1Durante tutto il Settecento e fino agli inizi del secolo successivo, le prese di posizione pro o contro l’«inoculation» contro il vaiolo prima e la nuova pratica di vaccinazione scoperta da Jenner nel 1798 poi caratterizzano un dibattito che non si limita all’ambito medico-specialistico ma occupa vari strati della costituenda opinione pubblica fino a diventare un vero e proprio «combat des Lumières» (Catriona Seth, Les rois aussi en mouraient. Les Lumières en lutte contre la petite-vérole, Paris, Desjoncquères, 2008) i cui echi si ritrovano nella stampa oltre che in numerose produzioni iconografiche e letterarie. A tale riguardo, anche il teatro «si fa “riflesso” di una società che sta attraversando profondi cambiamenti, anche in virtù delle nuove scoperte scientifiche e dei progressi della medicina» (p. 5). L’A. del presente volume sottolinea infatti come proprio la maggiore attenzione rivolta a fenomeni e/o scoperte scientifiche quali il vaccino contro il vaiolo o il magnetismo animale contribuisca al mutamento della considerazione della figura del medico, che si discosta progressivamente dalla percezione di molieriana memoria per presentarsi come salvifico e diventare, almeno relativamente alla sua rappresentazione sulle scene, un «philosophe, rivoluzionario e terapeuta etico-politico» (p. 67) che opera in vista di un miglioramento individuale e collettivo secondo l’utopia dei Lumi e, alla fine del secolo, la volontà di rinnovamento sociale e l’ethos rivoluzionario.

2A partire dallo spoglio di trattati medico-specialistici e di una selezione di pièces comiche che tematizzano scoperte mediche o innovazioni scientifiche di grande attualità – tra cui il molto discusso magnetismo mesmeriano o il volo in mongolfiera – viene quindi efficacemente ritracciata l’evoluzione di percezione e il mutamento delle mentalità che permea progressivamente il secolo fino a concretizzarsi in modo molto evidente durante l’epoca rivoluzionaria e napoleonica. Queste ultime sono soprattutto caratterizzate dal riacutizzarsi del dibattito tra vaccinisti e antivaccinisti causato dalla scoperta di una nuova pratica – quella di Jenner – favorita da Napoleone che, pur senza renderla obbligatoria, cerca di diffonderla a livello istituzionale in Francia e oltralpe. L’arte drammatica, all’epoca uno dei più potenti mezzi di espressione collettiva, riflette quindi le controversie in corso coniugando teorie mediche e argomenti finzionali, come attestano le due pièces evocate negli ultimi capitoli del volume: La vaccine (1801) di Moreau, Dumersan e Ponet, prima opera consacrata a una pratica di cui vengono richiamati sia gli aspetti negativi che quelli positivi, e L’anti-vaccinateur (1809) di Delosme, commedia invece redatta «con la deliberata intenzione di difendere la pratica jenneriana dagli attacchi dei suoi detrattori» (p. 107). Tale testo, che riecheggia ed esplicita i dibattiti coevi, viene qui ripubblicato per la prima volta in traduzione italiana con testo francese a fronte, permettendo così al lettore di farsi un’idea più specifica delle paure e delle speranze che scuotevano – allora come oggi, verrebbe da dire – una società confrontata al flagello della malattia.