1Specialisti della storia della Rivoluzione francese e della sua mise en images, gli A. propongono e analizzano una selezione rappresentativa di immagini satiriche organizzata per motivi, siano essi tradizionali – il convoglio funebre, derivante dalla tradizione aristocratica, la pressa o il marionettista, motivi ripresi dalla cultura popolare – o sorti appena prima e/o durante il decennio rivoluzionario – «Prémonitions révolutionnaires», «Ménagerie royale», «La Restauration en images», «Le peuple souverain», «La chute du trône royal», «La tête coupée», «Les trois couleurs» – per mostrare l’importanza e la vitalità di temi che tra il 1789 e il 1871 «s’adaptent, mutent et se multiplient au rythme des évolutions et des bouleversements politiques et sociaux» (quarta di copertina). Da una rivoluzione (1789, 1830, 1848, 1871) all’altra, la disamina dei diversi utilizzi e delle diverse interpretazioni degli stessi simboli e/o motivi illustrati nelle caricature, che costituiscono all’epoca una forma comunicativa grafica e politica in piena espansione, permette quindi di cogliere i cambiamenti della retorica estetica e politica, dell’opinione pubblica, della ricezione socio-politica, dell’immaginario collettivo.

2Appaiono per esempio significative l’evoluzione delle immagini relative alla bestializzazione dei potenti: la mera «dénonciation des faiblesses et des vices sociaux grâce au procédé de la comparaison parodique homme-animal» (p. 93) caratterizzante le immagini della «ménagerie royale» pre-rivoluzionaria lascia progressivamente il posto all’esplicitazione dell’avvenuta inversione dei rapporti di forza politici, militari o diplomatici in stampe che «mettent triomphalement en scène l’humiliation publique des «tyrans» renversés» (ibid.) – Luigi XVI, Napoleone I, Charles X, Louis-Philippe. Parimenti, se l’immagine della testa (aristocratica o reale che sia) decollata sottende l’immaginario culturale degli spettatori del periodo rivoluzionario – la stessa figura come «symbole de la justice révolutionnaire pour les uns, emblème infâme de la Terreur pour les autres» (p. 191) –, appare evidente come a partire dal periodo napoleonico il motivo tenda a sparire dalla stampa politica – ove compare eventualmente solo per esprimere la condanna (politica) della natura stessa della Rivoluzione e della sua eredità – per infine risorgere (marginalmente) solo in occasione della caduta del Secondo Impero. Maggiormente presente durante tutti i decenni presi in considerazione appare invece la simbologia dei tre colori rivoluzionari. Presentati attraverso l’immagine della coccarda o della bandiera, gli stessi costituiscono il motivo visivo più celebre e importante della Rivoluzione del 1789, un motivo che, pur se sfruttato in tutta la sua polisemia – l’accento può essere messo, alternativamente, sul più popolare rosso o sul più monarchico bianco –, continua a rimandare a un patriottismo repubblicano fondatore della società moderna.

3Chiaramente organizzato e redatto, il volume in oggetto propone un’analisi fine e sapiente di motivi particolarmente ricorrenti nelle immagini satiriche pubblicate sui periodici, qui discusse e presentate graficamente alla fine di ciascuna sezione tematica per mostrare come questa nuova forma di comunicazione oggi percepita come una chiave di interpretazione dell’immaginario collettivo, «possèd[e sa] propre histoire qui est, elle-même, liée au contexte politique, social et culturel du temps de [sa] création» (p. 9): le caricature in questione assurgono quindi pienamente allo status di documento utile a farci meglio comprendere la ricezione contemporanea delle diverse crisi che costellano il xix secolo.