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Femminismi, tra teoria e creazione artistica

Dialoghi tra creatività e femminismo: letture di Carla Lonzi nell’arte contemporanea

Giovanna Zapperi
p. 49-65

Testo integrale

1A più di trent’anni dalla sua morte, Carla Lonzi è considerata l’icona del femminismo italiano degli anni settanta, ma rimane una figura difficilmente classificabile: femminista, critica d’arte, scrittrice, teorica, poeta. Nessuno di questi termini è adatto a descrivere l’attività di una donna che non ha mai smesso di sfidare quell’insieme di dispositivi che riducono la vita a un insieme di categorie, di ruoli e di identità. La sua produzione è caratterizzata da una continua sperimentazione e reinvenzione delle forme espressive tradizionali, prima come critica d’arte durante tutti gli anni sessanta, poi come femminista dal 1970 fino alla sua morte, avvenuta nel 1982. Nel 1970 Carla Lonzi abbandona l’attività di critica d’arte per dedicarsi interamente al femminismo, da lei definito come l’irruzione del “soggetto imprevisto” nella storia millenaria dell’oppressione della donna. Attraverso la scrittura, Carla Lonzi ha cercato di disfare i ruoli che opprimono le donne, tentando sempre di pensare la propria presa di coscienza soggettiva all’interno di un orizzonte collettivo.

  • 1 Carla Lonzi è una presenza che aleggia sul lavoro di molte artiste italiane degli ultimi decenni. R (...)

2Nonostante il suo ruolo centrale nella storia del femminismo italiano, Carla Lonzi rimane una figura marginale nei dibattiti femministi internazionali, e in realtà anche in Italia i suoi testi sono stati molto letti, ma anche poco studiati, almeno fino ad anni recenti, quando i suoi scritti sono improvvisamente stati oggetto di nuove letture e interpretazioni che ne hanno attualizzato il portato critico e trasformativo, articolandolo con i temi e con le pratiche che caratterizzano il femminismo del terzo millennio. Uno degli aspetti più singolari e interessanti di questo “ritorno” è il modo in cui diverse artiste, per lo più nate tra gli anni settanta e ottanta, hanno letto Carla Lonzi mettendone in evidenza le potenzialità di espressione e di invenzione di un linguaggio autonomo, cogliendone il portato trasformativo che tiene insieme l’esperienza della critica d’arte e il femminismo come due ambiti attraversati dalla sperimentazione e dall’invenzione di sé e da nuovi modi di abitare il mondo1. Se infatti la maggioranza degli studi e delle riflessioni dedicate a Carla Lonzi tende a leggere le due fasi della sua traiettoria come separate, secondo la logica del “prima” che precede e annuncia il “dopo”, il modo in cui i suoi testi vengono riattivati nell’arte ci obbliga a interrogarci sulla possibilità di leggere Carla Lonzi al di fuori di una rappresentazione eccessivamente lineare della sua vicenda biografica e politica. L’interesse per i suoi scritti e per la sua personalità da parte di artiste nate dopo gli anni del femminismo suggerisce aspetti cruciali di questo “ritorno” di Carla Lonzi, che hanno a che vedere anche con aspetti rimossi o controversi della sua traiettoria, come la critica alle istituzioni artistiche portata avanti dentro al femminismo e la sua profonda diffidenza nei confronti delle artiste.

3Dopo il 1970, con l’allontanamento dal mondo dell’arte, Carla Lonzi non aveva voluto sostenere il lavoro delle artiste, rifiutando così di diventare una critica d’arte femminista. Per lei l’arte era infatti un ambito troppo compromesso con il patriarcato. In un passaggio del diario torna sulle motivazioni che l’avevano portata ad allontanarsi dal mondo dell’arte e dal mito maschile della creatività, riaffermando la sua diffidenza nei confronti delle artiste, accusate di ricercare una legittimazione proprio in quelle istituzioni che più di altre opprimono le donne:

  • 2 Lonzi, Carla, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Milano, Scritti di Rivolta Femminile,1978 (...)

Fuggo le femministe-artiste (e viceversa): con l’alibi di potenziare l’espressione femminile mettono a profitto gli spunti esistenziali delle donne nel solo campo dove regna il profitto, la cultura maschile, e tradiscono le compagne che non accettano di vendersi in cambio di un’identità sociale. […] Cos’è quell’assunzione dell’epiteto “artiste”? Un’investitura innocente? Qualcosa a cui si rivendica il diritto come alla parità di salario?2

  • 3 Rivolta femminile, “Assenza della donna dai momenti celebrativi della manifestazione creativa masch (...)

4Queste riflessioni radicalizzano le posizioni espresse collettivamente qualche anno prima, quando erano ancora numerose le artiste che partecipavano al collettivo di Rivolta Femminile (tra di loro vanno ricordate, oltre a Carla Accardi, anche le presenze di Suzanne Santoro, Anna Maria Colucci, Silvia Truppi, che avevano transitato per Rivolta femminile). Il problema dell’arte era stato elaborato in un testo collettivo, una sorta di manifesto scritto nel 1971 e intitolato Assenza della donna dai momenti celebrativi della manifestazione creativa maschile. Nel prendere le distanze dalle istituzioni artistiche – il museo come luogo di selezione e collezione delle opere, ma anche l’artista, inteso come identità e ruolo sociale – Rivolta femminile suggeriva però la possibilità che la liberazione autonoma della donna potesse includere una “sua creatività alimentata nella repressione imposta dai modelli del sesso dominante”3. Le idee che attraversano gli scritti di Carla Lonzi sulla possibilità di una creatività diffusa, esistenziale, oppure sulla nozione di espressione opposta a quella, istituzionale, di creatività possono rappresentare una serie di tracce che rendono più complessa la sua posizione nei confronti dell’arte e dell’espressione artistica femminile.

  • 4 Lonzi, Carla, Rapporti tra la scena e le arti figurative dalla fine dell’800, a cura di Bucci, More (...)
  • 5 Lonzi, Carla, Autoritratto, Bari, De Donato 1969 (riedizione: Milano, et al./edizioni, 2010).
  • 6 Correddu, Rita, Biserna, Elena e Farinati, Lucia, “From Carla Lonzi’s Autoritratto to Una possibili (...)

5In alcune opere recenti, artiste come Chiara Fumai e Valentina Miorandi mettono in scena un rapporto con i testi di Carla Lonzi che privilegia la dimensione performativa – gestuale o corporea – incentrandosi su una traduzione visiva che permetta di articolare insieme discorsi, emozioni e affetti. Nonostante il suo allontanamento dal mondo dell’arte, gli scritti di Carla Lonzi sono infatti attraversati da un profondo fascino per il visuale, in particolare per gli ambiti della fotografia, del cinema e del teatro. L’antico interesse per il teatro, al centro della sua tesi di laurea pubblicata postuma4, si traduce infatti nella centralità della pratica della registrazione, al centro di Autoritratto – libro-convivio pubblicato nel 1969, poco prima di dire addio al mondo dell’arte – che le permette di comporre un testo basato sulla presenza (sulla voce, e dunque sul corpo) delle persone con cui entra in relazione5. Ciò che caratterizza la dimensione performativa di queste pratiche che riattivano i testi lonziani è la possibilità di cogliere l’autenticità del momento del dialogo, in cui entrano in gioco ascolto, presenza, relazione e partecipazione. Il rapporto che gli scritti di Carla Lonzi intrattengono con l’esperienza corporea è un elemento cruciale nelle attuali riletture dei suoi testi che avvengono nel mondo dell’arte, a partire dal progetto Come una possibilità di incontro della curatrice Lucia Farinati che ha dato vita a una serie di letture condivise di Autoritratto, in cui parola, voce e registrazione si intersecano nel produrre uno spazio relazionale. “Ciò che sto cercando di fare con Autoritratto – scrive la curatrice – si concentra proprio sulla partecipazione e sul momento dell’incontro. Uso questo libro per riunire le persone. L’intervento non è una critica del testo, né una critica della critica. È un’esperienza umana”6.

6Shut up, actually talk è il titolo di una “performance-lecture” di Chiara Fumai presentata per la prima volta nel 2012 in occasione della Documenta 12 a Kassel, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev. La performance faceva parte di una serie di eventi e di installazioni concepiti dall’artista che avevano luogo all’interno di una costruzione, la Moral Exhibition House, sorta di casetta delle streghe dalle finestre inchiodate, letteralmente infestata dagli spiriti di donne irregolari vissute in diverse epoche. Una di esse era Carla Lonzi, figura cruciale nel personale pantheon femminile di Chiara Fumai che comprende anche Ulrike Meinhof, Valerie Solanas, Zalumma Agra (l’ottocentesca “Star of the East”) e Annie Jones, attrice altrimenti nota come “la donna barbuta”. Nel primo ambiente della casa si trovava un’installazione audio che riprendeva alcuni passaggi di Sputiamo su Hegel: brevi frasi erano scandite da una voce femminile costantemente interrotta e messa a tacere, per poi riprendere ogni volta la parola. La voce che abita l’ambiente in cui si trovano soltanto dei frammenti di mobilio, evoca la presenza di un fantasma, di una voce che riemerge dal passato. In questo senso l’installazione attiva le caratteristiche proprie alla registrazione: nel captare e preservare le tracce dell’evento, la registrazione permette di rendere presente ciò che è accaduto in passato. La voce, nel suo nesso con il corpo, rimanda tanto all’idea di una presenza invisibile che occupa lo spazio della casa, tanto al procedimento stesso scelto da Carla Lonzi che aveva registrato una serie di conversazioni con artisti per ricomporle in un montaggio testuale nel libro Autoritratto pubblicato nel 1969.

  • 7 Rivolta femminile, “Io dico io”, in Jaquinta, Anna, Lonzi, Carla, Lonzi, Marta, La presenza dell’uo (...)

7Nello spazio adiacente alla casa, Chiara Fumai ha presentato ogni sera la performance Shut up, actually talk – che riprende, traducendolo, il titolo del diario di Carla Lonzi – basata sulle parole del secondo manifesto di Rivolta femminile, pubblicato nel 1977 e intitolato “Io dico io”7. Questa performance è stata poi ripresa dall’artista in diverse occasioni in cui rimaneva soltanto la presenza performativa dell’artista. La performance si fonda sul rapporto tra corpo, testo e linguaggio, proponendo una sorta di monologo nascosto in cui si inseriscono le parole del manifesto. In questo esercizio di ventriloquismo femminista, Chiara Fumai riattiva tutta la potenza del linguaggio lonziano in un crescendo in cui gli spettatori e le spettatrici, interrogati dall’artista sul loro livello di consapevolezza femminista, si sentono presi in ostaggio. L’atmosfera carica di tensione che caratterizza la performance chiarisce, se ce ne fosse bisogno, che il femminismo non è né una postura teorica né un atteggiamento fuori moda, ma un modo di stare al mondo che agisce sul piano degli affetti, delle emozioni e del conflitto.

  • 8 Ellena, Liliana, “Carla Lonzi e il neo-femminismo radicale degli anni ’70: disfare la cultura, disf (...)
  • 9 Lonzi, Carla, “Itinerario di riflessioni”, in Chinese, Maria Grazia, Jaquinta, Anna, Lonzi, Carla, (...)
  • 10 Lonzi, Carla, Sputiamo su Hegel, cit., p. 63.

8Per Carla Lonzi l’autonomia del soggetto femminista si fonda sul rifiuto della cultura in quanto ideologia e potere che ingloba tutti gli aspetti delle relazioni sociali, in particolare per quanto riguarda il modo in cui queste contribuiscono a imprigionare la soggettività femminile in un insieme di ruoli e di identità. Non è un caso se per Lonzi autonomia significhi soprattutto autonomia sessuale e fuoriuscita dalla sessualità patriarcale – cosa che non coincide necessariamente con l’abbandono dell’eterosessualità. Come messo in evidenza da Liliana Ellena, la figura della donna clitoridea “stabilisce un nesso fondante tra il rifiuto dell’obbligo del coito e la critica radicale delle istituzioni che tale obbligo ha costituito come ‘naturale’, identificate nella famiglia monogamica patriarcale, nel modello sessuale procreativo, nell’amore romantico, nella naturalizzazione di un ordine sociale basato sul dominio maschile”8. Non a caso infatti Lonzi parlerà di “identità sessuale non conforme”9, espressione che rifiuta l’identificazione (“eterosessuale” o “lesbica”) aprendosi a un possibile che scaturisce dal rifiuto di una sessualità (etero)normata. La sessualità riproduttiva nella quale è costretta la donna – fondata sul coito e dunque sulla rimozione della clitoride, centro del piacere femminile – è per Lonzi “una ‘cultura’ i cui valori e i cui tabù riflettono il concetto di natura che vi è stato elaborato in relazione agli scopi della civiltà che ha espresso”10.

  • 11 Milletti, Nerina, Pintadu, Ivana, “Il giardiniere, il giardino e le rose. L’omoerotismo in Rivolta (...)

9La critica di Carla Lonzi alla sessualità patriarcale è l’oggetto di La donna clitoridea e la donna vaginale, scritto nell’estate del 1971, un testo cruciale in cui viene demolita l’idea corrente della repressione femminile (il mito della frigidità femminile) dimostrando come il modello di sessualità incentrato sulla vagina impedisca di fatto l’espressione sessuale femminile: la sessualità della donna è interamente costruita in modo da essere funzionale al piacere maschile. La donna clitoridea e la donna vaginale resta il testo più scandaloso di Carla Lonzi, con quel titolo che indica in modo così imbarazzante l’anatomia femminile, al punto da essere espunto nella riedizione del volume in cui era stato pubblicato nel 1974 insieme a Sputiamo su Hegel e altri scritti. Nell’interrogarsi su questa marginalizzazione, Nerina Milletti e Ivana Pintadu osservano come in questo testo Lonzi contrapponga alle teorizzazioni sulla sessualità femminile i fatti della propria esperienza supportati dalla letteratura medica nel campo della sessualità, che negli anni sessanta aveva chiarito come il sito del piacere sessuale femminile fosse la clitoride e non la vagina, che Lonzi cita ampiamente11. Il testo è infatti inframezzato da passaggi in cui il tono assertivo, da manifesto, che caratterizza questi primi testi viene potenziato nel mimare il linguaggio dell’oggettività tipico della letteratura medica. Al fine di corroborare le sue argomentazioni sull’orgasmo femminile, Lonzi riprende anche i due diagrammi rappresentanti gli orgasmi femminile e maschile pubblicati da Masters & Johnson nel 1966. Questo intreccio tra linguaggio, sessualità e rappresentazione ha attirato l’attenzione di Valentina Miorandi e di Claire Fontaine, due artiste che hanno ciascuna realizzato delle opere in risposta al modo in cui Lonzi elabora la questione della sessualità della donna, e più in particolare, dell’orgasmo femminile.

  • 12 Lonzi, Carla, Sputiamo su Hegel, cit., p. 95.

10L’installazione video Momenti di piacere (2014) di Valentina Miorandi è incentrata sul linguaggio della descrizione scientifica e sulla sua risignificazione/trasformazione nel vocabolario di Carla Lonzi. L’installazione è composta da un montaggio video in bianco e nero nel quale si succedono una serie di bocche (diverse tra di loro per età e per sesso) mentre recitano alcuni passaggi tratti da La donna clitoridea e la donna vaginale. L’inquadratura serrata attorno alla zona della bocca e la scelta di proiettare l’immagine in verticale provocano un effetto di disorientamento in chi guarda, confrontato all’immagine di queste bocche parlanti disposte in un modo che allude al sesso femminile. Nella prima parte del video (che dura in tutto circa 5 minuti) le bocche declamano le parti del testo che si attardano sulla descrizione del funzionamento fisiologico dell’orgasmo maschile e femminile – e che mirano a sfatare il mito dell’orgasmo vaginale – evidenziando l’incontrovertibilità di affermazioni che si fondano sull’esperienza diretta di ogni donna e sull’oggettività della descrizione. A questa prima sequenza ne segue un’altra, più teorico-politica e al contempo esistenziale, che occupa la seconda parte del video, il cui punto di svolta è rappresentato dall’affermazione, scandita in due parti, prima da una donna anziana, poi da una giovane, secondo cui “La donna non è la grande–madre, la vagina del mondo, ma la piccola clitoride per la sua liberazione”12.

11Al di là della potenza del testo declamato, quello che colpisce nel video è il modo in cui l’immagine delle labbra che si muovono – a volte circondate dalla peluria maschile, o incorniciate dalle rughe – attraverso le quali si scorge la cavità interna del corpo, induce il turbamento provocato dal testo. Momenti di piacere riesce in questo modo ad articolare la potenza trasformativa del linguaggio lonziano con qualcosa che per definizione sfugge al linguaggio e che rimanda alla dimensione corporea del progetto di trasformazione di sé al centro degli sforzi di Carla Lonzi. C’è forse qualcosa nell’immagine – e segnatamente nell’immagine in movimento – che riesce a tradurre questi aspetti che esulano dal linguaggio ma che agiscono potentemente nell’attivare quei processi di soggettivazione, del divenire se stesse, che si incarnano nel corpo.

  • 13 Claire Fontaine, “We are all clitoridian women: notes on Carla Lonzi’s legacy”, e-flux journal, 6/2 (...)

12La possibilità di una trascrizione del testo nell’immagine è anche al centro di un lavoro di Claire Fontaine, anch’esso basato su La donna clitoridea e la donna vaginale. Claire Fontaine è un’artista collettiva, dall’esistenza transnazionale ma di base a Parigi, nata nel 2004, che ha scelto di adottare questo nome fittizio identificandosi così con una popolare marca di quaderni francese e presentandosi come una “artista readymade”. Claire Fontaine è una lettrice di Carla Lonzi, a cui ha recentemente dedicato un testo critico – uno dei pochi esistenti in lingua inglese – incentrato sulle possibilità aperte dal concetto lonziano di “donna clitoridea” per una politica della disidentificazione dai ruoli che intrappolano le esistenze delle donne, nel quadro di un discorso più complesso riassunto nella formula, da lei coniata, di “sciopero umano”13. Nel 2009 Claire Fontaine ha presentato due installazioni in neon che riprendono esattamente i due diagrammi di Masters & Johnson, a loro volta riprodotti in La donna clitoridea e la donna vaginale: Orgasm Neon (Female) e Orgasm Neon (Male). Qui l’artista attiva la sua tendenza alla citazione e alla ripresa, cresciuta “sulle rovine della funzione di autore”, nutrendosi di segni e oggetti prelevati e risignificati attraverso gesti di appropriazione e di détournement. Nel riprendere questi due diagrammi, Claire Fontaine sovrappone la loro doppia origine: quella scientifica, manifesta, che si riallaccia tanto alla letteratura medica che a un’epoca storica segnata dalla “liberazione sessuale”, e quella femminista, nascosta, che solo alcune spettatrici (spettatori) saranno in grado di cogliere, e che si riferisce all’uso che Lonzi fa delle due immagini. Da questo punto di vista, la riproduzione dei diagrammi mette in evidenza l’operazione di appropriazione e di risignificazione attuata da Lonzi stessa, che traduce l’oggettività della descrizione anatomico-scientifica del meccanismo del piacere femminile in una teoria e in una pratica di liberazione radicata nella sessualità.

  • 14 Jacqueline Vodoz era una fotografa di origine svizzera impiantata a Milano che faceva parte del gru (...)

13Durante tutto l’arco della sua vita Carla Lonzi ha privilegiato la scrittura come modalità elettiva di ricerca e di espressione di sé ed è infatti proprio il rapporto con i testi più che con l’immagine di Carla Lonzi a occupare le artiste. La costruzione di una vera e propria iconografia di Carla Lonzi nelle storie del femminismo italiano meriterebbe infatti un discorso a parte, come lo meriterebbe l’insieme dei ritratti fotografici realizzati da Jacqueline Vodoz, fotografa coinvolta in Rivolta femminile, le cui immagini compaiono immancabilmente ad annunciare eventi, libri e dibattiti su Carla Lonzi, spesso senza nessuna menzione dell’autrice degli scatti14. Se consideriamo l’importanza che Lonzi accordava all’immagine fotografica nelle sue pubblicazioni e alla quantità di scatti di cui è stata il soggetto principale, colpisce come le artiste che si sono interessate al suo lavoro abbiano accuratamente evitato di intervenire all’interno di questa iconografia, incentrandosi invece sull’elaborazione delle questioni affrontate nei testi o nelle pratiche da lei messe in atto.

  • 15 Vanzaghi, Serena, “4 x 4: Quattro domande per quattro artiste”, Arttribune, 12 settembre 2013, cons (...)

14Per Silvia Giambrone la lettura di Sputiamo su Hegel ha rappresentato un punto di svolta del suo lavoro, permettendole, come da lei stessa indicato, “di trovare nuovi paradigmi che non mi hanno più abbandonata”15. Alcuni suoi lavori esplorano proprio la potenza trasformatrice del linguaggio di Lonzi, che ha dedicato più di un decennio a disfare le convenzioni della scrittura per inventare una forma inedita di espressione di sé, in cui ogni parola e ogni frase traduce il tentativo di liberare il linguaggio dalle scorie del dominio maschile, alla ricerca di una parola il più aderente possibile all’esperienza femminile. L’importanza di Carla Lonzi per il lavoro di Silvia Giambrone attraversa alcuni suoi lavori in modi più o meno diretti. Autoritratto (io nel settembre del 2009 all’altezza di un universo senza risposte), del 2010, si sofferma sulla questione del linguaggio e della soggettività mettendo l’accento sul momento di cesura tra l’attività di critica d’arte e il femminismo di Carla Lonzi, durante il biennio 1969-1970. Il titolo riprende infatti il frammento di una delle frasi conclusive del primo manifesto di Rivolta femminile, pubblicato nel luglio del 1970: “Vogliamo essere all’altezza di un universo senza risposte”. L’opera è composta di un insieme di nove fogli trasferibili contenenti le lettere dell’alfabeto; in ognuno dei fogli l’artista ha cancellato una delle lettere che formano la frase citata, in modo tale da comporre un testo nascosto che attraversa i nove fogli. Si tratta di un autoritratto “per sottrazione”, come spiega l’artista, in cui la frase invisibile allude alle possibilità nascoste del linguaggio per ogni processo di soggettivazione.

  • 16 Lonzi, Carla, Sputiamo su Hegel e altri scritti, cit., p. 48.
  • 17 Giambrone, Silvia, Iamurri, Laura, “Roma-Parigi, marzo 2013”, in Autoritratti, cit., p. 180.

15L’operazione che consiste nel mettere in scena un autoritratto – un divenire soggetto, potremmo dire – attraverso un processo di sottrazione rimanda alla possibilità di rendere visibile ciò che è assente, o meglio, ciò che è stato cancellato: “noi siamo il passato oscuro del mondo”, scriveva Carla Lonzi in Sputiamo su Hegel16. Questa frase è anche il titolo e il contenuto di un altro lavoro di Silvia Giambrone, realizzato anch’esso nel 2010, in cui l’artista ha incollato le lettere adesive che compongono la frase attraverso due pareti ad angolo. Le lettere di colore grigio sono apposte sulla superficie della parete di un colore simile (che per la verità appare quasi sporca, come se non fosse stata ancora imbiancata) in modo da emergere come delle ombre, in una forma che è al contempo iscrizione e graffito, gesto e traccia. La frase allude “alla forza e alla dignità degli assenti”17 e alle possibilità aperte dal femminismo per “fare storia” in un modo che permetta di fare emergere le tracce di un passato rimosso perché segnato dalla soggettività femminile. Per Lonzi infatti è la presa di coscienza nel presente che permette di entrare in contatto con un passato altrimenti reso illeggibile.

16I lavori di queste artiste rifiutano una lettura lineare della vicenda di Carla Lonzi che ci porterebbe a considerare il suo femminismo come del tutto alieno alle questioni artistiche. Nonostante il suo rifiuto dell’arte e l’ostilità nei confronti delle artiste, i suoi scritti possono finalmente emergere come una miniera di suggestioni per pensare l’intreccio tra arte, femminismo, creatività, partecipazione, linguaggio, soggettività. L’approccio di queste artiste non ha a che vedere né con l’omaggio, né con la citazione, e neanche con l’adesione incondizionata a quanto scritto da Carla Lonzi. Ciò che è in gioco è piuttosto la possibilità di attivare nel presente una riflessione che non ha mai cessato di interrogare la creatività come pratica trasformativa, dentro e fuori dai confini del mondo dell’arte. Nel leggere gli scritti di Carla Lonzi in modi inediti, queste artiste ne attualizzano il pensiero nel quadro di pratiche che però passano spesso inosservate, o quasi, negli ambienti femministi con cui invece dialogano in modo così cruciale. È un tema complesso quello della marginalità dell’espressione artistica e del visuale nel femminismo italiano che ha storicamente privilegiato la parola scritta: tanto più complesso se si considera il ruolo svolto da figure che, come Carla Lonzi, provenivano proprio dall’ambito delle arti visive. Queste artiste stanno invece evidenziando il potenziale dei suoi scritti per una critica femminista nel presente che investa gli ambiti della politica e dell’arte, facendoli dialogare: è forse attraverso i loro tentativi che sarà possibile ricomporre, in una prospettiva inedita, la biforcazione all’origine del femminismo di Carla Lonzi.

Chiara Fumai, Shut Up. Actually, Talk (2012) performance at The Moral Exhibition House, photo by Alfredo Cillari, courtesy of the artist, commissioned by dOCUMENTA(13) and produced with the support of Fiorucci Art Trust, London.

Chiara Fumai, The Prodigy of Nature (2012), performance at The Moral Exhibition House. Photo by Alfredo Cillari. Courtesy of the artist commissioned by dOCUMENTA(13) and produced with the support of Fiorucci Art Trust, London

Valentina Miorandi, Momenti di piacere, 2014, video 5’44 (still da video). Courtesy dell’artista e Galleria Boccanera.

Valentina Miorandi, Momenti di piacere, 2014, video, 5’44 (still da video). Courtesy dell’artista e Galleria Boccanera.

Claire Fontaine, Orgasm Neon (Female), 2009. Black wall, white 6500k. painted neon, cables and transformers, dimensions approx. 4000 x 300mm. Edition of 3 plus II AP.

Claire Fontaine, Orgasm Neon (Male), 2009. Black wall, white 6500k. painted neon, cables and transformers, dimensions approx. 4000 x 300mm. Edition of 3 plus II AP.

Silvia Giambrone, Autoritratto (Io nel settembre 2009 all’altezza di un universo senza risposte), 2010, 9 fogli trasferibili, 35x25, collezione privata.

Silvia Giambrone, Noi siamo il passato oscuro del mondo, 2010, lettere adesive su muro.

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Note

1 Carla Lonzi è una presenza che aleggia sul lavoro di molte artiste italiane degli ultimi decenni. Recentemente, la mostra Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte italiana contemporanea prendeva spunto proprio dalle riflessioni lonziane per pensare l’arte delle donne in Italia degli ultimi anni; cfr. Aa.Vv., Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte italiana contemporanea, catalogo mostra, Bologna, Mambo, 2013. Sulle artiste in Italia vedi anche De Cecco, Emanuela, “Trame: per una mappa transitoria dell’arte italiana femminile negli anni Novanta e dintorni”, in De Cecco, Emanuela e Romano, Gianni (a cura di), Contemporanee. Percorsi, lavori e poetiche delle artiste dagli anni Ottanta a oggi, Genova, Costa & Nolan, 2000, pp. 8-28.

2 Lonzi, Carla, Taci, anzi parla. Diario di una femminista, Milano, Scritti di Rivolta Femminile,1978 (le citazioni dei testi di Lonzi sono tratte dalla riedizione Milano, et al./edizioni, 2010; qui p. 949).

3 Rivolta femminile, “Assenza della donna dai momenti celebrativi della manifestazione creativa maschile”, in Carla Lonzi, Sputiamo su Hegel. La donna clitoridea e la donna vaginale e altri scritti, Milano, Scritti di Rivolta femminile 1974 (et al./edizioni 2010, p. 50).

4 Lonzi, Carla, Rapporti tra la scena e le arti figurative dalla fine dell’800, a cura di Bucci, Moreno, Fondazione Carlo Marchi Studi 7, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1995.

5 Lonzi, Carla, Autoritratto, Bari, De Donato 1969 (riedizione: Milano, et al./edizioni, 2010).

6 Correddu, Rita, Biserna, Elena e Farinati, Lucia, “From Carla Lonzi’s Autoritratto to Una possibilità d’incontro”, Reflections on process in sound, issue 2, winter 2013, pp. 38-39.

7 Rivolta femminile, “Io dico io”, in Jaquinta, Anna, Lonzi, Carla, Lonzi, Marta, La presenza dell’uomo nel femminismo, Milano, Scritti di Rivolta femminile, 1978, pp. 7-9.

8 Ellena, Liliana, “Carla Lonzi e il neo-femminismo radicale degli anni ’70: disfare la cultura, disfare la politica”, in Conte, Lara, Fiorino, Vinzia, Martini, Vanessa (a cura di), Carla Lonzi: la duplice radicalità, Pisa, ETS, 2011, pp. 136-137.

9 Lonzi, Carla, “Itinerario di riflessioni”, in Chinese, Maria Grazia, Jaquinta, Anna, Lonzi, Carla, Lonzi, Marta, È già politica, Milano, Scritti di Rivolta femminile, 1977, p. 22.

10 Lonzi, Carla, Sputiamo su Hegel, cit., p. 63.

11 Milletti, Nerina, Pintadu, Ivana, “Il giardiniere, il giardino e le rose. L’omoerotismo in Rivolta femminile e negli scritti di Carla Lonzi”, Genesis, XI / 1-2, 2012, pp. 67-93.

12 Lonzi, Carla, Sputiamo su Hegel, cit., p. 95.

13 Claire Fontaine, “We are all clitoridian women: notes on Carla Lonzi’s legacy”, e-flux journal, 6/2013. Sulla nozione di “sciopero umano” vedi il testo intitolato Artistes readymades et grève humaine: quelques précisions, disponibile sul sito dell’artista: http://www.clairefontaine.ws/pdf/armfr.pdf

14 Jacqueline Vodoz era una fotografa di origine svizzera impiantata a Milano che faceva parte del gruppo Rivolta femminile, di cui ha realizzato una importante documentazione fotografica ora conservata presso la Fondazione Vodoz Danese a Milano.

15 Vanzaghi, Serena, “4 x 4: Quattro domande per quattro artiste”, Arttribune, 12 settembre 2013, consultabile online: http://www.artribune.com/2013/09/4x4-quattro-domande-per-quattro-artiste/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+Artribune+%28Artribune%29

16 Lonzi, Carla, Sputiamo su Hegel e altri scritti, cit., p. 48.

17 Giambrone, Silvia, Iamurri, Laura, “Roma-Parigi, marzo 2013”, in Autoritratti, cit., p. 180.

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Indice delle illustrazioni

Legenda Chiara Fumai, Shut Up. Actually, Talk (2012) performance at The Moral Exhibition House, photo by Alfredo Cillari, courtesy of the artist, commissioned by dOCUMENTA(13) and produced with the support of Fiorucci Art Trust, London.
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Legenda Chiara Fumai, The Prodigy of Nature (2012), performance at The Moral Exhibition House. Photo by Alfredo Cillari. Courtesy of the artist commissioned by dOCUMENTA(13) and produced with the support of Fiorucci Art Trust, London
URL http://journals.openedition.org/narrativa/docannexe/image/970/img-2.jpg
File image/jpeg, 437k
Legenda Valentina Miorandi, Momenti di piacere, 2014, video 5’44 (still da video). Courtesy dell’artista e Galleria Boccanera.
URL http://journals.openedition.org/narrativa/docannexe/image/970/img-3.png
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Legenda Valentina Miorandi, Momenti di piacere, 2014, video, 5’44 (still da video). Courtesy dell’artista e Galleria Boccanera.
URL http://journals.openedition.org/narrativa/docannexe/image/970/img-4.png
File image/png, 221k
Legenda Claire Fontaine, Orgasm Neon (Female), 2009. Black wall, white 6500k. painted neon, cables and transformers, dimensions approx. 4000 x 300mm. Edition of 3 plus II AP.
URL http://journals.openedition.org/narrativa/docannexe/image/970/img-5.jpg
File image/jpeg, 655k
Legenda Claire Fontaine, Orgasm Neon (Male), 2009. Black wall, white 6500k. painted neon, cables and transformers, dimensions approx. 4000 x 300mm. Edition of 3 plus II AP.
URL http://journals.openedition.org/narrativa/docannexe/image/970/img-6.jpg
File image/jpeg, 733k
Legenda Silvia Giambrone, Autoritratto (Io nel settembre 2009 all’altezza di un universo senza risposte), 2010, 9 fogli trasferibili, 35x25, collezione privata.
URL http://journals.openedition.org/narrativa/docannexe/image/970/img-7.jpg
File image/jpeg, 1,5M
Legenda Silvia Giambrone, Noi siamo il passato oscuro del mondo, 2010, lettere adesive su muro.
URL http://journals.openedition.org/narrativa/docannexe/image/970/img-8.jpg
File image/jpeg, 509k
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Per citare questo articolo

Notizia bibliografica

Giovanna Zapperi, «Dialoghi tra creatività e femminismo: letture di Carla Lonzi nell’arte contemporanea»Narrativa, 37 | 2015, 49-65.

Notizia bibliografica digitale

Giovanna Zapperi, «Dialoghi tra creatività e femminismo: letture di Carla Lonzi nell’arte contemporanea»Narrativa [Online], 37 | 2015, online dal 01 mars 2022, consultato il 12 février 2025. URL: http://journals.openedition.org/narrativa/970; DOI: https://doi.org/10.4000/narrativa.970

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Autore

Giovanna Zapperi

ENSA de Bourges

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