La pittura di storia in Italia (1785-1870. Ricerche, quesiti, proposte), Giovanna Capitelli e Carla Mazzarelli (a cura di)
La pittura di storia in Italia (1785-1870. Ricerche, quesiti, proposte), Giovanna Capitelli e Carla Mazzarelli (a cura di), Cinisello Balsamo, Silvana editoriale, 2008, 287 p.
Texte intégral
1Questo libro raccoglie gli atti delle giornate di studio La pittura di storia negli stati preunitari italiani, svoltesi a Roma nel 2008. Nasce dalla volontà – che era stata quella di Stefano Susinno (allievo di Carlo Giulio Argan), docente di storia dell’arte scomparso anzitempo nel 2002 e organizzatore di mostre – di rivalutare l’Ottocento accademico a soggetto storico-letterario.
2Nella premessa, Liliana Barroero, direttrice del Dipartimento Studi Storico-Artistici dell'Ateneo di Roma Tre, ricorda come sia stato (e sia ancora) difficile aprire « una breccia nel muro di pregiudizi che gravano su un intero secolo di pittura in Italia » (p. 9). Fissazioni che hanno nociuto all’analisi descrittiva di un fenomeno quale è quella pittura di storia che segue le regole accademiche. Fino a non molto tempo fa, infatti, proporre tale pittura suscitava reazioni sarcastiche, e comunque la disapprovazione e il biasimo da parte dei maggiori storici dell’arte (pensiamo a Carlo Giulio Argan e a Roberto Longhi) per il tentativo di recuperare ciò che veniva considerato – parafrasando le invettive di Argan – rimasuglio pittorico di poco conto e per giunta reazionario.
3Gli interventi contenuti in questo volume seguono un arco temporale ben preciso della pittura storica negli stati italiani preunitari : quello che va dal 1785 – e cioè dal Giuramento degli Orazi di Jacques-Louis David – al 1870, data inevitabile di chiusura, in quanto da quel momento avrà inizio la storia dell’Italia unita. Attorno a queste coordinate spaziotemporali, durante il convegno romano – e di conseguenza nel libro di cui trattiamo qui – la ricerca si è sviluppata attorno a varie sfaccettature della pittura dell’Ottocento : dall’analisi del gusto dell’epoca a quella delle teorie estetiche di Vincenzo Gioberti, dall’influsso dei modelli francesi a quello degli italiani del passato (Michelangelo su tutti), dai soggetti « risorgimentali » alle delusioni dei macchiaioli toscani, molti dei quali erano stati pittori-soldato.
4Per rintracciare l’origine della pittura storica moderna, Paolo Coen volge lo sguardo al secondo Settecento americano, nel momento in cui Benjamin West dipinge La morte del generale Wolfe (1770, Ottawa, National Gallery of Canada). È un quadro, questo, che anticipa di oltre settant’anni La battaglia della Cernaja di Gerolamo Induno (1857), benché nel corso della lettura si apprenda che West si trasferì ventiduenne in Italia per studiare Tiziano e Raffaello. In tal senso, allora, se nell’innovativo americano troviamo tracce del passato rinascimentale nostrano, potremo più facilmente comprendere come, pur accogliendo il modello straniero, la pittura italiana finisca per mettere ancora una volta in evidenza, attraverso un intertesto più o meno consapevole, la matrice casalinga.
5L’interessante contributo di Stefania Petrillo si occupa di sipari ottocenteschi italiani nonché della riabilitazione degli stessi come genere a parte. Il sipario teatrale, infatti, è stato molto spesso – e proprio attraverso la rappresentazione di soggetti di pittura storica e letteraria – il « manifesto » di comunità cittadine, aperta espressione dell’identità municipale ; un esempio fra tutti : il sipario del Teatro Filarmonico di Piove di Sacco raffigurante Le truppe italiane [che] entrano a Piove di Sacco, un’opera che l’artista di casa, Alessio Valerio, esegue nel 1866. La « sfortuna dell’accademia » – come la definì Sandra Pinto all’epoca della mostra omonima da lei allestita nel 1972 – non risparmia (anzi, travolge) la pittura sacra. Nell’articolo di Caterina Bon Valsassina sono portati parecchi esempi di quell’arte che non si presta a un uso strumentale « per fare politica (progressista o reazionaria) attraverso il linguaggio figurativo » (p. 211), come al contrario vi si presterà la pittura di storia. Eppure, tra il 1848 e il 1870, Pio IX fece restaurare e decorare tantissime chiese e quasi tutti i pittori di formazione accademica dedicarono una parte della loro produzione a soggetti sacri. Nel contributo di Giovanna Montani si apprende che « nel 1827 il pontefice Pio VII vieta l’esposizione di opere d’arte in luoghi sacri [d’abitudine, all’ingresso di edifici religiosi] e concede per le pubbliche esposizioni la sala presso la dogana in piazza del Popolo » (p. 145). Tale autonomia verrà rafforzata dall’istituzione della Società degli Amatori e Cultori nel 1829, la quale genererà una serie nuova di acquisti e commissioni, svincolati dal soggetto religioso, a favore di un’arte che assecondi i gusti del grande pubblico. Le esposizioni porranno via via l’accento sul soggetto biografico : una proliferazione di episodi, aneddoti e leggende riguardanti artisti e uomini illustri (ad esempio, Cristoforo Colombo, Raffaello, Dante, Correggio, Giulio II o il Tasso), sarà la peculiarità romana come « declinazione in minore della pittura di storia » (p. 152).
6È un libro denso, questo, che fa luce su un periodo artistico lasciato in disparte e che dedica ben tre saggi al pressoché dimenticato Vincenzo Camuccini (non amato da Mazzini) e due riflessioni importanti (ricordiamo quella di Anna Villari) – e conclusive – sulle immagini di un Risorgimento che colmerà il dislivello esistente tra la « pittura storica » (genere alto) e quella « di genere » (genere basso) grazie all’opera dei fratelli Induno. Peccato che le riproduzioni – non sempre eccellenti – delle opere proposte siano tutte in bianco e nero.
Pour citer cet article
Référence papier
Jacqueline Spaccini, « La pittura di storia in Italia (1785-1870. Ricerche, quesiti, proposte), Giovanna Capitelli e Carla Mazzarelli (a cura di) », Transalpina, 16 | 2013, 258-260.
Référence électronique
Jacqueline Spaccini, « La pittura di storia in Italia (1785-1870. Ricerche, quesiti, proposte), Giovanna Capitelli e Carla Mazzarelli (a cura di) », Transalpina [En ligne], 16 | 2013, mis en ligne le 08 avril 2022, consulté le 15 mai 2025. URL : http://journals.openedition.org/transalpina/1939 ; DOI : https://doi.org/10.4000/transalpina.1939
Haut de pageDroits d’auteur
Le texte et les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés), sont « Tous droits réservés », sauf mention contraire.
Haut de page