim.
47 M. Merola, art. cit., pp. 5-7 e passim.
48 L. Giorgi, Architettura religiosa a Capua nel periodo angioino: i complessi di S. Domenico e di S. Eligio, in Lungo le tracce dell’Appia. Sessa Aurunca e Capua due città di cultura, Minturno 1993, p. 91 e passim.
49 In generale, cf F. Granata, Storia sacra della Chiesa metropolitana di Capua, i, Napoli 1766, pp. 252-260.
50 In particolare furono fatti abbattere da Corrado i muri dei monasteri di S. Maria delle Monache e di S. Benedetto, ricostruiti poi dal 1270 in poi: «monasteriis S. Marie et S. Benedicti civitatis Capue conceditur licentia reficiendi muros eorundem monasteriorum, qui iussu Corradi, nati quondam Frederici imperatoris, diruti fuerunt» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., iii [1269-1270], Napoli 1968, nn. 312, 758, pp. 161-162, 247). Cf pure F. Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, ii, Napoli 1766, p. 46.
51 «Capue universitas conqueritur quod eius menia et muros destruxerat Conradus et Manfridus olim Frederici imperatoris filii» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., xxii [1279-1280], Napoli 1969, n. 236, p. 157). In generale cf pure F. Granata, op. cit., ii, p. 48.
52 L. Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, iii, Napoli 1797, pp. 136-137 (il passo è riportato pure da I. Di Resta, Capua medievale. La città dal ix al xiii secolo e l’architettura dell’età longobarda, Napoli 1983, p. 146, nota 75).
53 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vi [1270-1271], Napoli 1954, pp. 227-228.
54 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, p. 202.
55 «Murus dirutus Capuane civitatis» (Id., Le pergamene angioine, cit., ii, p. 272).
56 «Murus dirutus Capuane civitatis in burgo Porte Capuane, in parrochia S. Herasmi» (Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 74).
57 «Murus dirutus Capuane civitatis prope locum Porte Capuane, in parrochia Ss. Cosme et Damiani, prope castellum» (Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 440).
58 «Vestigium muri diruti huius Capuane civitatis» (Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 341).
59 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 73. Nello stesso documento si fa riferimento a un orto «de pheudo quod fuit quondam dicti Facii, quod nunc tenet illustris dominus princeps Salerni» (ivi).
60 «Fossatum Capuane civitatis in loco qui dicitur Lagonara» (Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 498).
61 Quanto esposto è sintetizzato in una carta concessionis dell’agosto 1270, pubblicata da G. Bova, Le pergamene angioine, cit., v, pp. 491-495.
62 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 98; ivi, n. 6, p. 105.
63 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 98.
64 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 6, p. 105.
65 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 99.
66 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 5, p. 103.
67 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii [1265-1281], Napoli 1967, n. 32, p. 285.
68 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii, n. 1, p. 218.
69 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., v, n. 197, p. 144.
70 Si leggano a tale proposito: S. Ammirato, Delle famiglie nobili napoletane, Firenze 1580; B. Adimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili così napoletane come forestiere, Napoli 1691; B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle Province Meridionali, i-vi, Napoli 1875-1882; G.B. Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, i-iii, Pisa 1886-1890.
71 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, p. 11.
72 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 863 (di prossima pubblicazione).
73 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1231 (di prossima pubblicazione).
74 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 4°: documento del 7 giugno 1384, deperdito.
75 «Karolus etc. Eidem etc. F. t. Mandamus quatenus per civitates Averse, Capue, Neapolis et alias terras circumstantes facias, preconia voce, bannum, sub pena x unciarum auri, quod nullus ausus sit, qui homines civitatis Averse et districtus eius proditores vocare presumat, penam ipsam a quolibet qui contra fecerit pro parte Curie exacturus. Datum in obsidione Lucerie, x augusti, xii ind.» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 369, p. 278).
76 «Die xxvii decembris xii indictionis [1268] apud Fogiam. Concesse sunt Iohanni de Alneto militi et heredibus suis [...] castra et bona, tam pheodalia quam burgensatica infrascripta, que fuerunt Francisci de Ebulo proditoris, ex ipsius proditione ad manus Curie rationabiliter devolute, ad valorem unciarum auri lx; sed quia inventa sunt castra et bona ipsa valere plus uncie auri v, concessit sibi dominus rex ipsas uncias auri v de gratia speciali, et sic concessa sunt sibi per uncias lxv; videlicet, bona que tenuit in Capua, Summa et locis aliis, tam burgensatica quam pheodalia, valent unc(ias) xxx; castrum Camplicari, valet unc(ias) xx; castellum Petrosi, valet unc(ias) xv. Ita quod etc.» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii, n. 6, p. 237).
77 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 7, p. 193.
78 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., iii, n. 204, p. 30.
79 «Karolus etc. Eidem Secreto, ut procuratorem venerabilis patris, domini Octoboni, sancti Adriani diaconi cardinalis, in possessionem bonorum, que fuerunt quondam Petri de Vineis, in decreta tibi provincia consistentium, iuxta licterarum apostolicarum venerabili patri domino Radulpho, Albanensi episcopo, apostolice sedis legato, super hac directarum [tenorem], auctoritate nostra inducas, et tuearis inductum. Datum Neapoli, ii novembris, xii ind.» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 288, p. 261).
80 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii, n. 314, p. 87.
81 «Item alie [lictere de conductu] per Regnum Sicilie tantum date sunt Petro Saxonis, procuratori et cappellano venerabilis patris domini Octoboni, sancti Adriani diaconi cardinalis, cum tribus famulis et totidem equitaturis suis. Presentibus post annum minime valituris» (xi indizione, anno 1268, cf I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 199, p. 152).
82 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, pp. 93-96.
83 Id., Le pergamene angioine, cit., v, pp. 37-40, 285-90.
84 Id., Le pergamene angioine, cit., iv, pp. 221-222. Già nel 1998 segnalammo per la prima volta la presenza a Capua di un notarius Angelus, attivo tra il 1183 e il 1211, forse padre del giudice Petrus de Vinea; nel 1219 un giudice Angelus risulta già morto (G. Bova, Le pergamene sveve, cit., i, pp. 22, nota 29, 165).
85 «Landulphus Francus de Capua Iustitiarius Aprutii: Capua xiiii octobris, xii ind.» (I registri della Cancelleria Angioina, cit., i, nn. 148, 149, p. 143).
86 «Magistro Radulfo de Vifort clerico et iudici Taddeo Peregrino de Capua mandat ut inquirant de annuo valore quorundam castrorum in Terra Hydronti» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vii [1269-1272], Napoli 1970, n. 16, p. 271).
87 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vi, p. 122.
88 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vii, n. 13, p. 4.
89 «Karolus etc. Secreto Principatus Terre Laboris et Aprutii etc. Volumus et f. t. [..] precipimus quatenus fr(atri) Troiano, Ord(inis) Predicatorum, cui ab Apostolica Sede et Priore [...] Romane provincie, contra omnes pravitatis heretice labe respersos, generalis in Principatus et Terre Beneventane ac Terre Laboris et Comitatus Molisii Iustitiariatibus inquisitio est commissa, pro se et uno fratre [...], et uno notario et iii personis aliis [...], unum augustale diebus singulis, quamdiu in ipso negotio laboraverint, pro expensis eorum, [...] ministrare procures. Recepturus etc. [...]. Datum Neapoli, xxiv octobris, xii ind.» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., iv, n. 15, p. 210).
90 D. Matthew, I Normanni in Italia, Bari 1997, p. 442.
91 «Pecia terre foris Capuanam civitatem, prope villam S. Tamari, in loco ubi dicitur a lu Patarinu» (A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 716, di prossima pubblicazione).
92 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vii, n. 42, p. 278.
93 In generale, cf G. Bova, Colonie mercantili e minoranze etniche a Capua nel Medioevo, in Storia dell’Urbanistica / Campania, viii. Tra Storia e Urbanistica, colonie mercantili e minoranze etniche in Campania tra Medioevo ed Età Moderna, a cura di T. Colletta, Napoli 2009, pp. 113-126.
94 N. Ferorelli, Gli ebrei nell’Italia meridionale dall’età romana al secolo xviii, Torino 1915, p. 38.
95 «Secretis eiusdem [Principatus Terre Laboris et Aprutii mandat ut] archiepiscopo Capuano [exhibeant] xxvi uncias ratione decime, et in recompensatione judaica et tentorie [Capue] xxx uncias auri p(onderis) g(eneralis), nen non in festo Purificationis viii decinas cere, et totidem in Sabbato Sancto pro cereo [pasc]ali. Datum in obsidione Lucerie, xxii madii, xii ind(ictionis)» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., i, n. 322, p. 268).
96 «Secretis Principatus Terre Laboris et Aprutii mandat ut archiepiscopo Capuano exhibeant viii decinas cere pro festo Purificationis b(eate) Virginis et totidem pro pascali cereo, de proventibus baiulationis Capue, nec non et in recompensatione Iudayce et tintorie Capue uncias auri xxx, et pro decimis proventum baiulationis eiusdem uncias auri xxvi p(onderis) g(eneralis) de pred(ictis) proventibus. Datum ibidem (Neapoli), xviii decembris, xiii ind.» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vii, n. 56, p. 282).
97 «Il re ordina che al giudice Iacobus de Vencia vengano pagate le spese che egli tra l’altro sostenne <ad> veniendum ad Nos aput Capuam, quadragesima p(roxima) p(raeterita)» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., iv, [1266-1270], Napoli 1967, n. 1168, p 194).
98 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., i, p. 119.
99 L’antica Capua, detta Capua Vetus nei documenti medievali, dopo la distruzione saracenica dell’841 (secondo alcuni), o dell’847-848 (secondo altri), restò divisa in tre borghi principali: la villa S. Herasmi, la villa S. Marie Maioris e la villa S. Petri ad Corpus.
100 Il documento reca la seguente datazione: «Datum Capue, xvi ianuarii, xiii indictionis» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., iii [1268-1284], Napoli 2008, n. 698, p. 236).
101 «Girardo Flamingo committit custodiam turris S. Erasmi prope Capuam» (1271, I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vi, n. 1359, p. 254).
102 «Al tesoriere Niccolò Boucel manda affinché somministri a Simone Brussier, castellano della Torre di S. Erasmo presso Capua, i fondi necessari per riparare il detto palazzo, ove bisognava rifare la terrazza con l’atrio inferiore davanti alla camera di esso re, e riparare le camere terranee e quelle già destinate alla cancelleria, nei muri, negli infissi e specialmente nei tetti. Datum apud Minianum, xxvii februarii» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vi, n. 958, p. 184).
103 C. Du Cange, Glossarium mediae et infimae latinitatis, ii, Niort 1883-1887, concergius, col. 476c.
104 «Pro Nicholao Drugeto. Scriptum est concergio seu custodi turris S. Herasmi. De fide et legalitate Nicholai Drugeti, dilecti militis et familiaris nostri plenarie confidentes, curam et custodiam dicte turris nostre [...], amoto [...] quolibet alio, eidem duxerimus committendam. Quare fidelitati tue mandamus quatenus dicto Nicholao dictam turrim cum armis, garnimentis et rebus ad dictam turrim ... spectantibus ... debeas assignare. Facturus fieri de assignatione ... quatuor publica consimilia instrumenta etc. Datum Neapoli, vi octobris, i indictionis» (I Registri della Cancelleria, cit., ix, n. 98, p. 98).
105 «Scriptum est eidem Nicholao Drugeti, ut ad dictam turrim se conferat et ipsam ad honorem etc. Datum ut supra» (ivi); «Nicolaum Drugeti militum statutum est contergium turris maioris Capue» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., x, n. 132, p. 241).
106 «Mandata pro custodia stratarum [...]: baiulis Capue, pro strata illarum partium. Datum Trani, vii iunii» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vi, n. 1266, p. 237).
107 «Girardo Flamingo, vallecto, committit custodiam foreste regie apud Capuam, que vocatur Ducenta» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., vi, n. 1421, p. 262).
108 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., v, n. 12, p. 191.
109 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iv, p. 148.
110 Id., Le pergamene angioine, cit., v, p. 572.
111 Id., Le pergamene angioine, cit., iii, pp. 314-318.
112 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., xi [1273-1277], Napoli 1958, p. 134; I. Di Resta, op. cit., pp. 22-25.
113 «Petro de Autona, feudum quod fuit Hugonis de Traiecto, mortui sine liberis, pro unciis xx; et petia una terre modiorum c, in loco qui dicitur Cese, de pertinenciis Capue, que fuit Alexandre, filie quondam Iohannis Filii Rahonis, de Capua. Ultimo septembris, iii indictionis, apud Venafrum» (I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii, n. 46, p. 248).
114 I Registri della Cancelleria angioina, cit., xii [1273-1276], Napoli 1959, n. 48, p. 38.
115 G. Iannelli, I vescovi svevi e angioini di Capua, ms., cit., ora in G. Bova, Le pergamene sveve, cit., iv, p. 456.
116 «La nuova politica del papa [Gregorio x] nei confronti dell’Impero aveva ottenuto come non ultimo risultato anche l’assicurazione della crociata. I preparativi della spedizione procedevano rapidamente; fu anche stabilita la riscossione della decima per la crociata. Con la mediazione di Gregorio, Maria di Antiochia, che rivendicava il trono di Gerusalemme contro Ugo iii di Cipro, entrò in contatto con Carlo, cui all’inizio dell’anno 1277 vendette i propri diritti dietro il pagamento di una rendita annua di 4.000 tornesi e 1.000 pezzi d’oro. Dal luglio del 1277 l’Angiò si chiamò quindi anche re di Gerusalemme. All’inizio di giugno una flotta di Carlo apparve di fronte a San Giovanni d’Acri; il capo della spedizione, Ruggero Sanseverino, riuscì in breve tempo a far riconoscere Carlo come re di Gerusalemme alla maggior parte dei baroni latini e dei templari; soltanto Tiro e Beirut si mantennero fedeli ad Ugo» (P. Herde, art. cit., p. 215).
117 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iv, p. 135.
118 Per l’edizione di questa lettera, cf O. Raynaldo, Annales ecclesiastici ab anno quo definit card. Caes. Baronius mcxcviii usque ad annum mdxxxiv, tomus xiv (ab anno mccliv usque ad annum mcccv), Coloniae Agrippinae 1694, p. 317. Per una breve sintesi del contenuto, cf J. Gay, Les registres de Nicolas iii [1277-1280], Paris 1898-1938, p. 290, n. 654: «[Nicolaus iii] regi Sicilie mandat quatinus archiepiscopum Capuanum super castro, quod castellum ad mare de Wulturno vulgariter nuncupatur eiusque pertinentiis, non ulterius molestet; eum monet quod, si adversus archiepiscopum ius aliquod sibi competere credat, illud coram papa prosequi poterit»; cf pure A. Potthast, Regesta Pontificum Romanorum, i, Graz 1957, n. 21701, p. 1752,: «[Nicolaus iii] Carolum regem Siciliae monet et hortatur, ut archiepiscopum Capuanum super castello ad mare de Vulturno vulgariter nuncupato, quod ille possideat nomine ecclesiae Capuanae, minime molestes ulterius neque per suos officiales aut nuncios faciat molestari».
119 G. Iannelli, I vescovi svevi e angioini di Capua, ms., cit., ora in G. Bova, Le pergamene sveve, cit., iv, p. 458. Il canonico Iannelli per quanto dichiarato nel testo affermava di aver consultato presso l’Archivio di Stato di Napoli «il Registro angioino 1284, B, fol. 79 a tergo, [fol.] 82 a tergo».
120 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., v, pp. 568-570; Id., Le pergamene angione, cit., vi, pp. 111-116. Non si fa cenno alla presenza di membri della famiglia Boccaccio a Capua, in Aa.Vv., Boccaccio angioino. Convegno per il vii Centenario della nascita di Giovanni Boccaccio, Atti del Convegno Internazionale, Napoli-Salerno (Fisciano) 23-25 ottobre 2013.
121 Z. Zafarana, Boccaccio di Chellino, in D.B.I., 10, Roma 1968, pp. 835-838.
122 G. Bova - C. Alpopi, Villaggi abbandonati, cit., p. 191; G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iv, p. 133.
123 G. Bova - C. Alpopi, Le chiese di Maria Regina di Tutti i Santi e di Maria Ss. Assunta in Cielo, cit., p. 198.
124 In generale, cf A. Nitschke, Carlo ii d’Angiò, re di Sicilia, in D.B.I., 20, Roma 1977, pp. 227-235. I titoli di Carlo ii furono: “rex Sicilie, ducatus Apulie et principatus Capue, Provincie et Forcalquerii et Pedimontis comes, princeps Achaye” (J. Mazzoleni, Paleografia, cit., p. 290).
125 I titoli di Carlo Martello furono “Carolus primogenitus illustris Ierusalem et Sicilie regis princeps Salernitanus et Honoris Montis S. Angeli dominus ac in regno Sicilie vicarius generalis”; divenuto re di Ungheria, a “Sicilie regis” aggiunse “Dei gratia rex Hungarie”.
126 M. Monaco, Sanctuarium Capuanum, Neapoli 1630, p. 387; il Granata riferisce che papa Bonifacio fu accompagnato a Roma da tutta la nobiltà capuana (F. Granata, Storia sacra, cit., i, p. 73); Il Muratori pone la partenza di papa Bonifacio da Napoli il 1° o il 2 gennaio 1295 (L.A. Muratori, Annali d’Italia dal principio dell’era volgare sino all’anno 1750, vii, Napoli 1773, p. 499), così pure E. Dupré-Thesaider, Bonifacio viii, in D.B.I., 12, Roma 1970, pp. 148-149. In generale, cf G. Bova, Bonifacio viii (1294-1303), in I papi a Capua tra cronaca e storia dal vii al xix secolo, Istituto Superiore di Scienze Religiose, Capua 1992, p. 173.
127 Il documento del 1295 è pubblicato in «Archivio Storico per le Province Napoletane», a cura della Società di Storia Patria, a. v, fasc. iii, Napoli 1880, pp. 510-511 (ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., v, pp. 533-534).
128 I Registri della Cancelleria Angioina, cit., l (1267-1295), Napoli 2010, p. 17.
129 Sull’attività amministrativa dell’arcivescovo Pietro Gerra, cf G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 25-26.
130 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 42-43.
131 G. Di Capua Capece, op. cit., pp. 73-74; R. Orsini, Chiesa di S. Eligio, in Ristampe Capuane, a cura di R. Chillemi, Napoli 1986, pp. 238-246 (mancano però documenti al riguardo).
132 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., i, p. 393.
133 G. Vitolo - R. Di Meglio, Napoli angioino-aragonese. Confraternite, ospedali, dinamiche politico-sociali, Salerno 2003, pp. 87-91, 118-122.
134 G.A. Manna, op. cit., p. 163a; F. Granata, Storia civile, cit. ii, p. 55.
135 M. Monaco, Sanctuarium, cit., p. 510.
136 M. Della Cioppa, Notizie istoriche di S. Angelo in Audoaldis, Caserta 1843, p. 63. Il passo tra virgolette è riferito anche da I. Di Resta, op. cit., pp. 146-147, con aggiunte non riportate dal Della Cioppa. Nell’Archivio Arcivescovile di Capua però non esiste nessun documento del 1301 che fa riferimento a quanto affermato dal Della Cioppa.
137 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, p. 246.
138 Regesto di Iannelli, in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 673.
139 Riguardo al paesaggio, al territorio, alle risorse e alla rete stradale del contado capuano, cf G. Bova, Civiltà di Terra di Lavoro, cit., pp. 77-106.
140 A. Kiesewetter, Maria d’Ungheria, regina di Sicilia, in D.B.I., 70, Roma 2008, pp. 218-221.
141 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, p. 429.
142 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 72-74.
143 D. Passerini, Familiaritas, hospitium e giurisdizione: i principi angioini tra xiii e xiv secolo, «Archivio Storico per le Province Napoletane», cxxxvii (2019), soprattutto pp. 78-81.
144 Regesto di Iannelli, in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 676.
145 In un primo momento abbiamo datato questo lacero documento – proveniente da una donazione del 1969 di mons. Umberto D’Aquino – al febbraio 1[300] basandoci su una nota dorsale non coeva (G. Bova, Le pergamene sveve (1259-1265), cit., v, pp. 418-421). Successivamente, tenuto conto dell’indizione xiv, abbiamo datato meglio il documento al 1[301] (Id., Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 454-455). Secondo il canonico Gabriele Iannelli la chiesa e la parrocchia di S. Maria de Petris Erectis ebbe in seguito anche il nome di S. Maria de Reclusis, per l’annesso chiostro delle recluse (Id., Le pergamene sveve, cit., ii, p. 80). Si tratterebbe così solo di un ampliamento del vecchio ospedale risalente al 1230 circa, a meno che, forse in seguito agli eventi bellici del 1252 e del 1255, dovette andare del tutto distrutto il vecchio ospedale e si rese necessario costruirne uno nuovo nello stesso sito» (Id., Le pergamene sveve, cit., v, pp. 40-42). In generale, sulle recluse, cf R. Di Meglio, Esperienze religiose femminili nell’Italia Meridionale (sec. xiii-xiv), in Vita religiosa al femminile (secoli xiii-xiv), a cura del Centro Italiano di Studi di Storia e d’Arte, Pistoia 2019, pp. 175-188.
146 G. Bova, Le pergamene sveve, cit., ii, Napoli 1999, pp. 80, 162-166.
147 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 517.
148 Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 516 (riporto un documento del canonico Iannelli); cf pure Regesto delle pergamene di Montevergine, a cura di G. Mongelli, iv (sec. xiv), Roma 1958, n. 2674, p. 19.
149 G. Iannelli, I vescovi angioini di Capua, ms., ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., i, p. 296; cf pure G. Parente, Origine e vicende della città di Aversa, i, Napoli 1857, p. 264. Il canonico Iannelli, per quanto affermato nel testo, dichiara di aver consultato presso l’Archivio di Stato di Napoli «il Registro di Carlo ii, a. 1208-1299, l, a fol. 63, 90». La Rocca Capue è da identificare con la collina del villaggio di San Prisco.
150 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 24, 156, 361, 669, 670, 677.
151 Th. Pécout, Leopardo da Foligno, cit., p. 66.
152 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 482.
153 Sul notariato è utile consultare il recente saggio di G. Vitolo, Il Regno svevo di Sicilia come laboratorio politico. Il ruolo del notariato, in Germania et Italia. Liber amicorum Hubert Houben-2024, a cura di F. Filotico, L. Geis, F. Somaini, Unisalento, 1/2024, vol. i, pp. 341-368.
154 In generale, cf R. Caggese, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, Firenze 1922; F. Sabatini, Napoli angioina, Napoli 1975; P. Leone De Castris, Arte di corte nella Napoli angioina da Carlo i a Roberto d’Angiò, Firenze 1986; A. Barbero, La propaganda di Roberto d’Angiò re di Napoli (1309-1343), in Le forme della propaganda politica nel Due e nel Trecento. Convegno Internazionale di Trieste (2-5 marzo 1993), École Française de Rome, Roma 1994, pp. 124-182; J. P. Boyer, Parler du roi et pour le roi. Deux «sermons» de Barthélemy de Capoue, logothète du royaume de Sicile, «Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques», 79 (1995), pp. 193-248; Id., Ecce rex tuus. Le roi et le royaume dans les sermons de Robert de Naples, «Revue Mabillon», lxvii (1995), pp. 101-136; Id., Sacre et théocratie. Le cas des rois de Sicile Charles ii (1289) et Robert (1309), «Revue des sciences philosophiques et théologiques», lxxxi (1997), pp. 561-607; Id., Une théologie du droit. Les sermons juridiques du roi Robert de Naples et de Barthélemy de Capoue, in Saint-Denis et la royauté, a cura di F. Autrand, C. Gauvard, J.-M. Moeglin, Parigi 1999, pp. 647-659; Id., Une orasion funébre pour le roi Robert de Sicile, comte de Provence († 1343), «Provence historique», xlix (1999), pp. 115-131; Id., La prévoyance royale. Un sermon de Robert de Sicile, in Les historiens et l’avenir. Comment les hommes du passé imaginaient leur futur, a cura di R. Bertrand, M. Crivello, J.-M. Guillon, Aix-en-Provence 2014, pp. 37-48; Id., Roberto d’Angiò, re di Sicilia, in D.B.I., 87, Roma 2017 (http://www.treccani.it); Id., Humilier l’Empire, cit., pp. 49-91; Id., Science et conscience, cit., pp. 173-238; Id., Solleciter un pape. Une requête pour le roi «angevin» de Sicile-Naples, in Un Moyen Âge en partage. Hommage à Jean-Michel Matz, sous la direction de Isabelle Mathieu et Thierry Pécout, Rennes 2024, pp. 409-417. Re Roberto aggiunse ai titoli paterni: “comes Provincie et comitatus Britonorii per sedem apostolicam constitutus” e nel 1329 “alme Urbis senator per Romanam ecclesiam constitutus” (J. Mazzoleni, Paleografia, cit., p. 291).
155 J.-P. Boyer, Parler du roi et pour le roi, cit., p. 244 (e la bibliografia ivi citata).
156 N. Kamp, Filomarino Marino, in D.B.I., 47, Roma 1997, pp. 806-810.
157 Ci piace ricordare che, inclusa nell’area del casale di S. Erasmo, si erge ancora oggi la cappella di S. Agostino, sorta su un antico tempio pagano che, secondo una notizia inedita del canonico Pasquale Vastano (1881-1961), era da identificare con il tempio della dea Cibele (P. Vastano, Panegirico di S. Agostino vescovo di Capua [249-260] e S. Felicita sua madre, in Id., Prediche postume del canonico Pasquale Vastano segretario del cardinale capuano Capecelatro, ii, a cura di Giancarlo Bova, Salerno 1922, p. 93).
158 «Circa ecclesiam S. Marie de Capua, sitam in casali Sancti Erasmi prope ipsam civitatem Capue, in qua renati sumus fonte sacri baptismatis, annis singulis de mense septembris, in festo Nativitatis beate Marie Virginis, generales nundine rerum venacium in quibus omnes volentes conveniant, ad vendendum pariter et emendum, libere siquidem et exempte ab exactione qualibet datiorum, iuris dohane, plateatici et dirictus alterius aliorumque fiscalium ac privatorum munerum celebrentur quinque dierum spatio durature» (C. Minieri Riccio, Genealogia di Carlo ii d’Angiò re di Napoli, «Archivio Storico per le Province Napoletane», vii/2 [1882], p. 201, nota 1; p. 242, nota 7 [regesto]; G. Stroffolini, La contea di Capua, ii, Caserta 1885, p. 285 (edizione integrale).
159 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, pp. 472-473.
160 Per le fiere delle due Capua, in generale cf Bova, La vita quotidiana, cit., pp. 71-72.
161 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 711 (di prossima pubblicazione).
162 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 761 (di prossima pubblicazione).
163 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit. ii/1, p. 178.
164 Si legga la trascrizione manoscritta di una pergamena dell’agosto 1221, deperdita, effettuata dal canonico Iannelli, ora in G. Bova, Le pergamene sveve, cit. i, p. 252. In un altro regesto del canonico, relativo a una pergamena del gennaio 1226, deperdita, è citata invece la «domus infirmorum ecclesie S. Lazari, que sita est foris Capuanam civitatem, non multum longe a castello» (ora in Id., op. cit., i, 263). Ancora in un altro regesto del canonico, relativo a una lacera pergamena del ‘200, deperdita, sono citati i «leprosi de sancto Lazato de Capua» (ora in Id., op. cit., i, 267).
165 F. Granata, Storia sacra, cit., i, p. 293.
166 Riccardo da S. Germano, La Cronaca, trad. di G. Sperduti, Cassino 1995, p. 153.
167 G. Iannelli, I vescovi svevi e angioini di Capua, manoscritto cit., ora in G. Bova, Le pergamene sveve, cit., iv, p. 458. Gabriele Iannelli, come abbiamo già detto, per quanto affermato nel testo diceva di aver consultato presso l’Archivio di Stato di Napoli «il Registro angioino 1284, B, fol. 79 a tergo, [fol.] 82 a tergo».
168 G.A. Manna, op. cit., p. 163a; F. Granata, Storia civile, cit. ii, p. 55.
169 M. Monaco, Sanctuarium, cit., p. 510.
170 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p 156.
171 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 687 (di prossima pubblicazione).
172 A. Clementi, L’arte della lana in una città del Regno di Napoli (sec. xiv-xvi), L’Aquila 1979; Id., Storia dell’Aquila. Dalle origini alla Prima Guerra Mondiale, Roma-Bari 1998.
173 A. Filangieri, Territorio e popolazione in Italia Meridionale, Milano 1980, p. 309.
174 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 165.
175 Id., op. cit., viii, pp. 208-209. Nel 1455 circa tale terra fu data in feudo dall’arcivescovo Giordano Gaetano a suo fratello Onorato Gaetano (Id., Le pergamene aragonesi della Mater Ecclesia Capuana [1455-1459], v, Salerno 2022, pp. 619-621).
176 Id., Le pergamene angioine, cit. viii, p. 252. La stessa notizia è contenuta pure in A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 629, del 28 marzo 1315 (di prossima pubblicazione).
177 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4361 (di prossima pubblicazione).
178 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 705 (di prossima pubblicazione).
179 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4540 (di prossima pubblicazione).
180 F. Ughelli, Italia sacra sive de episcopis Italiae, ix, Venetiis 1721, col. 956; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi, i, Monasterii 1913, p. 341.
181 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 776 (di prossima pubblicazione).
182 F. Granata, Storia civile, cit., ii, p. 63.
183 Id., op. cit., ii, pp. 62-63.
184 Id., op. cit., ii, p. 53.
185 C. Minieri Riccio, Genealogia, cit., viii/1 (1883), p. 15, nota 4 (regesto); G. Stroffolini, op. cit., ii, pp. 286-288 (edizione integrale).
186 C. Minieri Riccio, Genealogia, cit., viii/1 (1883), p. 16, nota 2 (regesto); G. Stroffolini, op. cit., ii, pp. 288-289 (edizione integrale).
187 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 686 (di prossima pubblicazione). La chiesa dei Ss. Cosma e Damiano esisteva già prima dell’ospedale, per es. è documentata nel 1317 (A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 661, di prossima pubblicazione).
188 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 705 (cf G. Bova, I più antichi documenti di S. Maria la Fossa, cit., pp. 153-156). Nel documento si dice che il «magister Iohannes de Granato, cognomine Matzarella, civis Capue, leg[abat] hospitali domum [suam] sitam in Burgo S. Iohannis Ierosolimitani, in Capua, ita quod teneantur ibi facere hospitale infra annum unum».
189 G. Di Capua Capece, op. cit., p. 79.
190 La pergamena del Capitolo n. 328, cui fa riferimento per l’anno 1299 M. Merola (art. cit., p. 16, nota 84), in realtà è del marzo 1280 ed è stata pubblicata da G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iv, pp. 147-150: nel documento non c’è alcun riferimento all’ospedale del Santo Spirito. Aggiungiamo che tutte le pergamene dell’Archivio Arcivescovile relative al 1299, nei fondi Capitolo e Curia, sono state già pubblicate da Id., Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 207-228; 387-432. In tali pergamene non c’è alcun riferimento all’ospedale del Santo Spirito.
191 Probabilmente Nicola all’epoca era solo praepositus, risultando vescovo di Carinola solo dal 1330 al 1333. Invece, tra il 1326 e il 1330 risulta vescovo di quella diocesi Pietro Borbelli (C. Eubel, op. cit., i, p. 157).
192 L’epigrafe è riportata da F. Granata, Storia sacra, cit., i, p. 321.
193 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 2089 (di prossima pubblicazione).
194 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 220-222.
195 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 862 (di prossima pubblicazione). La chiesa e l’ospedale dell’Annunziata di Marcianise, a quanto è dato sapere, sorsero nello stesso tempo.
196 G. Bova, Giordano Gaetano, cit., pp. 35-44.
197 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/2, p. 70.
198 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 2076 (di prossima pubblicazione).
199 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 757 (di prossima pubblicazione).
200 I. Walter - M. Piccialuti, Bartolomeo da Capua, in D.B.I., 6, Roma 1964, pp. 697-704; J.-P. Boyer, Parler du roi et pour le roi, cit., pp. 193-248; P. Maffei, Bartolomeo da Capua, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (xii-xx secolo), i, Bologna 2013, pp. 183-185.
201 Id., Le pergamene angioine, cit., vi, p. 536.
202 Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 246.
203 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, p. 387.
204 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1015 (di prossima pubblicazione).
205 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1032 (di prossima pubblicazione).
206 Ristampe capuane, cit., Napoli 1986, p. 189 (con tagli).
207 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 6°: documento del 2 gennaio 1315, deperdito.
208 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 6°: documento del 14 settembre 1366, deperdito.
209 «Sistens intus ecclesiam Capuanam cappella condam domini logothete, prope eius colupnam» (A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1338, di prossima pubblicazione).
210 Il lungo documento è pubblicato da G. Bova - C. Alpopi, Villaggi abbandonati, cit., pp. 205-228. Per l’edizione gli Autori si sono serviti di una copia a stampa del ‘700, tratta dal secondo originale rogato dal notaio Pietro, munito del sigillo pendente dell’arcivescovo, sottoscritto dal vescovo di Isernia Giacomo a causa della malattia improvvisa del vescovo Giovanni, dal giudice Rainaldo e da 52 canonici. Del documento esistono numerosi testimoni di epoca successiva con varianti non significative, per esempio in riferimento alle congiunzioni scritte in vario modo (et, ac, at, atque), che non inficiano il contenuto del testo. Per quanto riguarda l’edizione di Bova-Alpopi, essa fa pienamente fede, trattandosi della pubblicazione di una rara copia a stampa tratta da un originale; si lascia pertanto un’eventuale collazione con altri testimoni di epoca successiva “maiori otio fruentibus”. Per quanto riguarda la letteratura, cf il lavoro fondamentale di A.M. Rao, L’amaro della feudalità. La devoluzione di Arnone e la questione feudale a Napoli alla fine del ‘700, Napoli 1984; F. Senatore, Signorie personali nel Mezzogiorno (secoli xiv-xvi), in La signoria rurale nell’Italia del tardo Medioevo. 3 L’azione politica locale, a cura di A. Fiore e L. Provero, Firenze 2021, pp. 179-186. Consigliamo agli storici che si occupano di Capua di consultare le circa 6000 pergamene dell’Archivio Arcivescovile, per la metà da noi già edite, che sono alla base di qualsiasi ricerca scientifica sul territorio.
211 Su tale arcivescovo, cf G. Iannelli, Giovanni ii riconosciuto sotto nome di Capuano, manoscritto, ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., i, pp. 298-299.
212 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 61-64; Id., Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 22-24.
213 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4549 (in pessime condizioni).
214 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 441 (in cui riportiamo la copia di un documento a cura di Iannelli).
215 Id., op. cit., viii, pp. 442-443 (in cui riportiamo la copia di un documento a cura del canonico Iannelli).
216 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 644 (di prossima pubblicazione).
217 Regesto di Iannelli, in G. Bova, op. cit., viii, p. 668.
218 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 660 (di prossima pubblicazione).
219 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 1031 (non più consultabile).
220 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 24, 77-78.
221 S. Ammirato, op. cit., pp. 53-72 (albero genealogico della famiglia di Capua).
222 Sull’arcivescovo Ingeranno Stella, cf G. Iannelli, Ingeranno Stella, manoscritto, ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, pp. 328-329; Id., Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 29-36 (dove sono citate quasi tutte le sue concessioni); A. Tagliente, Stella Ingeranno, in D.B.I., 94, Roma 2019, pp. 190-192.
223 Th. Pécout, Entre provence et Naples (xiii-xv siècle). Des carrières ecclésiastiques angevines? In Identités angevines entre Provence et Naples xiii-xv siècle, a cura di J.-P. Boyer, A. Mailloux, L. Verdon, Aix-en-Provence 2016, p. 34.
224 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 637 (di prossima pubblicazione).
225 Th. Pécout, Entre provence et Naples, cit., p. 37; A. Tagliente, art. cit., pp. 190-192.
226 A. Tagliente, art. cit., ivi.
227 S. Palmieri, La Cancelleria del Regno di Sicilia in età angioina, Napoli 2006, pp. 198-199. In una carta empcionis del 19 ottobre 1328 Ingeranno è detto per la prima volta nei documenti capuani “regni Sicilie cancellarius” (A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 761, di prossima pubblicazione).
228 Questa missione dell’arcivescovo Ingeranno non è riportata da A. Antonetti, art. cit., tavola 3.
229 Il documento del 23 ottobre 1323, un po’ lacero, è stato pubblicato da G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iii, pp. 400-407; Id., Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 551-555. Le integrazioni tra parentesi quadre sono desunte da un regesto manoscritto di Gabriele Iannelli, che alla metà del secolo scorso lesse la pergamena in condizioni migliori. Precisiamo che il fratello di Ingeranno è chiamato indifferentemente nelle fonti Riccavus, Riccarus, Riccarius, Riccardus e simili.
230 Ivi. Sui personaggi di spicco citati, cf pure A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 702, del 23 ottobre 1323 (di prossima pubblicazione).
231 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 725 (di prossima pubblicazione). Nel brano si fa riferimento a Bertrando del Balzo, dal 1308 conte di Montescaglioso e dominus terre Calinuli, il quale intorno al 1324 sposò Marguerite d’Aulnay, signora di Teano e di Carinola, figlia di Roberto d’Aulnay di Teano (cf D. Gerardi, Intorno all’attività di falsificazione nel monastero di Montescaglioso: spunti di indagine, in «Archivio Storico per la Calabria e la Lucania», 78 (2012), p. 16, nota 48.
232 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 636 (di prossima pubblicazione).
233 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3989 (di prossima pubblicazione).
234 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3998 (di prossima pubblicazione).
235 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3600 (di prossima pubblicazione).
236 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 710 (di prossima pubblicazione).
237 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 718 (di prossima pubblicazione).
238 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 776 (di prossima pubblicazione).
239 Per il documento del 1325, riportato in transunto, cf G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 33-34. Per il documento del 1336, cf A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 863 (di prossima pubblicazione).
240 Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 593.
241 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 932 (di prossima pubblicazione).
242 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento del 23 marzo 1341.
243 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., v, pp. 91-93, 568-570; Id., Le pergamene angioine, cit., vi, pp. 33-34, 111-116.
244 Z. Zafarana, art. cit., pp. 835-838. Di recente M. Santagata (Fragilità di un genio, Milano 2019, p. 30) ha ripreso l’argomento con molti particolari, ponendo però la chiesa di S. Lorenzo ad Crucem a S. Maria Capua Vetere e non a Capua, dove la chiesa esiste ancora in via Roma, sconsacrata, rimaneggiata e inglobata nel palazzo Antignani, oggi sede del Museo Campano. A S. Maria Capua Vetere esisteva un’altra chiesa e ospedale di S. Lorenzo, la cui costruzione fu ordinata da Roberto d’Angiò nel 1319, su richiesta del logoteta e protonotaro del regno Bartolomeo de Capua, abbattuta poi nel 1880 (G. Bova, Le pergamene angioine, cit., v, pp. 117-120).
245 N. Sapegno, Boccaccio Giovanni, in D.B.I., 10, Roma 1968, pp. 838-856.
246 Id., Le pergamene angioine, cit., vii, p. 550.
247 In generale, cf M. Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche su Giovanna i regina di Napoli e Carlo iii di Durazzo, Salerno 1889; A. Kiesewetter, Giovanna i d’Angiò, regina di Sicilia, in D.B.I., 55, Roma 2001, pp. 455-477. Giovanna i usò gli stessi titoli di Roberto, ad eccezione di quelli conferitigli dal papa. Dopo il matrimonio con Luigi di Taranto lo unì nell’intitulatio (J. Mazzoleni, Paleografia, cit., p. 291).
248 G. Iannelli, Frate Vesciano Rolando (manoscritto), ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, p. 330. In seguito si è parlato solo di due lettere in copia, contenute in una pergamena del 24 giugno 1352: la prima scritta in pari data ad Avignone, la seconda invece del 3 novembre 1350 pure datata Avenione (G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, p. 41). Purtroppo oggi questi scritti risultano deperditi.
249 G. Iannelli, Frate Giovanni della Porta (manoscritto), ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, pp. 330-331.
250 G. Bova, Le pergamene sveve della Mater Ecclesia Capuana (1240-1250), iii, Napoli 2001, p. 125.
251 «Hospitalis S. Terrenciani, prope Capuam» (A.S.A.C., pergamena della Curia n. 10057, di prossima pubblicazione).
252 F.M. Pratilli, Discorsi intorno alla città di Capua, Roma 1757, Biblioteca Nazionale Napoli, xv D 18, f. 32r.
253 Tale chiesa invece è menzionata come ospedale da G. Di Capua Capece, op. cit., p. 80.
254 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1158 (di prossima pubblicazione).
255 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1523 (di prossima pubblicazione).
256 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1340 (di prossima pubblicazione). Tale ospedale, probabilmente di nuova fondazione, non è citato né da F. Ughelli, op. cit., vi, Venetiis 1720, coll. 345-350, né dalle Rationes decimarum Italiae, cit., pp. 101-110.
257 G. Bova, Le pergamene aragonesi della Mater Ecclesia Capuana (1439-1442), ii, Salerno 2016, p. 481.
258 G. Bova - C. Alpopi, Interessi politici ed economici di un ramo della famiglia Cavalcanti di Firenze residente a Capua tra xiv e xv secolo, in G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., i, pp. 501-510.
259 A. Sapori, Cavalcanti, in Enciclopedia Italiana, ix, Roma 1949, pp. 514-515.
260 P. Sardina, Luigi i d’Angiò, re di Sicilia, in D.B.I., 66, Roma 2006, pp. 492-496.
261 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 68-70.
262 G. Bova, I più antichi documenti di S. Maria la Fossa, cit., pp. 190-192.
263 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 73-75.
264 G.A. Manna, op. cit., p. 28a.
265 Il diploma del 16 aprile 1369 era riportato in una lettera in carta papiri scritta da Nirius de Cavalcantibus, de Florentia, locumtenens in officio capitanie del dominus Americus de Cavalcantibus, reginalis capitaneus civitatis Capue suique districtus. La lettera a sua volta era riportata in una pergamena del 25 novembre 1373, purtroppo nunc anche essa deperdita, fortunatamente trascritta verso la fine del xix secolo da Gabriele Iannelli nei suoi regesti manoscritti, e da noi infine pubblicata in G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., i, pp. 399-401.
266 G. Bova - C. Alpopi, Le chiese di Maria Regina di Tutti i Santi, cit., pp. 273-275.
267 Su questo arcivescovo, cf in particolare G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 42-45.
268 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 478.
269 A.S.A.C., Cartella Leonetti, pergamena n. 54 (di prossima pubblicazione).
270 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1729 (di prossima pubblicazione).
271 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vi, pp. 597-599.
272 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3943 (di prossima pubblicazione).
273 S. Fodale, Giacomo del Balzo (de Baux), in D.B.I., 36, Roma 1988, pp. 313-315. Giacomo del Balzo era nipote di Filippo ii, il quale a sua volta era nipote di Carlo ii d’Angiò.
274 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 610.
275 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento dell’8 giugno 1376, deperdito.
276 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento del 7 novembre 1379, deperdito.
277 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 85-89.
278 O. Prerovsky, L’elezione di Urbano vi e l’insorgere dello Scisma d’Occidente, Roma 1960; S. Fodale, La politica napoletana di Urbano vi, Palermo 1973.
279 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1340 (di prossima pubblicazione). Evidenziamo come lettere di questo tipo sono rarissime e non è possibile trovarne traccia in altre fonti, sia locali che di carattere generale, le quali trattano l’arco temporale in questione: cf, per esempio, M. Monaco, op. cit., pp. 267-268; F. Ughelli, op. cit., vi, coll. 345-350; O. Raynaldo, Annales ecclesiastici ab anno mcxcviii ubi desinit cardinalis Baronius, t. iv, Lucae 1749, pp. 370-403; F. Granata, Storia civile, cit., ii, p. 72; Id., Storia sacra, cit., i, pp. 152-153; Schedario Baumgarten. Descrizione diplomatica di bolle e brevi originali da Innocenzo iii a Pio ix, a cura di Sergio Pagano, iii (1305-1451), Città del Vaticano 1983, pp. 454-455; A. Ianniello, Urbano vi (1378-1389), in I papi a Capua, cit., pp. 185-196; G. Battelli, La tradizione delle lettere di Urbano vi, «Studi medievali», lxiv (2003), pp. 1217-1229.
280 C. Eubel, op. cit., i, p. 467.
281 M. Dell’Omo, Montecassino nel Trecento tra crisi e continuità, in Il monachesimo italiano nel secolo della grande crisi. Atti del v Convegno di Studi Storici sull’Italia benedettina, Abbazia di Monte Oliveto Maggiore [Siena], 2-5 settembre 1998, a cura di G. Picasso-M. Tagliabue, Cesena 2004 [Italia Benedettina, 21], p. 307.
282 Ivi. La lettera del papa del 1379 è riportata nella sentenza dell’abate Pietro de Tartaris del 1380 ed è segnata «a. ii, maggio 2, Dignum censemur, copia autentica per altro molto rovinata», cf Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Aula iii, caps. vii, n. 50: Abbazia di Montecassino. I Regesti dell’Archivio, volume i, a cura di Tommaso Leccisotti, Roma 1964 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, 54), p. 238. Ringraziamo Padre Mariano Dell’Omo, Direttore dell’Archivio di Montecassino, per le notizie forniteci relative alla lettera.
283 M. Dykmans, Clemente vii, antipapa, in D.B.I., 26, Roma 1982, pp. 222-237.
284 I. Ait, Urbano vi, papa, in D.B.I., 97, Roma 2020, pp. 569-573.
285 Il breve è riportato da O. Raynaldo, op. cit., t. iv, pp. 451-452, e da J.Ch. Lünig, Codex Italie Diplomaticus, iv, Francofurti et Lipsiae 1735, coll. 533-536.
286 G. Iannelli, Attanasio Guindaccio, in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, p. 337.
287 Su tale viaggio, cf O. Raynaldo, op. cit., iv, p. 468. Il solo M. Monaco (op. cit., p. 388) pone la sosta a Capua nel 1382.
288 O. Raynaldo, op. cit., iv, p. 468.
289 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 75-76.
290 C. Eubel, op. cit., i, p. 100.
291 Id., op. cit., i, p. 165.
292 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., iv, pp. 610-614.
293 Id., Le pergamene aragonesi, cit., i, p. 442. Il documento originale è deperdito, lo abbiamo riportato da una trascrizione del canonico Iannelli della metà del xix secolo.
294 In generale, cf S. Fodale, Carlo iii d’Angiò Durazzo, re di Napoli, detto della Pace, o il Piccolo, in D.B.I., 20, Roma 1977, pp. 235-239. Carlo usò gli stessi titoli dei predecessori (J. Mazzoleni, Paleografia, cit., p. 291).
295 A. Kiesewetter, Margherita d’Angiò Durazzo, regina di Sicilia, in D.B.I., 70, Roma 2008, pp. 122-126. I titoli di Margherita furono: “Margherita Dei gratia Hungarie, Ierusalem, Sicilie, Dalmatie, Croacie, Rame, Galicie, Lodomerie, Comanie Bulgarieque regina nec non ducissa Duracii, regni Albanie et honoris Montis Sancti Angeli domina, Provincie et Forcalquerii ac Pedimontis, Albe et Gravine comitissa” (J. Mazzoleni, Paleografia, cit., p. 291).
296 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., v, pp. 541-542. Così recita l’intitulatio del mandato sopra citato: «Margarita Dei gratia regina Ierusalem et Sicilie, Provincie et Forcalquerii ad Pedemontis comitissa ac serenissimi domini regis Karoli tercii, reverendi viri nostri, vicaria generalis».
297 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1416 (di prossima pubblicazione).
298 Regesto del canonico Iannelli concernente una donazione fatta all’ospedale di S. Caterina da Pietro de Girardo, di Partignano. Il canonico avverte che «lo strumento è presso il canonico Gabriele Verrillo» (M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento del 4 maggio 1411).
299 Ricordiamo in particolare il «magister Millonus de Capua, sutor, magister et procurator hospitalis et ecclesie seu cappelle S. Catherine, constructe et hedificate intus ecclesiam S. Eligii in Capua» (G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 643).
300 G. Di Capua Capece, op. cit., p. 80.
301 «Hospitalis S. Eligii seu S. Catharine in Capua» (A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 2477).
302 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1437.
303 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1531.
304 M. Monaco, op. cit., p. 477.
305 F. Granata, Storia sacra, cit., i, p. 309.
306 In generale, cf A. Cutolo, Re Ladislao d’Angiò Durazzo, Napoli 1969; A. Kiesewetter, Ladislao d’Angiò Durazzo, re di Sicilia, in D.B.I., 63, Roma 2004, pp. 39-50. «Ladislao, sia per i diritti che vantava sul regno di Ungheria, sia per le successive conquiste, si disse anche “Hungarie, Croacie, Rame, Servie, Galicie, Lodomerie, Comanie Bulgarieque rex”. In seguito aggiunse “Provincie, Forcalquerii et Pedimontis comes”. In alcuni diplomi si dice anche semplicemente “Ierusalem et Sicilie rex”» (J. Mazzoleni, Paleografia, cit., p. 291).
307 A. Kiesewetter, art. cit., p. 39.
308 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento del 18 agosto 1376, deperdito. Annota il canonico Iannelli: «Questi è quel Iacchetto Stendardo ciambellano di re Ladislao».
309 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1447 (di prossima pubblicazione).
310 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 77-78.
311 G. Bova - C. Alpopi, Le chiese di Maria Regina di Tutti i Santi, cit., pp. 321-323.
312 G.A. Manna, op. cit., p. 11a.
313 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1458 (di prossima pubblicazione).
314 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 2214 (di prossima pubblicazione).
315 Ivi.
316 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1470 (di prossima pubblicazione).
317 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 81-84.
318 G.A. Manna, op. cit., p. 114a.
319 Id., op. cit., pp. 69a-69b.
320 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1527 (di prossima pubblicazione).
321 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 97-99.
322 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1529.
323 G. Bova, Le pergamene Angioine, cit., viii, p. 489.
324 I sunnominati due mercanti abitavano nella parrocchia di S. Salvatore Maggiore (M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti di Montevergine: documento del 15 gennaio 1388, deperdito).
325 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1496.
326 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 614.
327 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1519, del 27 ottobre 1394, nunc deperdita, sostituita da una mano sconosciuta con una pergamena dell’11 agosto 1455 di tutt’altro argomento. La notizia riportata nel testo è tratta da un regesto del canonico Iannelli. La pergamena del 1394 risulta ancora citata nell’Inventario manoscritto del Capitolo a cura della dr. Renata Orefice dell’Archivio di Stato di Napoli, redatto nel 1970.
328 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento del 10 luglio 1397, deperdito.
329 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 3689.
330 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1541 (di prossima pubblicazione).
331 Su tale arcivescovo, cf M. Monaco, op. cit., pp. 268-270; F. Ughelli, op. cit., vi, coll. 350-351; F. Granata, Storia sacra, cit., i, p. 154. Prima della presente nostra ricerca C. Eubel faceva risalire l’episcopato di Attanasio agli anni che vanno dal 1385 al 1406 (Hierarchia Catholica, cit., i, p. 165); ma cf pure G. Iannelli, Attanasio Guindazzo (1381, ottobre-1406, gennaio), ms., ora in G. Bova, Le pergamene angioine, cit., ii, pp. 336-339. Sull’attività amministrativa di Attanasio, cf Id., Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 45-48.
332 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., vii, pp. 647-650.
333 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1550 (di prossima pubblicazione). Questo mandato di Ladislao è simile a un precedente mandato di Giovanna i del 16 aprile 1369, deperdito, cui abbiamo già fatto riferimento (vedi sopra).
334 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 482-483.
335 G.A. Manna, op. cit., p. 114b.
336 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 103-104.
337 Ead., op. cit., ii/1, pp. 106-108.
338 G. Bova, Le pergamene angioine, cit., viii, p. 492.
339 Ivi.
340 Il documento è pubblicato da Id., I più antichi documenti di S. Maria la Fossa, cit., pp. 269-275, specialmente p. 271.
341 Ivi.
342 Ivi.
343 Ivi, specialmente p. 272.
344 Ivi.
345 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4061 (di prossima pubblicazione).
346 Per la biografia di questo arcivescovo, cf G. Bova, Giordano Gaetano, cit., pp. 95-108.
347 Id., Le pergamene aragonesi, cit., v, pp. 557-559.
348 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, p. 513.
349 G. A. Manna, op. cit., p. 11a.
350 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., ii, p. 503.
351 Id., La chiesa di S. Maria delle Grazie a Francolise. Altre chiese del territorio. I Franchi, Napoli 2010, p. 192.
352 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1657 (di prossima pubblicazione).
353 In generale, cf A. Ryder, Giovanna ii d’Angiò, regina di Sicilia, in D.B.I., 55, Roma 2000, pp. 477-486. «Giovanna ii riprese i titoli del fratello Ladislao e, quando nel 1362 sposò Giacomo della Marca, unì il suo nome nell’intitolazione» (J. Mazzoleni, Paleografia, cit., p. 291).
354 G.A. Manna, op. cit., p. 19a.
355 F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 91-93.
356 J. Mazzoleni, op. cit., ii/1, pp. 111-112.
357 Ead., op. cit., ii/1, pp. 112-114.
358 G.A. Manna, op. cit., p. 187a.
359 In generale cf H. Jedin, Breve storia dei Concilii, Roma 1960, pp. 101-113.
360 F. Granata, Storia sacra, cit., i, pp. 154-155.
361 G. Bova, Le pergamene aragonesi della Mater Ecclesia Capuana (1443-1449), iii, Salerno 2018, pp. 599-603.
362 Id., op. cit., iii, p. 602.
363 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, p. 527. Il Palazzo subì un altro incendio nel 1440 ca (Id., Le pergamene aragonesi, cit., ii, pp. 44-45.).
364 Id., Le pergamene angioine, cit., viii, pp. 536-538.
365 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 1840 (di prossima pubblicazione).
366 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 116-119.
367 Ead., op. cit., ii/1, pp. 114-116.
368 G. Bova, I più antichi documenti di S. Maria la Fossa, cit., pp. 285-286.
369 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1908 (di prossima pubblicazione).
370 Abbazia di Montevergine. Regesto delle pergamene, a cura di Giovanni Mongelli, v (sec. xv-xvi), Roma 1958, nn. 4118, 4120, pp. 70-71.
371 J. Mazzoleni, op. cit., ii/1, pp. 120-122.
372 Questo documento non risulta tra i diplomi di Giovanna ii custoditi nel Museo Campano, ma è stato recuperato nelle Pandette dell’Archivio di Stato di Napoli da R. Cisternino, Un inedito privilegio di Giovanna ii a favore della città di Capua, «Archivio Storico per le Province Napoletane» xc (1973), pp. 187-192, specialmente pp. 189-190. La notizia del privilegio è però riportata da Giovan Antonio Manna, op. cit., p. 70a: «Per un altro privilegio conferma che detta città e casali non paghino per qualsivoglia pagamenti fiscali ordinari e extraordinari più che onze 200 l’anno». Il privilegio fu successivamente confermato dalla regina con altro provvedimento del 12 ottobre 1432 (J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 138-139, vedi avanti nel testo).
373 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 198, numerazione doppia senza cartellino (di prossima pubblicazione).
374 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1788 (di prossima pubblicazione).
375 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1770 (di prossima pubblicazione).
376 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 1795 (di prossima pubblicazione).
377 G.A. Manna, op. cit., p. 64b.
378 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 123-126.
379 Ead., op. cit., ii/1, pp. 126-130.
380 G.A. Summonte, Historia della città e regno di Napoli, ii, Napoli 1601, p. 605; F. Caracciolo, Memorie della famiglia Caracciolo, ii, Napoli 1896, pp. 121-126.
381 A.S.A.C., pergamena del Capitolo n. 1824.
382 M.C.C., Fondo manoscritti, busta 632, Regesti Iannelli, fascicolo 1°: documento dell’11 marzo 1432.
383 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 132-136.
384 Ead., op. cit., ii/1, pp. 137-143, specialmente p. 139; cf pure F. Granata, Storia civile, cit., ii, pp. 94-95; N. Alianelli, Delle consuetudini e degli statuti municipali nelle provincie napoletane. Le consuetudini della città di Capua ed Aversa, Napoli 1873.
385 G.A. Manna, op. cit., pp. 99a-99b.
386 J. Mazzoleni, op. cit., ii/1, pp. 143-154.
387 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., i, p. 247.
388 Id., Le pergamene aragonesi, cit., i, p. 102.
389 F. Granata, Storia civile, cit., ii, p. 91.
390 In generale, cf N.F. Faraglia, Storia della lotta tra Alfonso d’Aragona e Renato d’Angiò, Lanciano 1908; E. Leonard, op. cit.; E. Russo, Renato d’Angiò, in D.B.I., 86, Roma 2016, pp. 797-802. «Re Renato s’intitolò “Renatus Dei gratia Ierusalem et Sicilie rex, Andegavie, Barii et Lotharingie dux, Pontis marchio, Cenomanie, Provincie et Forcalquerii ac Pedimontis comes”» (J. Mazzoleni, Paleografia, cit., p. 291).
391 A.S.A.C., pergamena della Curia n. 4657 (attualmente deperdita), a cui già era stato asportato il sigillo rosso a cera, come annotammo nel 2008. Il canonico Iannelli ne riportò una brevissima notizia, ora pubblicata in G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., i, p. 380. Su Calvi cf M. Zona, Calvi antica e moderna, Napoli 1820.
392 «Nel 1268 il re lo aveva investito, già prima del mese di luglio, della contea di Avellino e di Calvi, Padula, Francolise e Riardo» (J. Göbbels, Del Balzo Bertrando, 36 [1988], pp. 298-304, specialmente p. 299), cf. pure I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii [1265-1281], Napoli 1967, n. 136, p. 266.
393 «Nel [6] gennaio del 1271 il fratello Simone ottenne la contea di Avellino, con le terre di Calvi, Francolise, Riardo e Padula» (B. Pio, Montfort Guido di, in D.B.I., 76, Roma 2012, pp. 204-209, specialmente p. 204); cf pure I Registri della Cancelleria Angioina, cit., ii, n. 135, p. 266.
394 http://racineshistoire.free.fr/LGN/PDF/L-Estendart.pdf; www.geni.com.
395 Ivi.
396 «Nel 1416 la regina restituì al Marzano il ducato di Sessa, che comprendeva Teano, Calvi Vecchia, Marzano Appio, Roccamonfina, Conca di Campania, Tora, Sianello» (P. Sardina, Marzano Giovanni Antonio, in D.B.I., 71, Roma 2008, pp. 438-441, specialmente p. 438).
397 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, pp. 200-203.
398 E. Russo, art. cit., p. 799.
399 Ivi.
400 T. Natale, Capua nell’età di Alfonso i d’Aragona (1420-1458), Capua 1987, p. 18.
401 F. Petrucci, Caracciolo Gianni (Sergianni), in D.B.I., 19, Roma 1976, pp. 370-375.
402 T. Natale, op. cit., p. 18, nota 18.
403 J. Mazzoleni, Le pergamene, cit., ii/1, p. 138.
404 T. Natale, op. cit., p. 14 e nota 15.
405 G. Bova, Le pergamene aragonesi, cit., i, pp. 100-106.
406 M.E. Vendemia, L’ampliamento del contado: Capua nei secoli xiv-xv, in Città e contado nel Mezzogiorno tra Medioevo ed età moderna, a cura di G. Vitolo, Salerno 2005, pp. 167-185. In generale, sul contado di Capua, cf. G. Bova, Civiltà di Terra di Lavoro, cit. (sec. ix-xv).
407 G. Bova, L’arcivescovo Giordano Gaetano, cit., pp. 115-166.
408 Cifra confermata da F. Senatore, Una città, il regno: istituzioni e società a Capua nel xv secolo, i, Napoli 2018, p. 85.
409 A. Filangieri, op. cit., p. 309.
410 F. Senatore, op. cit., i, p. xi dell’Introduzione.
Haut de pagePour citer cet article
Référence électronique
Giancarlo Bova, « Memoria dei re angioini di Sicilia-Napoli nelle pergamene di Capua (1266-1435) », Mémoire des princes angevins [En ligne], 16 | 2025, mis en ligne le 23 octobre 2025, consulté le 11 novembre 2025. URL : http://journals.openedition.org/mpa/565 ; DOI : https://doi.org/10.4000/153a9
Haut de pageDroits d’auteur
Le texte seul est utilisable sous licence CC BY 4.0. Les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont susceptibles d’être soumis à des autorisations d’usage spécifiques.
Haut de page

