“Sembrerebbe una fiction e invece è vero”. Mimesi e antinaturalismo in Giuseppe Genna, L’anno luce
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1Il lavoro: la letteratura di fabbrica ci ha abituato a romanzi che adottano il punto di vista dell’operaio, dello sfruttato, delle classi subalterne. E ad ambientazioni in cui è centrale la fabbrica, lo stabilimento. La letteratura di fabbrica faceva suo il programma gramsciano di rovesciare il punto di vista del romanzo italiano, tradizionalmente vicino alle classi dirigenti, per adottare invece la voce delle classi subalterne. Essenziale era non solo fare delle classi subalterne i soggetti del racconto, ma sposarne, artificialmente o meno, il punto di vista. La dimensione dell’azienda, dell’impresa, della sua dirigenza veniva quindi, in questo contesto, trascurata a favore di uno sguardo dal basso. Non per questo il romanzo italiano ha però definitivamente tralasciato di raccontare delle classi dirigenti dell’azienda.
- 1 Volponi, Paolo, Le mosche del capitale, Torino, Einaudi, 1989; Scalfari, Eugenio, La ruga sulla fro (...)
- 2 Fin dal 1961 Gianni Scalia teorizzava, per la letteratura di fabbrica, che “alla base di ogni rappo (...)
2Anzi, nell’ultimo scorcio del XX secolo e nei primi anni del XXI, adottando, in modi diversi e in passaggi diversi della storia nazionale, i punti di vista della dirigenza, il romanzo ha continuato a esercitare uno sguardo critico sul divenire dell’impresa industriale moderna. Esempi di romanzi dell’azienda in cui la dimensione centrale è quella della direzione dell’impresa sono Paolo Volponi, Le mosche del capitale (1989), sulla disillusione dell’utopia della democrazia industriale, Eugenio Scalfari, La ruga sulla fronte (2001), un romanzo a chiave che scandaglia invece la frattura fra la dimensione del pubblico successo e quella della sofferta vita interiore e privata di un capitano d’industria, o Claudio Piersanti, Il ritorno a casa di Enrico Metz (2006), un’apologia del distacco dalle cose del mondo attraverso la vicenda di un dirigente dimissionario dopo essere stato protagonista di un crac finanziario nell’era di Tangentopoli1. Lo scontro fra la dimensione della vita privata e quella del ruolo pubblico, e la tematica dell’alienazione2 conseguente alla dinamica del lavoro industriale, sono comunque al centro di ognuno di questi romanzi, per quanto sotto segni diversi: quella della implacabilità della macchina industriale verso i suoi componenti che ne vengono inesorabilmente schiacciati in Volponi, quello del senso quasi metafisico di vuoto che emerge progressivamente nel mezzo di un’esistenza tutta dedicata al successo e all’attività della produzione in Scalfari, quello della scelta consapevole del distacco dal mondo e dal potere come reazione umana e preparazione alla morte, dopo la fine del ruolo di dirigente e uomo di potere in Piersanti.
3Ripropone questo nucleo narrativo L’anno luce di Giuseppe Genna, storia del Mente, l’assatanato manager di una società telefonica che attraversa da “vincente” un processo di fusione/acquisizione della sua azienda, e della sua parallela, e disastrata, esistenza privata, fra i continui tradimenti che consuma in motel di zone industriali e la fuga finale della moglie Maura, rimasta incinta – o almeno così crede – del proprio giovane amante:
- 3 Genna, Giuseppe, L’anno luce, Milano, Marco Tropea Editore, 2005, pp. 240-241.
Dieci anni di lavoro, una commessa abnorme. Profitti dell’azienda alle stelle, boreali. Il suo piccolo capolavoro di alienazione. Giorni a giorni di trattative […] Clandestino, sfuggito a occidente. Dove nessuno sa che è, neanche Maura. […] Era trascorso un anno luce. Lei se n’era andata3.
4L’anno luce è il primo romanzo di Giuseppe Genna che esce dal ciclo dell’ispettore Lopez. Un passaggio determinante nella carriera dello scrittore milanese. Dopo i 4 romanzi del ciclo (Catrame, Nel nome di Ishmael, Non toccare la pelle del drago e Grande madre rossa), che l’hanno consacrato come uno dei migliori talenti della sua generazione, Giuseppe Genna decide il salto fuori dal genere, che pure aveva contribuito a far evolvere partendo da un noir politico di impianto tradizionale, come Catrame, e arrivando invece a thriller geopolitici, a intrecci fra poliziesco e storia, a romanzi avantpop. Con L’anno luce, Giuseppe Genna entra così nella nuova fase della sua produzione romanzesca, annunciando fin da questo suo primo romanzo alcune modalità narrative (la sovversione della forma romanzo, il rifiuto del naturalismo, le moderne mitologie, le digressioni), alcuni temi (la crisi della civiltà, il lavoro, l’intreccio media/vita privata, il trauma, le dinamiche neurologiche, la proiezione verso l’universo in modalità fra il tecnologico e il fantascientifico…) che verranno successivamente ampliati e sviluppati in Dies Irae, Medium, Hitler e Italia De Profundis.
5Certo, con Genna siamo in una dimensione narrativa che esce radicalmente dalle coordinate del romanzo italiano del Novecento e del primo scorcio del Duemila. La sua concezione dello scrittore come intercettatore, sciamano del tempo, il suo abbandono di ogni intento mimetico della narrazione verso la realtà, la sua ricerca di un’epica della contemporaneità e della funzione mitopoietica del racconto, la sua volontà, al limite, di rompere con ogni pretesa naturalistica del racconto e con ogni forma conclusa del romanzo per arrivare a una narrazione che sia il prodotto della ricezione di un’antenna (lo scrittore sciamano) capace di captare le vibrazioni del tempo senza organizzarle in un piano razionale, lasciando quasi che siano queste a organizzare, con la sola mediazione dello scrittore, il racconto, attraversato da immagini, digressioni, sequenze mutuate da altri media, fanno dell’Anno luce, come dei suoi romanzi successivi (Dies Irae, Medium e Italia De Profundis, che sviluppano e approfondiscono alcune delle modalità e delle tematiche emergenti nell’Anno luce), oggetti narrativi di difficilissima catalogazione in questo o quel movimento o scuola.
Modalità narrative
- 4 Wu Ming, New italian epic, Torino, Einaudi, 2009, p. 38.
6Farò solo due esempi di come particolari modalità narrative producano senso e diano profondità al racconto. È il caso dell’accumulazione di sequenze narrative di origini diverse, transmediali (fatti di cronaca, romanzi, cinema) ma che riportano storie analoghe: qui succede alla storia di seduzione fra una donna più anziana e un adolescente, raccontata in vari modi e ripresa da media diversi. È il metodo che Wu Ming definisce del “sovraccarico”, riferendosi alla ripetizione di una semplice parola (per esempio, “esondare”, in Hitler, dello stesso Genna): Un altro esempio di intervento è il sovraccarico di una parola fino a smuoverla dal suo alveo semantico e investirla di nuove connotazioni4.
7Nell’Anno luce, invece, Genna applica questo metodo del sovraccarico a sequenze intere che rimbalzano l’una sull’altra, producendo l’effetto di introdurre la sequenza in una serie dove realtà e finzione paiono influenzarsi reciprocamente in modo circolare. Episodi di amore fra una donna più anziana e un adolescente si accumulano, provocando un potenziamento della sequenza, un effetto di circolazione fra realtà e finzione dove i due livelli si confondono, e creando una sorta di moderno mito, che del mito ha tutte le caratteristiche: il fatto di assumere significati diversi a seconda del contesto, del narratore e del lettore; di creare un topos narrativo dove si accumulano diversi significati mutuati da ordini di spiegazione diversi (psicologia, antropologia, filosofia, sociologia) dando vita a una metafora globale, che tocca costanti profonde (l’amore, la seduzione, l’incesto, lo stupro, il rapporto madre/figlio, l’amore impossibile, la passione distruttiva) e investe dimensioni diverse (rapporti interpersonali, sociali, familiari, trattamento mediatico, giustizia). Nel topos risuonano echi di miti antichi (Giulietta e Romeo ad esempio, per l’amore contrastato di due amanti). E l’elaborazione del mito si avvale di tecniche narrative del romanzo fantastico: l’incastro di storie a scatole cinesi, il romanzo nel romanzo, la storia nella storia, come nel romanzo capostipite del fantastico moderno, Il manoscritto trovato a Saragozza del conte Jan Potocki. Questo sovraccarico finisce così per produrre, caratteristica centrale dei romanzi del New Italian Epic, la messa in causa del discrimine fra Storia e finzione, fra realtà e rappresentazione.
- 5 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 142.
- 6 Ibid., p. 135.
- 7 Ibid.
8Per chiarire: nel romanzo la vicenda è quella di Maura, la moglie del Mente, che si innamora di un suo studente diciassettenne, il quale finirà col suicidarsi. Nel romanzo, il ragazzo le fa leggere un suo romanzo adolescenziale, Il capolavoro misterioso, in cui è appunto ricostruita la storia di un rapporto amoroso fra una psicanalista e un suo giovane paziente5, il quale dopo l’interruzione del rapporto finirà suicida. La lettura del romanzo dello studente, che cita fra l’altro Kung Fu Master, un film di Agnès Varda, è l’evento scatenante della passione di Maura per il ragazzo. Nel romanzo di Genna, questa vicenda è introdotta dalla narrazione di casi di cronaca analoghi: quello di Mary Kay Letourneau, professoressa di un liceo di Seattle, che ha una relazione con il tredicenne Vili Fualaau, suo allievo: i due hanno due bambine, Kay è condannata a diversi anni di prigione ma quando ne esce ottiene di poter vivere con il ragazzo ormai ventiduenne. Altro fatto di cronaca, quello di Pamela Rogers, un’insegnante trentenne che ha una relazione con un allievo di tredici anni, e viene licenziata e condannata. Le vicende di cronaca rimbalzano poi nel cinema: il film Kung fu Master di Agnès Varda racconta dell’amore impossibile, che finirà in un “inferno che deflagra all’interno e all’esterno”6 fra una Jane Birkin quarantenne e un compagno di scuola della figlia tredicenne. In questa complessa continuità, in questo rimbalzo circolare fra realtà e finzione, il film viene visto da Maura e dal Mente nei primi tempi del loro amore, “oscuro presagio”7 di quello che succederà loro molto più tardi. Il gioco di specchi fra supporti narrativi è raffinato fino all’involuzione: nel romanzo scritto dal ragazzino amato da Maura, appare, in un programma televisivo, quello stesso filosofo Rudolph Steiner, le cui scuole Maura ha frequentato e di cui Maura ha sempre pensato assomigliasse al proprio padre…
- 8 Il film Wall street di Oliver Stone esce nel 1997.
9Analoga figura narrativa, che produce in questo caso una sorta di effetto a specchio fra la vicenda del romanzo e quella di un film, è quella dell’arrivo in aeroporto del Faccendiere, uno dei protagonisti del romanzo, il quale vede sullo schermo la scena finale del film Wall Street8, in cui il protagonista soccombe a un incontro con un concorrente più giovane, esattamente quanto sta forse per succedere a lui, personaggio del romanzo:
- 9 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 196.
E mentre questa scena finale di una storia si sta dipanando sugli schermi televisivi del grande aeroporto, il nostro Faccendiere entra nella hall delle partenze e distrattamente osserva questa scena, che è la scena finale del film Wall Street di Oliver Stone […]. Il nostro faccendiere osserva il faccendiere di Wall Street che punta lo sguardo in camera e quindi osserva il nostro Faccendiere9.
Elementi narrativi di genere
10Intrighi, complotti, sesso, perversioni, segreti usati come ricatto, intercettazioni, ecc.: elementi di noir, di thriller, di spionaggio, in stile Gialli Mondadori o Segretissimo, sono riversati nella narrazione.
- 10 Ibid., p. 129.
Il diciassettenne che si è scopata Maura non ha più diciassette anni: è morto, suicida. La madre è sottosegretaria agli Esteri. È un pezzo grosso. È vicinissima al padrone occulto di Komtel. […] La storia del bilancio falso che il Profeta non voleva firmare: è vera. Lo ricattarono facendogli vedere il filmato, ora compresso sul DVD in mano al Mente10.
11Immancabile, il tema del Complotto (tema tipico dei noir di Genna, da Ismael in poi). In questo caso, quindi, vi è un tema di origine mediatica e filosofica ma che è trattato in particolare nei noir come modalità esplicativa e produttiva di storie: si tratta quindi di un tema che ha origini di genere ma che acquisisce in questo contesto diversa valenza. La circostanza dimostra comunque come l’alfabeto del genere entri a far parte del patrimonio narrativo del romanzo, e come inversamente questo nuovo tipo di romanzo nasca da un’esondazione del “genere” in direzione del romanzo. Il personaggio stesso del Faccendiere, la cui biografia è ricostruita nella citazione che segue, ha origini spurie nel genere (un agente segreto, terrorista al soldo dei servizi, provocatore, costruttore di complotti e distruttore di esistenze) e nel fatto di cronaca (Genna stesso cita esplicitamente come sua fonte il Faccendiere tipico dei complotti italiani, Francesco Pazienza, nato nel 1946, implicato nello scandalo del Banco Ambrosiano a fianco del banchiere siciliano, Michele Sindona, legato alla mafia italoamericana e al Vaticano):
- 11 Ibid., p. 58.
Una vita condotta nell’indegnità, nella sopraffazione crudele e sottaciuta, nel ricatto, nel complotto interno a una sterminata macchina cospirativa, di cui ogni potere si è servito da quando si è imposto sul pianeta il regno dell’uomo11.
Il lavoro
12Ma avviciniamoci al tema del lavoro. In apparente continuità con la serie del romanzo delle classi dirigenti che tematizza, seppure con risultati differenti, la questione del lavoro e dell’alienazione a esso inerente, anche nell’Anno luce la tensione vita privata/attività pubblica del manager resta al centro del romanzo/antiromanzo.
- 12 Il commento di Genna alla scalata Telecom si trova in http://www.giugenna.com/2006/09/13/io-lavevo- (...)
13Ma prima di arrivare al rovesciamento della posizione sull’alienazione, che rappresenta la svolta tematica del romanzo, va detto che paradossalmente, proprio la sua scelta antinaturalistica produce invece una descrizione altamente realistica delle dinamiche dell’azienda contemporanea (fusioni acquisizioni, lotte di potere, concorrenza globalizzata, organizzazione aziendale, convention, mitologia del manager visionario, spirito di gruppo, manipolazione, mediatizzazione, spettacolo del potere, convergenza di interessi fra potere economico e potere politico) al punto che sarà Giuseppe Genna stesso, nel momento della scalata della società Telecom nei primi anni 2000, a segnalare di aver in qualche modo profetizzato un’evoluzione analoga della situazione societaria della massima impresa di telecomunicazioni italiana nel suo romanzo/antiromanzo12.
14A dispetto di quanto scrive Genna stesso, nel romanzo sono di assoluto valore sia l’aspetto mimetico della vita aziendale (linguaggio, ricostruzione delle dinamiche interne degli scontri di potere e dei conflitti fra i centri di interesse, personalità dei manager carismatici, organizzazione di convention del personale trasformate in sorta di moderni riti che celebrano l’impresa e il profitto, dimensione religiosa della ritualità aziendale) sia il suo essere finalizzato e integrato in una narrazione che va ben al di là questo intento naturalistico.
Dinamiche d’azienda. La prefigurazione dello scandalo Telecom, fra intercettazioni, loro uso politico, cellule segrete servizi/intercettazioni
- 13 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 85.
Lasciamo perdere l’immane valore politico che comporta controllare l’80 percento delle comunicazioni di un paese13.
15Questo il romanzo. Ma leggiamo Giuseppe D’Avanzo, sulla Repubblica del 21 luglio 2008, a proposito delle dichiarazioni di Giuliano Tavaroli, ex carabiniere diventato poi responsabile della sicurezza, o meglio delle security, di Telecom agli inizi del decennio:
- 14 D’Avanzo, Giuseppe, “Tavaroli: 'Ecco la mia verità su Telecom e Tronchetti'”, la Repubblica, 21 lug (...)
È vero o è falso che, nel tempo, si è creata una sovrapposizione operativa, una contiguità d'interessi tra l'intelligence di Stato, le security delle grandi aziende al servizio di obiettivi ora istituzionali ora politici ora economici, ora l'uno e l'altro? Un "sistema" che per alcuni anni ha avuto il suo centro nella Telecom di Marco Tronchetti Provera14?
16Leggendo l’articolo della Repubblica sulle “verità” di Tavaroli, il tecnico delle intercettazioni della Telecom, davvero sembra di trovarsi di fronte a un gioco di specchi. Le parole di Tavaroli sembrano fare eco alle parti apparentemente più improbabili dell’Anno luce, dove il Mente e il suo manager, il Profeta, si districano fra la commistione fra telefonia e politica, fra telefonia e servizi segreti, facendo uso di messaggi trasversali e indiretti in stile mafioso come mezzi di comunicazione fra aziende concorrenti e gruppi di potere in conflitto.
17Nel romanzo, Kinnock e il Profeta, gli “ad” dei due gruppi telefonici che puntano all’acquisizione l’uno dell’altro, aprono la riunione mostrando l’uno all’altro di essere al corrente dei segreti inconfessabili dell’azienda avversaria:
- 15 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 80.
Per esempio, quando si domandano come stanno le rispettive mogli, Kinnock chiede: e Laura? ha aggiunto un altro gufo alla sua collezione? si potrebbe desumere che Kinnock sia stato invitato a casa Profeta e che lì la moglie del Profeta, Laura, gli abbia mostrato le decine di piccoli gufi in ceramica che compongono la sua preziosa collezione. E non è vero. Kinnock non ha mai messo piede nell’attico del Profeta. Però, così dicendo, il suo avversario viene a sapere che Kinnock sa tutto di lui, e quindi sa tutto dell’azienda che egli dirige: buchi di bilancio occultati, fatturazioni false, partite doppie, società fantasma. Il Profeta è avvertito15.
- 16 Ibid.
18Romanzesco, si dirà, queste cose accadono solo nei romanzi. Ma sentiamo le dichiarazioni del genietto della security Telecom Giuliano Tavaroli. A un certo momento, Tavaroli racconta di dover far capire a Giulio Tremonti, allora (e ancora adesso) ministro dell’economia del governo Berlusconi, di essere molto addentro ai suoi segreti. Ecco come procede: in modo analogo al Profeta del romanzo, lancia segnali, gesti, messaggi cifrati fondati su elementi di intelligence che servono a far capire alla controparte che l’avversario ne conosce alla perfezione limiti e debolezze. Genna direbbe: “Si crea confusione, incertezza, dubbio, paura. Il clima umano”16:
- 17 D’Avanzo, Giuseppe, “Tavaroli: i miei dossier segreti per Tronchetti”, la Repubblica, 22 luglio 200 (...)
Ho come la sensazione che Tremonti, da sempre consulente dei maggiori imprenditori italiani, diventato ministro, stia scaricando sui suoi antichi assistiti una ruggine velenosa. Decido di mettermi in contatto con il capo della sua segreteria, un ufficiale della Guardia di Finanza, Marco Milanese, che poi lascerà le Fiamme Gialle per lavorare direttamente nello studio di Tremonti. Contattare Milanese, proprio lui e non altri, è un modo per dire a Tremonti: conosco i tuoi metodi, conosco il tuo sistema, chi lo agisce e interpreta, da dove possono venirti le informazioni – vere o false – che possono danneggiare la mia azienda. Non c’è bisogno di molte parole. Quelle cose lì, si capiscono al volo nel nostro mondo17.
19È particolarmente significativo il fatto che alcuni critici di Tavaroli, per delegittimare le sue testimonianze sul coinvolgimento dei vertici dell’azienda telefonica in pratiche illegali come le intercettazioni e la diffusione loro contenuto a fini politici, lo accusino di “scrivere fiction”, cioè di inventarsi tutto. E così il cortocircuito fra realtà e finzione teorizzato dal romanzo si conferma: un tecnico della security di una grande azienda telefonica rivela sui giornali il coinvolgimento dell’azienda in pratiche illegali, e i protagonisti dell’affaire si difendono accusandolo di scrivere finzioni. La qual cosa ci rimanda in ogni caso a L’Anno luce, perché comunque sia, il viluppo inestricabile fra realtà e finzione sembra sancito: il romanzo appare o il canovaccio della realtà effettiva del processo di infiltrazione della Telecom o la prefigurazione del modo in cui un suo protagonista – Tavaroli – lo ricostruisce.
Dalla realtà al mito
20Allo stesso modo, elementi di realtà della cronaca finanziaria e industriale entrano nel racconto. Genna ne svolge gli aspetti macroeconomici (la concorrenza internazionale nel settore delle telecomunicazioni, il movimento postindustriale italiano), politici (la perdita di potere dei settori politici più vicini all’industria, i cosiddetti poteri forti, l’utilizzo illecito del controllo del settore delle telecomunicazioni a fini politici: intercettazioni abusive, costituzione di dossier usati come provocazioni mediatiche), e umani (la frustrazione dei dirigenti e creatori dell’ex industria di Stato privatizzata e poi venduta verso l’acquisizione da parte di gruppi stranieri, in questo caso inglesi).
- 18 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 116.
Erano però i giorni in cui le banche italiane venivano divorate dai colossi stranieri18.
- 19 Ibid., p. 117.
Le comunicazioni italiane, sotto una stessa bandiera di speculazione indotta, diventavano comunicazioni inglesi19.
21Ma il romanzo ingloba e supera l’elemento mimetico attraverso la mitopoiesi. Ed è un protagonista stesso del romanzo a teorizzarlo attraverso una sorta di critica della ragione storica che enuncia fra i suoi postulati. In questo modo Genna, attraverso le parole del Profeta, teorizza la sua critica della ragione storica e la preminenza delle dinamiche distorte della percezione rispetto a quelle razionali. Da qui la superiorità del mito, come modalità narrativa, rispetto alla narrazione lineare.
- 20 Ibid., p. 189.
La storia non è andata come tramandano i trattati. La Storia ce la si dimentica continuamente. Ricordiamo per salti. Siamo una specie adrenalinica, drogata, spettatrice, allucinatoria. Alluciniamo. […] La realtà ci sfugge nonostante ne siamo stati testimoni. […] I racconti deviano, le memorie distorcono, le percezioni non depositano oggettività20.
22La circolarità della realtà con la finzione è non solo elemento costitutivo della composizione del romanzo ma è anche esplicitamente evocata in due momenti chiave del romanzo:
- 21 Ibid., p. 60.
Sembrerebbe una fiction e invece è vero. Sembrerebbe improbabile e invece è solo cultura, sovrapposta alla natura21.
- 22 Ibid., p. 199.
Questo momento è vero. Ovunque esplodono, puntinati, i momenti veri. Verità più vere della verità assalgono i protagonisti della nostra storia, i protagonisti delle storie. Verità divergenti e conflittuali determinano un caos di particelle umane: questo è lo stato attuale22.
23È forse questa una delle migliori caratteristiche del romanzo, questa spaesante, perturbante mescolanza fra realtà e finzione, fra naturalismo degli effetti di realtà e visionarietà della creazione mitologica, fra mimesi e suo superamento mediante l’invenzione, fra rigore documentario e creazione finzionale.
Alienazione
24La lotta interna all’azienda, e la concorrenza fra aziende dello stesso settore per il predominio, sono presentate come avatar contemporanei della lotta per l’esistenza, della lotta fra popoli, della guerra, della lotta fra le specie per la sopravvivenza, dello struggle for life darwiniano. In questo modo, perdono la dimensione accidentale e storica e acquisiscono invece una profondità che vien loro dall’essere forme delle dinamiche della natura.
25Altro tema ricorrente, e collegato a quello dell’alienazione, quello della cultura come prosecuzione della natura, della cultura come travestimento ulteriore di dinamiche naturali, come la lotta per la sopravvivenza, la volontà di predominio di una specie sull’altra, di un individuo sull’altro.
- 23 Ibid., p. 131.
26Ed ecco allora che il tema classico dell’alienazione struttura il romanzo sotto un segno rovesciato. Il Mente ridiventa umano quando, spinto dalla necessità, si trova a dover agire per eliminare l’avversario in seno all’azienda. I termini sono ribaltati: il manager è alienato nella sua vita privata e acquisisce umanità, cioè la crudele determinazione che lo porta a eliminare il proprio avversario (che in questo caso è il presidente della società telefonica), quando si adegua alle necessità della lotta per l’esistenza all’interno dell’azienda. Prima di prendere questa decisione, quando rispettava le gerarchie, agiva invece in modo automatico, inautentico, alienato: “Lo hanno indotto. Non ha responsabilità, è necessitato. È fatto robot e, in questo, torna umano. Prima, umano, agiva da robot23”.
27Il tema dell’alienazione è qui superato, come del resto in tutto l’impianto del libro, in quanto le dinamiche interne dell’azienda (la concorrenza, la sopravvivenza del più adatto, lo struggle for life) non sono presentate come dinamiche alienate, ma come una sorta di contemporaneo travestimento di dinamiche naturali alla specie e all’evoluzione delle specie. È questa una delle chiavi del romanzo, il superamento della tematica del lavoro come alienazione realizzato nella rappresentazione delle dinamiche dell’azienda contemporanea come avatar della lotta per l’esistenza. Non vi è dualismo irriducibile nella concezione di Genna: la cultura è proseguimento, sviluppo, delle dinamiche naturali; la lotta per la sopravvivenza fra le aziende e al loro interno sembra darwinianamente lo sviluppo della lotta per l’esistenza della teoria della selezione naturale. Le società postindustriali non fanno che riproporre a un livello diverso le dinamiche della specie nei tempi preistorici:
- 24 Ibid., p. 195.
Sale parto in luoghi di caverne. Asili nido al posto dell’ombra di grandi alberi di manioca. Giardini pubblici in vece di praterie senza confini prestabiliti. Scuole e università in sostituzione delle grandi occulte pareti di roccia umida che gli anziani istoriano con graffiti sciamanici. Studi legali internazionali anziché la savana dove si caccia a piedi nudi la preda veloce. […] Ma sotto preme la natura che si trasforma e resta identica alla propria indifferenza verso gli svincoli morali che la specie ha percorso24.
- 25 Ibid.
Il potere è questa difesa fuori dal tempo: la forza isterica e preternaturale della sopravvivenza. Ci illudiamo di essere cultura e siamo natura. […] Gli ominidi restano tali. I loro denti non modulano fricative, sono zanne. […] I nostri corpi sono cadaveri inanimati che un’attività di coscienza muove. Tubi che ingurgitano ed escretano: qui è tutta la nostra cultura. Nutrizione ed escremento: ecco i nostri arcangeli, la configurazione prima e ultima delle nostre culture25.
- 26 Ibid., p. 240.
28La questione dell’alienazione resta quindi al centro della narrazione, ma con segno rovesciato. Il Mente fugge dal fallimento del matrimonio e della fusione/acquisizione dell’azienda di telecomunicazioni e trova rifugio ai “margini del Circolo Polare”, dove tratta “una commessa enorme”. Il lavoro aliena ma rende umani, permette il superamento del fallimento matrimoniale (“Venuto qui, scappato qui, scampato qui”; “Liscio, nitido, ripulito: rinnovato”)26: il Mente salva la propria vita grazie al lavoro, compie il suo “capolavoro dell’alienazione”:
- 27 Ibid.
L’enorme rete ottica settentrionale: il suo progetto, il progetto dell’uomo Mente. Posare cavi immensi di fibra ottica sotto i ghiacci. Dieci anni di lavoro, una commessa enorme. Profitti dell’azienda alle stelle, boreali. Il suo piccolo capolavoro di alienazione. Giorni e giorni di trattative. Un road show ai margini del Circolo Polare. A trattare, a convincere; a chiudere la commessa. Per connettere zone ricche di petrolio inesplorato: l’ultimo barlume della vecchia industria, prima che l’era finisca e si trapassi nella sconosciuta era successiva27.
29E infine, è grazie a questa fuga ai margini, che il Mente ritrova se stesso, l’umano, la specie, la “grandezza della specie”, quella pienezza della natura che la cultura e la storia hanno interrotto, nell’ultima scena di abbraccio con una foca:
- 28 Ibid., p. 242.
Il Mente abbracciò il corpo scivoloso e oblungo. Inalò il puzzo di pesce della pelliccia animale. La foca annusava l’aria, inarcando in avanti il muso, le vibrisse fibrillanti, la pupilla piena e stolida, pietosa28.
30Un inno alla sragione, una definitiva condanna di ogni pretesa positivistica e scientista, e dell’illusione che esista una natura umana pura e incontaminata fuori dalle dinamiche della lotta darwiniana per l’esistenza. Va in questa direzione la conclusione ideologica del romanzo, che consiste nella critica radicale nell’illusione della razionalità dell’uomo, della società, della specie stessa.
Note
1 Volponi, Paolo, Le mosche del capitale, Torino, Einaudi, 1989; Scalfari, Eugenio, La ruga sulla fronte, Milano, Rizzoli, 2001; Piersanti, Claudio, Il ritorno a casa di Enrico Metz, Milano, Feltrinelli, 2006.
2 Fin dal 1961 Gianni Scalia teorizzava, per la letteratura di fabbrica, che “alla base di ogni rapporto tra letteratura e industria è la riflessione profonda e rinnovata sulla alienazione industriale”, Scalia, Gianni, in Il Menabò, n. 4, settembre 1961, p. 96.
3 Genna, Giuseppe, L’anno luce, Milano, Marco Tropea Editore, 2005, pp. 240-241.
4 Wu Ming, New italian epic, Torino, Einaudi, 2009, p. 38.
5 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 142.
6 Ibid., p. 135.
7 Ibid.
8 Il film Wall street di Oliver Stone esce nel 1997.
9 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 196.
10 Ibid., p. 129.
11 Ibid., p. 58.
12 Il commento di Genna alla scalata Telecom si trova in http://www.giugenna.com/2006/09/13/io-lavevo-detto-cioe-scritto/ (consultato il 20 aprile 2009).
13 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 85.
14 D’Avanzo, Giuseppe, “Tavaroli: 'Ecco la mia verità su Telecom e Tronchetti'”, la Repubblica, 21 luglio 2008.
15 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 80.
16 Ibid.
17 D’Avanzo, Giuseppe, “Tavaroli: i miei dossier segreti per Tronchetti”, la Repubblica, 22 luglio 2008.
18 Genna, Giuseppe, L’anno luce, cit., p. 116.
19 Ibid., p. 117.
20 Ibid., p. 189.
21 Ibid., p. 60.
22 Ibid., p. 199.
23 Ibid., p. 131.
24 Ibid., p. 195.
25 Ibid.
26 Ibid., p. 240.
27 Ibid.
28 Ibid., p. 242.
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Notizia bibliografica
Claudio Milanesi, «“Sembrerebbe una fiction e invece è vero”. Mimesi e antinaturalismo in Giuseppe Genna, L’anno luce», Narrativa, 31/32 | 2010, 113-124.
Notizia bibliografica digitale
Claudio Milanesi, «“Sembrerebbe una fiction e invece è vero”. Mimesi e antinaturalismo in Giuseppe Genna, L’anno luce», Narrativa [Online], 31/32 | 2010, online dal 01 juin 2022, consultato il 19 mai 2025. URL: http://journals.openedition.org/narrativa/1569; DOI: https://doi.org/10.4000/narrativa.1569
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